Giallo
Il Seme Bianco
31 maggio 2018
Cartaceo
172
Primi anni Ottanta, un agente segreto italiano viene assassinato in un Paese dell’Africa settentrionale. L’inviata di un settimanale milanese sospetta che l’uomo volesse rivelarle quali interessi si celano dietro la spedizione di aiuti umanitari.
Qualche tempo dopo, vicino a Marsala, il cofondatore di una comunità di recupero per tossicodipendenti cade vittima di un agguato in stile mafioso. Grazie alla sagacia di un collaboratore di un giornale locale, che contatta il settimanale milanese, l’inviata ipotizza un collegamento tra i due omicidi e si immerge sempre più in profondità nella propria inchiesta.
“La settimana prossima ti offro quella cioccolata con la panna.“
“Anche se fa caldo?“, gli chiese Giulia ridendo.
“Anche se fa caldo“, rispose lui. “Non voglio più rimandare la felicità”.
Il collo di bottiglia o col d’oca, in ingegneria, è un fenomeno che si verifica quando le prestazioni di un sistema o le sue capacità sono fortemente vincolate da un singolo componente. Il termine è una metafora del collo di bottiglia reale, che limita il flusso d’uscita dell’acqua (Fonte: Wikipedia). Partendo da questo presupposto possiamo dire che il titolo è azzeccato per descrivere l’empasse che i vari personaggi si troveranno a cercare di superare per raggiungere l’obiettivo di svelare le menti occulte dietro a diverse morti sospette. Ogni qualvolta che uno dei vari giornalisti si avvicina troppo alla verità accade qualcosa che complica nuovamente il tutto.
“Qui puoi anche morire“, pensò, “e nessuno se ne accorge“. Affondò il mento nel bavero del giubbotto e accelerò il passo. Costeggiò la siepe bassa che correva fino all’ingresso di casa e trasalì. Un gatto era saltato fuori dagli arbusti, sfrecciandogli davanti. Fabrizio si ricompose e si guardò intorno per l’ultima volta. Sembrava tutto normale.
Ho deciso di leggere questo libro, gentilmente omaggiatomi dall’autore, attirata dalla trama. Sinceramente pensavo fosse un giallo, totalmente inventato, dove alla fine i colpevoli vengono svelati. Mi sono ritrovata, invece, a leggere di un intricato caso, quasi analogo alla vicenda di Ilaria Alpi, giornalista uccisa nel 1994 a Mogadiscio durante un’indagine in Somalia, su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbero visto, tra l’altro, la complicità dei servizi segreti e di alte istituzioni italiane in cambio di tangenti e di armi scambiate con i gruppi politici locali. (Fonte Wikipedia)
La scrittura è pulita, lineare, senza sbavature e nel contempo interessante e mai noiosa. Non è possibile fare una disamina dei vari personaggi in quanto non esiste un vero e proprio protagonista, anche se Sabina Massarenti, la giornalista che per prima ha avuto sentore del complotto, potrebbe tranquillamente ricoprire questo ruolo.
Un romanzo intenso, pieno di tensioni e di personaggi. Questa “ricchezza” di persone coinvolte inizialmente mi ha messo in crisi, tanto che ho dovuto rileggere le prime dieci pagine per due volte per chiarirmi le idee e memorizzare i nomi.
Nel complesso è un buon romanzo, intrigante al punto giusto. Ovviamente non è una lettura “leggera” intesa come evasione dalla realtà.
“Devo preparare le solite cimici?“.
“Sì, preparane una decina e verifica che tutto funzioni. Passo a prenderle tra mezz’ora“.
L’agente Ulisse si mosse per uscire. Esitò, poi chiese: “c’è dell’altro?“. L’agente addetto alle intercettazioni penso per qualche istante e infine disse: “Secondo l’uomo di Malta, l’uomo di Gela ha poca voglia di parlare e… l’uomo di Marsala ha detto all’uomo di Malta che questa storia ha già causato tre omicidi“
L’autore
Walter Saturni è nato a Varese nel 1969, ha una spiccata passione per la lettura con una predilezione, nell’adolescenza, però i romanzi di Jules Verne. È laureato in Filosofia e ha conseguito un master in Sceneggiatura e critica cinematografica. Questo è il suo romanzo d’esordio.
I molteplici impegni famigliari (ho due figli stupendi oltre ad un marito e a un cane) mi hanno sottratto per un lungo periodo ad una delle mie più grandi passioni: la lettura (oltre alla pallacanestro -amore questo condiviso con mio marito, allenatore, e mio figlio, arbitro, che ci ha portato a creare una nostra società dove ricopro il ruolo di presidente). Ora complice un infortunio che mi costringe a diradare i miei impegni fuori casa (non posso guidare) sono “finalmente” riuscita a riprendere un libro in mano! Il fato, insieme ad un post di Kiky (co-fondatrice de “La bottega dei libri” che conosco da oltre 20 anni) pubblicato su Facebook han fatto sì che nascesse la mia collaborazione con “La bottega”, collaborazione che quotidianamente mi riempie di soddisfazione.