romanzo contemporaneo
Libreria Pienogiorno
24 aprile 2024
cartaceo, ebook
400
Aveva quattordici anni Smita quando con la sua famiglia ha dovuto lasciare l' India in circostanze drammatiche. Una volta al sicuro in America, ha scacciato dal cuore la nostalgia per i crepuscoli aranciati e il profumo inebriante dei cibi che il padre le comprava dai venditori ambulanti e giurato a se stessa che mai più sarebbe tornata in quei luoghi che l'avevano così profondamente ferita.
Ma anni dopo si trova a dover accettare con riluttanza l'incarico di coprire una storia di cronaca a Mumbai, per il suo giornale.
Seguendo il caso di Meena - una giovane donna sfigurata brutalmente dai suoi fratelli e dai membri del suo villaggio per aver sposato un uomo di un'altra religione - Smita si ritrova di nuovo a faccia a faccia con una società che appena fuori dallo skyline luccicante delle metropoli le pare cristallizzata in un eterno Medioevo, in cui le tradizioni hanno più valore del cuore del singolo e, con una storia che minaccia di portare alla luce tutti i dolorosi segreti del suo passato.
Eppure, a poco a poco le sue difese cominciano a vacillare, i ricordi a riaffiorare e la passione a fare nuovamente breccia in lei.
“Perché le tradizioni sono come le uova, una volta che ne hai rotto uno, è impossibile rimetterlo nel guscio”. “Il canto dei cuori ribelli” vede quale protagonista Smita, una giovane giornalista che torna in India, sua terra d’origine, per sostituire una collega e amica che ha subito un infortunio. Dovrà scrivere un articolo in merito ad un processo a carico di due uomini indù, colpevoli di aver incendiato la casa della sorella perché aveva sposato un musulmano, con l’intento di ucciderli. Lei ne è uscita completamente sfigurata dalle ustioni, mentre il marito è morto. Per Smita sarà difficile portare a termine il suo compito senza ripercorrere il suo doloroso passato. Ritornerà con la mente alle terribili circostanze che portarono lei e la sua famiglia a fuggire in America.
“L’india aveva su di lei l’effetto di una palla da demolizione”
Smita è una giovane donna, residente negli Stati Uniti, emigrata dall’India insieme alla famiglia quando era una ragazzina. Si è lasciata alle spalle un passato doloroso, al quale si è imposta di non pensare. Il suo paese, ormai, è l’America e lei si sente un’americana a tutti gli effetti. È una donna indipendente, colta e svolge un lavoro che ama: è una giornalista. È una persona diretta, che dice ciò che pensa, non ha legami sentimentali, in quanto ama la propria libertà. O, semplicemente, teme che l’amore la renda fragile, esponendola al dolore.
Meena è indiana, una giovane appartenente ad una famiglia indù di modeste condizioni, molto tradizionalista. È una sorella sottomessa a due fratelli prepotenti e violenti, che mal tollerano la sua decisione di lavorare come operaia in un’industria tessile. Il lavoro al di fuori delle mura domestiche è visto come cosa vergognosa per una donna. Ma è grazie al suo salario che la famiglia sopravvive.
“Era come se una ventata avesse spalancato una finestra nel cuore e un uccellino fosse volato dentro per fare il nido” – Il canto dei cuori ribelli
È sempre stata una ragazza obbediente e timorosa, ha accettato il lavoro solo per seguire la sorella minore. Troverà la forza di ribellarsi quando si innamorerà di Abdul, un collega di religione musulmana, sgradito ai suoi fratelli proprio per questo.
Abdul è un giovane educato, gentile e ottimista. Un’anima bella, incapace di odiare e sempre portato a vedere il lato buono nelle persone, anche dove non c’è. Sarà il suo cuore buono e candido a scatenare la crudeltà dei cognati.
“Nessuno ci aveva insegnato quello che so oggi: l’animale più pericoloso al mondo è un uomo ferito nell’orgoglio”
“Il canto dei cuori ribelli” è un romanzo molto forte e commovente, ambientato nell’India dei nostri giorni con richiami ai primi anni Novanta, in quella metropoli che all’epoca si chiamava Bombay. La trama si divide in tre parti. Una prima parte introduttiva, dove conosciamo i personaggi principali e la motivazione del ritorno in India della protagonista. Una seconda, dove si entra nel vivo della storia di Meena, oggetto dell’articolo che Smita dovrà scrivere. Quando la parola passa a Meena, la narrazione volge dalla terza alla prima persona. L’ultima parte contiene la confessione di Smita (risoluzione del mistero che l’accompagna) e l’epilogo della storia.
Il romanzo è tratto da una vicenda realmente accaduta, che si mescola a fatti dei quali l’autrice ha raccolto testimonianze concrete. Il linguaggio è semplice e la lettura è molto agevole. Lo stile è assai fluido e tipicamente giornalistico. Le parti introspettive sono sempre legate a eventi concreti, il ritmo è rapido e i personaggi realistici poiché figli del loro tempo. Sono, infatti, assai coerenti con la mentalità del luogo e dell’epoca. Anche le ribellioni delle protagoniste appaiono piuttosto sofferte, ponderate e non prive di timori. Non per questo meno forti.
“Aveva pensato alla figlia non ancora nata, come a un’ambasciatrice di quella nuova nazione”
Il contesto storico sociale è ben introdotto, così come quello fisico paesaggistico, attraverso descrizioni visivo-sensoriali pertinenti e suggestive. Dopo l’epilogo, l’autrice ci rende partecipi di considerazioni piuttosto interessanti. Una di esse contiene il senso della storia, si riassume tutto in queste due domande: è possibile amare un Paese quando le sue politiche e le sue pratiche ci fanno vergognare? Che forma prende un genere d’amore?
Questo è il grande conflitto che si agita nelle due protagoniste, in particolar modo in Smita.
“Alla fine, la vecchia India – lacerata non solo dal caos politico e geografico della Partizione, ma anche dalle correnti ancestrali che dividevano i suoi cittadini – avrebbe trionfato”
Si tratta di un romanzo molto toccante quindi preparate i fazzoletti. È anche uno spaccato di storia crudele, che conoscevo solo per sommi capi, magari per merito di qualche trasposizione cinematografica. Credo valga la pena di conoscere episodi come questo, poiché tratti da frammenti di vita vera, dove, nonostante la drammaticità, non manca la speranza e la fiducia verso il cambiamento. Poi vi è anche un pizzico di romanticismo che, in mezzo a tanta concretezza, non guasta mai. Conferisce una sfumatura lieve che rischiara l’oscurità. Interessante anche la scrittura di Thrity Umrigar, collaboratrice di alcune importanti testate giornalistiche e insegnante di scrittura creativa.
Siete pronti a tuffarvi in un mondo diverso, con fazzoletto alla mano?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐