
romanzo storico
Delrai Edizioni
18 novembre 2021
cartaceo, ebook
416

La Prima Guerra Mondiale ormai imperversa e semina morte nel continente.
Interessato alle vicissitudini della patria, Benjamin Händler decide di arruolarsi come volontario, persuaso che il conflitto potrà rendergli più chiari aspetti incompresi del suo temperamento problematico e ribelle.
Con lui parte per il fronte anche l'amico di sempre, Felix Hoffmann, innamorato della sorellastra di Ben, Liesel, e poco convinto che la battaglia sia il luogo adatto dove cercare risposte di qualsiasi tipologia. La guerra al fronte dimostra a entrambi le sue brutture, scatenando nei due giovani sentimenti contrastanti.
Oltre la paura, infatti, c'è il forte legame tra loro, le gelosie represse, le complesse situazioni famigliari che tornano a galla e che porteranno entrambi a confrontarsi con la società tedesca e i suoi stenti durante il periodo della Grande Guerra.
Gli orrori dei campi di battaglia si mescolano alla consapevolezza che nessuno può esimersi dall'affrontare se stesso; ed è proprio nelle situazioni più difficili che l'essere umano dovrà decidere chi vuole essere e per cosa vale la pena combattere davvero.
Il fiume di nessuno è un romanzo che non lascia via di scampo; afferra sentimenti ed emozioni e li getta nel baratro più oscuro dell'anima, dimostrandoci che l'umanità può macchiarsi di una cattiveria senza limiti e ricordando a ogni essere umano di dover fronteggiare il male, anche quando questo supera ogni logica.
Intensamente disarmante è “Il fiume di nessuno” di Beatrice Simonetti, edito da Delrai Edizioni. “Intenso” è il modo in cui l’autrice racconta una storia, perfettamente inserita in un contesto storico realmente avutosi, ossia quello della Prima Guerra Mondiale; “disarmante” è l’effetto che ogni singola pagina suscita nel lettore che si ritrova catapultato in quelle trincee, in quegli accampamenti, in quelle battaglie che i nostri avi hanno vissuto in prima persona.
L’autrice è stata, inoltre, molto brava nel non lasciarsi coinvolgere emotivamente da quanto racconta: un perfetto narratore esterno e onnisciente, che non si dispiace per una morte prematura, che non gioisce per una vita salvata, che non si commuove dinanzi ad un amore ritrovato, che non prova compassione per episodi che hanno sconvolto e forgiato l’animo dei personaggi principali. Eppure, tutte le emozioni che l’autrice non mostra di provare le fa provare eccome: con una semplicità espositiva da fare quasi invidia, Beatrice Simonetti sconvolge il lettore, lo fa piangere, lo fa commuovere, lo fa spaventare e inorridire, lo fa sorridere, lo fa sperare.
Questi sono tre: Benjamin, che ritroviamo fin dalle prime pagine. Un bambino dolce e spaventato da un padre autoritario, che si trova ad assistere ad una tragedia che lo plasmerà per tutta la vita. Un bambino che diventa un uomo violento, rude, apparentemente apatico verso qualsivoglia forma di emozione, sia bella che brutta. Eppure, tanto bisognoso di quel calore che solo la purezza umana può generare. Liesel è quella purezza che in lui smuove qualcosa, la sua sorellastra, emblema della donna di quegli anni, dell’educazione a cui il genere femminile era sottoposta e dell’etichetta da rispettare. Simbolo, inoltre, della reazione alla posizione a cui la donna veniva relegata: un esempio di ribellione e di escalation come pochi. E poi c’è Felix, un bravo giovane perdutamente innamorato di Liesel e amico fraterno di Ben, che subisce le brutture caratteriali ed emotive della guerra. Gelosia, rabbia, invidia sono il prezzo da pagare per ottenere il valore e per affermare l’ideale di guerra.
“«Vi prego, non portatelo via. Non seppellitelo» li supplicò, fuori di sé, come se si potesse fare ancora qualcosa per salvare Noah.
Heinrich scosse la testa, rammaricato quanto lui. «Lo portiamo alle fosse insieme agli altri. Potrai venire a trovarlo lì». Emise un sospiro più pesante e iniziò a trasportare il corpo del loro compagno di squadra fuori dalla foresta” – Il fiume di nessuno
Il romanzo è storico in quanto ambientato, come dicevo, negli anni della Prima Guerra Mondiale, ma è anche un romanzo di formazione. I personaggi si evolvono, chi in un modo chi in un altro; affrontano il loro passato, il loro presente e si preparano ad affrontare il loro futuro. Sono personaggi che vivono in prima persona il significato concreto della guerra: perdita, dolore. Perdita fisica, emotiva, di se stessi: in questo romanzo troverete tutto ciò.
Le descrizioni sono così concrete da far accapponare la pelle alla sola lettura di un semplice sparo che risuona in lontananza. Non sono da meno le descrizioni psicologiche dei personaggi: vive e vere.
Peculiare è il fatto che il punto di vista della guerra è quello tedesco: siamo, in genere, abituati a leggere romanzi storici dalla prospettiva italiana o delle vittime. Invece, ne “Il fiume di nessuno” ci troviamo sul fronte tedesco. I soldati sono sostenitori del Fuhrer; le loro famiglie credono nell’ideale nazista.
La narrazione procede in terza persona; il tempo della narrazione non è continuo, in quanto agli anni della guerra si alternano gli anni del passato. I continui flashback sono uno strumento che l’autrice utilizza per far capire al lettore qualche cosa in più dei personaggi che lo accompagnano nella lettura.
Il ritmo è incalzante: il lettore non si annoia mai tra attacchi, difese, assalti, segreti che si scoprono, misteri che si infittiscono, indizi che gli permettono di entrare ancora di più in simbiosi col personaggio. Una simbiosi tale che diventa poi difficile accettare azioni o reazioni che i personaggi compiranno. Ma non posso svelarvi oltre.
“Assorto nel proprio delirio febbrile, la fronte gli tremò a contatto con la spalla di Gotz e fu in quel momento che gli sfuggì un urlo incontrollato. Stritolò la camicia dell’ebreo con tutte le forza, mentre l’uomo aumentava la stretta con cui gli circondava il torso” – Il fiume di nessuno
Non è il primo romanzo che leggo di Beatrice Simonetti e posso dire con convinzione che questa autrice non delude, anzi: ogni volta regala un pezzo in più di sé al lettore. E questi doni, non possiamo che apprezzarli e volerli.
Voi cosa ne pensati dei romanzi storici ambientati nelle età delle guerre? Vi fanno storcere il naso o vi fanno appassionare ancora di più?

Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.