Narrativa contemporanea
Mondadori
12/03/2019
Ebook/cartaceo
218
Giulio, trent’anni superati da poco, viene raggiunto dalla notizia della morte del padre. Famoso direttore d’orchestra, si era trasferito anni prima a Berlino, dove era stato nominato direttore della Filarmonica. Ossessionato dall’esecuzione della Nona Sinfonia diretta da Furtwängler nel 1942 per il compleanno di Hitler, aveva costretto l’orchestra a migliaia di prove estenuanti per ripeterla identica. La rivolta dei musicisti e l’accusa di nazismo che ne era seguita avevano troncato la sua carriera. Sullo sfondo di una Berlino in costante mutazione, Giulio intraprende il suo viaggio per raccogliere i pezzi della vita di quel padre scomparso improvvisamente e che aveva visto così poco dopo che aveva lasciato la madre e lui e suo fratello ancora bambini. Tocca a Giulio occuparsi di tutto e, nell’appartamento berlinese, tra gli oggetti, i libri e i file personali, quella che piano piano prende forma davanti ai suoi occhi è una nuova immagine del padre, una nuova storia.
Come si colmano i vuoti da noi stessi creati? Che cosa significa fallire? Cosa significa per un padre lasciare i figli? E per i figli crescere con un amore spezzato a metà? Può un’ossessione salvarci dal rimorso e dal rimpianto? Può un orrore che è altro da noi salvarci dalla nostra personale tenebra?
“Il cuore e la tenebra” di Giuseppe Culicchia, un romanzo non diviso in capitoli, sezioni o parti. Tutto il testo gettato lì senza pause, tutto la storia in un solo colpo, anche perché è così che si legge: in un solo colpo.
Nonostante il nazismo sia un aspetto fondamentale del romanzo, è ambientato ai giorni nostri. Il nazismo colpisce trasversalmente il romanzo attraverso il personaggio di Federico Rallo, un direttore d’orchestra quasi ossessionato dall’esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven diretta da Wilhelm Furtwängler alla testa dei Berliner il 19 aprile 1942, in occasione del compleanno di Hitler. Secondo il suo parere, la migliore perfomance in assoluto della sinfonia, che lui stesso vuole ricreare.
La storia è narrata dal punto di vista del figlio, Giulio, in prima persona. Sarà lui a scoprire lati di suo padre che non immaginava neanche, come per esempio questa sorta di ammirazione nella persona di Hitler. Sento il dover di avvertire che non si tratta di un libro neonazista, o con ideali dittatoriali, e così via; il personaggio prova ammirazione in Hitler per quanto riguarda il fatto del non arrendersi mai. Federico stesso condanna Hitler per le sue gesta.
Fatta questa precisazione, per salvare un romanzo dalla gogna, possiamo continuare.
La coerenza della storia e dei personaggi non barcolla mai, nemmeno nei dialoghi. Ogni personaggio ha il suo modo di esprimersi, comportarsi, e queste differenze non si uniscono mai in un’unica personalità. Questo rende il romanzo molto realistico.
Dal punto di vista stilistico, l’autore ha optato per frasi breve, brevissime, a volte anche solo un verbo, separate da un punto. La lettura lenta che ne nasce, fa risuonare le emozioni portanti del romanzo, dandogli un carattere più solido e marcato.
Mi è parso di capire che il messaggio principale del romanzo è proprio che l’amore di un padre per i propri figli non conosce la parola fine, neanche nei momenti più bui. Ad aiutare questo suo mantenimento, i ricordi che generano una gioia indescrivibile nel cuore di un genitore.
Giuseppe Culicchia (Torino, 1965), ex libraio, è figlio di un barbiere siciliano e di un’operaia piemontese. Ha pubblicato 24 libri con i maggiori editori italiani ed è tradotto in dieci lingue. Dal suo long seller Tutti giù per terra, ristampato da oltre vent’anni, presente nelle antologie scolastiche e incluso da Mondadori nella collana 900 Italiano, è stato tratto l’omonimo film. Il suo Torino è casa mia è il titolo di maggiore successo della collana Contromano di Laterza. Di Einaudi il recente Mi sono perso in un luogo comune. Tra gli altri titoli pubblicati: Il paese delle meraviglie (2004), Brucia la città (2009), Sicilia, o cara (2010), Venere in metrò(2012), E così vorresti fare lo scrittore (2013). Ha tradotto tra gli altri Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e Bret Easton Ellis.