
Romanzo contemporaneo
Fazi Editore
aprile 2022
cartaceo, ebook
208

La storia di un’amicizia speciale tra un cane randagio e il magistrato palermitano.
Un romanzo edificante sul valore del coraggio e la forza delle idee che sopravvivono alla morte.
Un libro sulla mafia e la figura di Falcone, viste però con gli occhi di un cane.
Un cucciolo orfano di madre viene raccolto e accudito da un uomo. Quell’uomo è Giovanni Falcone, magistrato impegnato a contrastare la mafia nella Palermo insanguinata degli anni Ottanta. Uccio, più volte scampato alla morte, ha maturato un senso di giustizia che lo spinge a impegnarsi contro la malavita. Ma una notte, mentre si esercita ad affinare il suo latrato, da un palazzo lì vicino scende Giovanni Falcone, che lo accarezza e che, malgrado non possa portarlo a casa, lo accoglie amorevolmente nell’atrio del tribunale di Palermo, dove opera con il suo pool antimafia. Da quel momento, mentre si susseguono i tristi delitti di mafia, tra cane e padrone si instaura un’intensa amicizia, che verrà stroncata solo dal brutale omicidio del magistrato.
Alla fine, vecchio e con le ultime forze, Uccio prende dimora nell’atrio del tribunale di Palermo per vegliare la statua del giudice presa di mira dai teppisti, mettendo in atto così la lezione più importante appresa da Falcone: il coraggio.
Nel trentennale della strage di Capaci, un racconto commovente e delicato che, con leggerezza e senza toni retorici, affronta un tema difficile e una delle pagine più buie della nostra Storia dimostrando che l’amore e il senso di giustizia possono trionfare su qualsiasi forma di violenza e sopraffazione.
“Cominciamo dalla prima stramberia di questa storia: io sono un cane. Sì, lo so, hai vissuto una vita intera con la convinzione che i cani non possono parlare, figuriamoci se tu adesso riconoscerai che un cane può addirittura scrivere un libro!” – da “Il cane di Falcone” di Dario Levantino, edito Fazi Editore.
L’espediente narrativo ideato da Dario Levantino di raccontare la mafia attraverso lo sguardo limpido e sincero e la voce semplice di un cane, un bastardino senza pedigree, ma dal cuore puro, è molto originale. La sensibilità dell’autore si percepisce in ogni frase, in ogni immagine evocata dalle sue parole.
La vita di un uomo straordinario, un eroe dei nostri tempi, Giovanni Falcone, è narrata in prima persona da Uccio. Il cagnolino, che si affaccia alla vita in modo tragico, perdendo in poche ore la madre, i fratellini e rimanendo anche zoppo, tutto per la malvagità umana. Abituato, così, a guardare con diffidenza e sospetto tutti gli uomini, quale strabiliante sorpresa è, un giorno, scoprire che l’uomo può anche elargire carezze, difendere e non solo usare un bastone con cattiveria. L’uomo in questione, che salva Uccio, gli dà una casa e la prima carezza della sua solitaria vita, è proprio il giudice Falcone, che lo alloggia nel cortile del tribunale.
“Così divenni il prosieguo della sua ombra, un prolungamento della sua sagoma riflessa dal sole palermitano. Lo seguii dappertutto e lui mi portò ovunque in città, anche negli uffici, anche a casa dei suoi collaboratori. Grazie a questo divenni esperto di Cosa nostra”
Uccio diventa spettatore e uditore, dalle parole del suo “papà” della crudeltà della Mafia, di storie di pentiti, cosche, processi. Quell’uomo con i baffi, brusco a volte, ma sempre onesto, leale, diventa per Uccio genitore, amico, punto di riferimento.
Una narrazione estremamente toccante ed empatica. “Il cane di Falcone” è un romanzo tenero, emozionante, commovente. Dario Levantino ci ha donato un ritratto splendido del giudice Falcone, mostrandone anche dei tratti privati, che ce lo rendono ancora più vicino. L’uomo Falcone vive in queste pagine, oltre all’eroe, all’uomo che ha lottato per lasciarci un mondo più pulito, che ha perso la vita perché non si è mai arreso, nonostante i pericoli, le minacce, la paura, forse.
“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, l’importante è saper convivere con la propria paura e non farsene condizionare. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”
Un romanzo che ci aiuta anche a non dimenticare mai, a ricordarci sempre di chi ha fatto tanto con cuore, passione, coraggio, determinazione e senso di giustizia, per tutti noi. Splendide e toccanti le parole di Maria Falcone nella Prefazione di “Il cane di Falcone”.
“Questo è un libro sull’amicizia, sulla viltà, sul coraggio, sul Bene e sul Male, su Palermo, una città in cui l’amicizia, la viltà, il coraggio, il Bene e il Male non conoscono toni minori. E soltanto Uccio – cane veggente, l’ultimo tra gli ultimi – può diventare confidente e amico di un eroe solo. In una città cupa, scossa dalle bombe e sporca del sangue di pochi valorosi, Uccio e Giovanni Falcone diventano inseparabili”
Dario Levantino ci racconta questa storia con parole semplici, che arrivano a tutti; parole che arrivano soprattutto al cuore, ricordandoci che fare “il proprio dovere” con abnegazione, mettendo la giustizia al di sopra di tutto, anche della paura, anche della consapevolezza che la propria vita è in pericolo, rende immortali e indimenticabili nella memoria e nella coscienza di coloro che vogliono continuare quel cammino di integrità e onestà, in nome anche di chi ha contribuito a rendere il nostro paese un posto migliore.
L’autore è riuscito nella magia di intessere pagine dolorose e importanti della nostra storia con la fiaba. E il risultato arriva dritto al cuore. Credete si possa raccontare la mafia con parole semplici e usare anche questo tipo di narrazione per fare arrivare a tutti il ricordo di figure così importanti come quella del giudice Falcone?

Salve, sono Giusy e sono un’appassionata lettrice da quando ero una bambina. Mi piace leggere praticamente di tutto, dai classici, ai romanzi d’amore, ma amo soprattutto la narrativa contemporanea. Adoro i manga giapponesi e scrivo racconti.