romanzo contemporaneo
Feltrinelli
giugno 2023
cartaceo
192
Giugno 1944. Francia occupata. Il piccolo Mainou ha perso da poco la mamma, e ora rischia di perdere anche il padre. L’uomo, infatti, è stato richiamato al fronte e decide di mandare il figlio nella fattoria della nonna materna, in Lorena. Mainou ha solo nove anni, supera clandestinamente la linea di demarcazione, nascosto in un carro di fieno, e raggiunge la famiglia che ancora non conosce: la severa ma premurosa nonna, la bigotta zia Louise e lo zio Émile, un dandy di campagna, che spinge il nipote ad affidarsi al potere dell’immaginazione. Mainou trascorre gli ultimi mesi
della guerra combattendo con le rigide regole necessarie a sfuggire ai nazisti e con il ricordo della madre. Tutto, nella fattoria, parla di lei e allora Mainou comincia a scriverle delle lettere e a esplorare i luoghi dove è cresciuta. Suoi speciali compagni di viaggio saranno la cicogna Marlene Dietrich e il riccio Jean Gabin, e una donna nascosta in soffitta che cela un segreto.
Il guerriero di porcellana è una storia intima e autobiografica, in cui Malzieu con sensibilità e tenerezza ripercorre l’infanzia del padre, ritratto nel piccolo Mainou, in un momento storico di grande drammaticità.
Il racconto intimo e tenero di una famiglia e del potere dell’immaginazione in tempo di guerra.
Mathias Malzieu è uno dei miei autori preferiti, tra le cui pagine mi rifugio quando cerco una lettura che può coccolarmi, tra risate e la delicata malinconia e tenerezza che si trovano nelle sue storie. “Il guerriero di porcellana” è il suo romanzo più intenso, dolce e emozionante, a mio parere.
L’autore racconta un periodo dell’infanzia del suo Papà, con la P maiuscola, così come lo scrive sempre lui. Incontriamo il piccolo Mainou, di appena nove anni, in un momento estremamente drammatico: siamo nel 1944, la guerra è in pieno svolgimento, ma la battaglia più atroce per il bambino e il suo Papà si è appena conclusa con una sconfitta lacerante. La mamma di Mainou è morta, insieme alla piccola che portava in grembo. Come se non bastasse, il Papà deve tornare al fronte e il piccolo deve nascondersi nella fattoria della nonna. Nascondersi, e già, lui è francese e deve valicare la linea di demarcazione che separa la Francia dalla Lorena, dominata dai tedeschi, e arrivare dalla nonna nascosto in un carretto di fieno, dritto tra le fauci del nemico, che suo padre sta combattendo.
“Viaggiamo con una scatola, due valigie cariche di fantasmi, incapaci di curare il mal di domande. Se perilmomento dura molto, Papà tornerà lo stesso ogni tanto? Che cosa c’è nella scatola? Perché non posso aprirla? E la morte è davvero per sempre?” – Il guerriero di porcellana
È smarrito, Mainou, costretto a recitare la parte del grande, a chiudere le lacrime e il dolore in un angolino della mente e ad abbracciare il coraggio. In compagnia dei suoi fantasmi, domande, tante, nel cuore, insieme alla nonna, allo zio Èmile, dal cuore grande, la zia Louise, un po’ insopportabile (solo un po’), e i bizzarri incontri con un uovo, che diventerà la cicogna Marlene Dietrich, il riccio Jean Gabin, Mainou crescerà, soffrirà per le mancanze e le assenze, ma imparerà a seguire il cuore, come una bussola per la vita.
“I miei pensieri sono uno specchio rotto. Mi ci vedo dentro distorto. Appena tocco una tessera del puzzle mi taglio fino a piangere. Sembro stupido con il mio quaderno per scriverti, con il mio amore impossibile, la mia cicogna e quel cofanetto. Ma essere un po’ stupidi va bene. Rende leggeri, Mamma. Abbraccio il tuo fantasma senza piangere, Mamma. Vibro. Mi sento vivo, talmente vivo che quasi ti sento”
Il nostro piccolo protagonista ci racconta le sue avventure, i sogni, le parole che sono compagne, consolazione, ricordo, da usare per esorcizzare il lutto, per continuare a parlare alla mamma.
In campagna, il grano cresce, il sole brilla, il vento soffia: loro possono ignorare la guerra, ma lui no. Il suo papà è lontano e la mamma e la sorellina sono in cielo, magari su quelle nuvole lassù. Mainou è nascosto in una fattoria in arenaria rosa, in pendant con la terra rossa della Lorena, tra quattro mucche, due buoi, sei maiali e un cane, con intorno un bosco brulicante di lucciole e ricci.
Mathias Malzieu usa le parole come se fossero frammenti di stelle, che brillano e illuminano anche le brutture della guerra. Parole che sono anche poesia capace di accarezzare e consolare, stringere nel più bello degli abbracci.
Un romanzo incantevole che ci fa attraversare i giorni atroci della guerra, mano nella mano con Mainou, imparando a conoscere il suo splendido e dolcissimo cuore. Tra cicogne che sbucano fuori da un uovo, soffici e arruffate, traffico di poesie, concerti di grilli, mal di domande e perilmomento che durato troppo a lungo, ho vissuto un’avventura che mi ha emozionata, fatto commuovere immensamente e ridere di cuore.
L’autore ci regala un ritratto intimo, delizioso, speciale, del suo papà da bambino: impariamo ad amarlo, a soffrire con lui, un ometto così speciale anche se la vita gli ha tolto tanto ma che ha anche il più puro e sincero dei cuori. Semplicemente straordinario.
“Sei un guerriero di porcellana, Papà. Sei una persona sensibile che non teme lo scontro e io ti voglio bene”
Avete mai letto una storia ambientata durante la guerra in cui il narratore è un bambino?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐
Salve, sono Giusy e sono un’appassionata lettrice da quando ero una bambina. Mi piace leggere praticamente di tutto, dai classici, ai romanzi d’amore, ma amo soprattutto la narrativa contemporanea. Adoro i manga giapponesi e scrivo racconti.