
Narrativa contemporanea
Mondadori
2 marzo 2021
Cartaceo
444

Texas, 1934. Milioni di persone sono rimaste senza lavoro e la siccità ha distrutto le Grandi Pianure. Gli agricoltori stanno combattendo per non perdere le loro terre e la loro fonte di sostentamento, dal momento che le coltivazioni avvizziscono irrimediabilmente, l’acqua si sta prosciugando e le tempeste di polvere e sabbia minacciano di seppellirli tutti. Uno dei periodi più bui della Grande Depressione, l’era del Dust Bowl, è arrivato come un’implacabile vendetta.
In questo tempo incerto e pericoloso, Elsa Martinelli, una donna e madre coraggiosa, cerca in tutti i modi di salvare la sua famiglia e la fattoria dove vive, l’unica vera casa che abbia mai avuto. A un certo punto, però, come tanti suoi vicini, è costretta a fare una scelta angosciosa: continuare a combattere per la terra che ama o andare a ovest, in California, alla ricerca di una vita migliore. Per dare un futuro ai suoi figli decide di partire, ma il viaggio è estenuante e difficile, e l’arrivo ancora di più: la situazione in California non è così facile come Elsa credeva.
Ampi e abbaglianti, i campi senza grano delle Grandi Pianure prendono vita in questo romanzo potente e indimenticabile, che è una parabola di difficoltà e nuovi inizi e al tempo stesso la narrazione epica del fallimento di un sogno, ora più che mai emblematico, e della speranza che ciononostante non viene mai meno.
“Da queste parti un uomo deve lottare per guadagnarsi da vivere… Gli uomini, sempre. Era come se ai loro occhi cucinare, pulire e prendersi cura dell’orto non significasse nulla. Ma anche noi donne delle Grandi Pianure ci davamo da fare dall’alba al tramonto, sgobbando nei campi di grano fino ad indurirci come la terra che amavamo”.
Avete mai sentito parlare delle Dust Bowl? Con questo termine si è soliti indicare le tempeste di sabbia che colpirono Stati Uniti e Canada negli anni ’30. Si pensa fossero dovute allo sfruttamento delle terre da parte dei contadini del luogo, ignari dell’importanza della rotazione delle colture.
Le tempeste di sabbia avranno un ruolo fondamentale in questo libro, come già il titolo suggerisce. Spazzeranno via, insieme alla sabbia, anche le illusioni e i sogni di chi aveva affidato ai campi coltivati il proprio futuro.
Siamo nel Texas, dove la famiglia Martinelli, emigrata anni prima dall’Italia, si dà da fare per vedere ondeggiare le spighe di grano nei campi della propria fattoria. Ma, purtroppo, la grande siccità, che da alcuni anni imperterrita incalza sul Paese, rende vani tutti i loro sforzi. Corre l’anno 1934; al primitivo gruppo familiare composto da Rose, Tony e Rafe Martinelli, si è unita Elsa con i suoi due figli, Loreda e Anthony.
Per la donna è stato più facile del previsto ambientarsi a quella nuova vita fatta di duro lavoro e sudore. La sua famiglia di origine le poteva garantire tutti gli agi che una buona posizione sociale e il denaro potevano comprare. Ma lì lei si era sempre sentita sminuita e giudicata per il suo aspetto fisico.
“Poveretta. Magra come uno spaventapasseri. Nemmeno un briciolo della bellezza delle sue sorelle… Era ‘troppo’ tutto: troppo alta, troppo magra, troppo pallida, troppo insicura”.
Il matrimonio riparatore con Rafe Martinelli, nonostante lo scandalo suscitato, lo considera la più grande fortuna della sua vita. Dopo un’iniziale sorpresa, Rose e Tony hanno accolto Elsa come una figlia, e lei, in mezzo ai campi, con le mani e la faccia sporche di terra, si sente finalmente felice.
I suoi due ragazzi sono la luce della sua esistenza. Mancherebbe solo un tassello per rendere perfetto il tutto: l’amore di suo marito. Rafe la rispetta, ma non la ama. L’averla incontrata, anzi, ha frenato i suoi sogni di evasione e il matrimonio lo vede come una catena che lo lega a quella terra che non gli interessa. Rafe vuole viaggiare, rincorrere i propri sogni e un giorno, senza avvertire nessuno, lascia quel Paese che gli impedisce di realizzarsi, dopo aver chiesto invano alla moglie di seguirlo.
Rose non se l’era sentita di lasciare l’unico posto che aveva potuto chiamare casa per inseguire un destino sconosciuto. Loreda la incolperà per questo: lei, che stravedeva per suo padre, non le perdonerà mai di non essergli andato dietro.
La situazione si complica quando, dopo l’ennesima tempesta, il piccolo Ant viene ricoverato. Non riesce più a respirare bene. Il dottore consiglia alla madre di lasciare subito il Texas per salvare la vita del bambino.
Elsa non vede soluzione. Si arma di coraggio e, a bordo del furgone della famiglia, si dirige verso la California, con grande gioia di Loreda che, come suo padre, vuole vedere posti nuovi e avere una vita diversa.
Che delusione per la ragazza capire che i sogni non sempre possono realizzarsi. Arrivati nella tanto ambita “terra dell’oro”, le due donne e il piccolo Ant si trovano a vivere in una tenda, in mezzo al fango, a lavorare duramente per poter avere il minimo necessario per mangiare.
Lo sfruttamento dei coloni dai possidenti terrieri, chiamati Okies, porterà a grandi scontri tra padroni e sfruttati ed Elsa, abituata a tacere, finalmente troverà la sua voce…
Mi piace lo stile di Kristin Hannah. Riesce a incollare il lettore alle pagine, delineando in maniera encomiabile i personaggi.
La protagonista, Elsa, mi ha conquistata fin dalle primissime righe. Quel suo essere “brutto anatroccolo alla ricerca del cigno che ha dentro”, intenerisce e coinvolge allo stesso tempo; i comportamenti che le persone che le stanno accanto, in primis la famiglia di origine, adottano nei suoi confronti è irritante. Infastidisce l’invisibilità che i suoi concittadini le hanno incollato addosso e il loro continuo paragonare la sua figura alla bellezza perfetta delle sue sorelle.
Man mano che la storia prosegue, assistiamo all’evoluzione di questa ragazza. I suoi primi gesti di ribellione saranno il suo taglio di capelli e quel vestito rosso che si cuce da sola. Quella stoffa color fuoco, che il commerciante aveva destinato alle sue sorelle, sarà il simbolo della passione e della rivalsa di quella povera anima mortificata.
Rose e Tony saranno i primi a capire il vero valore di Elsa. La guardano dentro, e si lasciano conquistare dalla sua umiltà, dalla sua voglia di fare e dal suo non arrendersi mai davanti alle difficoltà.
Lei ricambierà con tutto l’amore di cui è capace, chinando la testa davanti all’indifferenza di suo marito, chiudendosi in un silenzio pieno di emozioni che però sua figlia scambia per apatia. Ci vorrà tempo per Loreda per capire che non sempre silenzio significa debolezza e tramutare il suo disprezzo verso sua madre in ammirazione.
E sarà sempre l’amore a far sfociare il grido dal petto di Elsa quando, viste le precarie e inumane condizioni lavorative che subivano anche i suoi figli, si ribella; lei una semplice Okie , donna, senza marito, tira su la testa per gridare il suo dissenso a quegli uomini che la stanno sfruttando; quel mondo, fatto di convenzioni e pregiudizi, viene scosso da una sola voce femminile che si erge nella folla per rivendicare i suoi diritti…
Molto bella quest’immagine e molto realistica la descrizione che la Hannah fa della Grande Depressione che interessò l’America degli anni 30. Tantissime persone lasciarono la loro terra alla ricerca di condizioni di vita migliori.
Il paragone con i migranti di oggi, a parer mio è inevitabile, e l’accento negativo che viene posto sul termine, oggi è lo stesso di ieri. Possibile che tutti questi secoli e le vicende che hanno interessato l’umanità non abbiano cambiato il nostro modo di vedere le cose?
Io mi immagino lo strazio di chi deve scegliere se abbandonare la propria terra, senza sapere a cosa andrà incontro, o restare e spegnersi lentamente. Voi cosa fareste?
Kristin Hannah, col suo libro, ci ha dato l’occasione non solo di rileggere una pagina di storia messa da parte, ma anche di riflettere sui nostri comportamenti, cosa che non guasta mai!
Sahira

Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…