
Narrativa contemporanea
Delos Digital
novembre 2019
cartaceo
103

Quando una giornata di svago diventa un incubo, quando i ricordi ti perseguitano o le passioni ti travolgono, quando le paure ritornano c’è una sola cosa che puoi fare: vivere non c’è niente di meglio di una giornata di mare, goduta tra amici surfando onde altissime e veloci. L’occasione giusta per sfoggiare l’auto nuova, per far ingelosire qualcuno o per festeggiare una promozione col proprio compagno, godersi una passeggiata sul lungomare.
Ma non sempre tutto è come sembra. Se lo è, potrebbe cambiare in un attimo. Per Fabio, fiero del nuovo bolide ma da sempre frustrato in un ruolo di comprimario, e per Lorenzo, surfista scanzonato. Per Pietro, preso a schiaffi dal destino nonostante una continua e rabbiosa lotta o per Elena, bellissima e sicura di sé. Ma qui il vero protagonista è il Fato, e il suo ruolo è quello di orchestrare tempi, eventi, incrociare traiettorie in coincidenze. Talvolta per colpire, aggredire. In altre occasioni per salvare, ricongiungere.
“La faccia che lo sovrastava era completamente deformata dalla collera, e gli occhi spiritati palesavano una pazzia abominevole, pericolosa, assassina”
Una scena che mai ci si augura di trovare innanzi: la follia che diventa umana e che si impossessa di una mente e di un corpo, facendogli commettere atrocità e, addirittura, delitti. Eppure, quando si è dinanzi a scene del genere, si cerca di fare il possibile per salvare chi è in pericolo o bloccare chi è la causa del pericolo.
Questo accade in Il caso vuole di Riccardo Zambon. Invero, questo accade all’improvviso nella storia (o, meglio, nelle storie) narrate. Almeno fino a metà libro, nulla lascia presagire che gli episodi narrati si uniscano in un’unica storia e, soprattutto, che si attualizzano gli estremi di una tragedia.
Il romanzo si basa sul racconto di quattro vite, quella di Fabio, Elena, Pietro e Lorenzo. A parte Fabio ed Elena, legati da un vincolo di parentela, tutti gli altri personaggi non si conoscono tra loro… almeno fino ad un certo punto. Le narrazioni sembrano seguire un andamento autonomo: ognuno trascorre la propria giornata più o meno tipo: Fabio, insieme ad Elena, devono raggiungere i rispettivi partner, impegnati insieme a lavoro; Lorenzo, dopo una giornata di windsurf deve raggiungere la sua amata per trascorrere una serata all’insegna dell’amore; Pietro, dopo una orrenda mattinata di lavoro, riceve un’altrettanto orrenda delusione d’amore e cerca, da qualche parte lungo la strada, un motivo per continuare a vivere.
Un passante che si fosse ritrovato ad assistere alla scena di Pietro che come ipnotizzato camminava verso il mare agitatissimo per poi scomparire tra i flutti avrebbe sicuramente pensato a un suicidio, dei più classici.
Un evento inatteso e improvviso si addentra nella storia con violenza; la follia si erge al di sopra di tutto; la tragedia è quasi completamente compiuta. Eppure l’incontro di queste vite conferisce alla storia, paradossalmente, un lieto fine inatteso, che legherà questi sconosciuti l’uno all’altro.
Ma, senza spoilerare troppo sulla trama, soffermiamoci sulla tecnica narrativa utilizzata da Riccardo Zambon. La definirei molto “reale”. L’autore riesce a fotografare live le giornate dei suoi personaggi come se il lettore le stesse vivendo con loro. Il ritmo, infatti, fino a metà romanzo, è lento. Il punto di vista della narrazione varia di paragrafo in paragrafo: una volta siamo Fabio, una volta Elena, poi Pietro, poi Lorenzo. E questa alternanza prosegue fino al momento cruciale.
Il lettore viene catapultato quasi in un altro libro: il ritmo cambia, tutto si velocizza, con affanno. Affanno non dettato certo dalla fatica nella lettura, ma da quanto accade. Il romanzo diventa quasi un horror; poi un romanzo di suspense; poi un romanzo a lieto fine. Lieto fine, d’altronde, completamente inatteso.
Che dire… una tale discontinuità narrativa non è di mio gradimento, in generale. Ma, devo ammettere che, in questo caso, sono rimasta abbastanza attonita dinanzi a quanto leggevo, tanto da non riuscire a smettere di farlo. Da una quasi noia che stavo iniziando a percepire, perché non riuscivo a comprendere perché continuavo a leggere di persone diverse tra loro, che nulla sapevano l’uno dell’altro, sono passata poi ad una climax di emozioni, su cui la tensione ha predominato.
Lo stile è molto chiaro, scorrevole. Le descrizioni sono puntuali, soprattutto in merito ai pensieri e alle psicologie dei personaggi. Ognuno di loro rappresenta una caratteristica, un pregio, un difetto dell’uomo contemporaneo. La vicinanza con il mondo che ci circonda è una delle cose che più ho apprezzato del libro. Di meno, ho apprezzato il finale: mi ha troppo perplessa, fino all’incredulità. D’improvviso ci si trova davanti ad una storia quasi assurda, che non si può certo prevedere, perché nulla, durante la narrazione, la lascia presagire.
Consiglio comunque la lettura di Il caso vuole, perché credo sia uno degli esempi di narrativa contemporanea non banale e assolutamente ben scritta.

Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.