romanzo, noir
Self-publishing
5 novembre 2020
cartaceo
Un anonimo quarantenne viene inviato nelle terre tra Cùddia e Guarìne, per soprintendere a tre giorni di vendemmia. In un deserto popolato solo dai fantasmi della mente e da creature ancestrali, quello che vivrà sarà un misterioso rito senza tempo. Che fine ha fatto il Nostro? E’ forse sparito, inghiottito nel nulla della campagna trapanese? Si è tolto la vita, macerato da una follia senza perdono? O ha trovato, nel culto sciamanico della Terra e della Luna, la salvezza sua e quella dei suoi cari? O anche questa è una nuova, perfida, illusione?
L’inquietante esordio letterario di un autore che, con questo romanzo breve, definisce i confini di un entroterra fantastico e fonda un nuovo genere.
Un thriller dell’anima, mozzafiato e adrenalinico. Un concentrato di colpi di scena. Una tensione che non scema e non si smorza, ma si propaga, inarrestabile, come un'epidemia. Sullo sfondo, il fascino sinistro della desolata campagna trapanese, scolpita nella sua desertificata immobilità come potrebbe essere una landa del Texas o dell'Iowa. Un racconto che è una lenta, ma inesorabile, discesa negli inferi della mente. Ad avvolgere la storia, come un tessuto connettivo, una lingua preziosa, barocca e ricercatissima, che è lingua primigenia, ancestrale, come ancestrale è questa vicenda di fantasmi, deliri, febbri e visioni.
“Ad uno scarabocchio gli fece meglio la testa, ovale, vasta con dentro un altro mondo. Degli stanzini, pochi fogli di carta di segnatura nica nica, lo scrittoio e la lampadina addumàta nell’ora serale”
Siamo nel cuore della provincia trapanese, terra ricca di vigneti, seguendo un anonimo personaggio chiamato a dirigere la vendemmia. Accompagnando lui e i vendemmiatori attraverso la fatica della raccolta dell’uva scopriamo, con la cronaca delle giornate, un mondo antico che fatica a mutare nonostante il passare degli anni e che rimane sempre legato a memorie, esperienze, procedure vecchie quanto l’umanità stessa. Le storie di vita vissuta dei vari protagonisti ci guidano per mano lungo i filari, spesso impervi, che devono essere recisi a regola d’arte per non compromettere la crescita, e quindi il raccolto successivo. Ma, forse, non tutto è come sembra. Tra le rovine di Borgo Fazio, agglomerato bucolico di fascista memoria, camminando sulle zolle di terra spaccate dal sole, scopriamo qualcosa che, forse, nulla ha a che vedere con il mondo reale.
“Ed anche le mani, passate un paio di volte sul rossore della fronte adesso erano rami di pruno, con il loro giro di spine e scaglie. Un fiore, lì, non si sarebbe più arreginàto a primavera.”
Lo dico subito: “I vendemmiatori” mi è piaciuto moltissimo.
Marco Bagarella, con questo suo racconto breve, ci fa immergere in un mondo sconosciuto alla maggior parte delle persone. Un mondo fatto di fatica, di giornate intere trascorse sotto il sole che, in Sicilia, picchia davvero forte durante il periodo della vendemmia. Una storia in cui, i racconti dei vecchi, attorno alla tavola imbandita con olive, formaggio, pane, pomodori secchi e, naturalmente, uva, o prima di andare a dormire, affascinano i “picciotti” perché hanno quel sapore che solo i racconti delle esperienze passate possono avere.
“Nel mezzo della càvita, la femmina se ne stava immobile e alle spalle del giovane sembrava porlo all’iniquità di ciò che ne avrebbe fatto. Lo dominava.”
L’autore, con il suo stile unico, fatto di espressioni e termini dialettali misto a pensieri che scorrono senza limiti, crea quello che si potrebbe definire uno “stream of consciousness” siculo. Emozioni, fatti, parole fluiscono quasi senza soluzione di continuità lasciando intatto il filo logico della narrazione. L’uso saggio di flashback e di flashforward aggiungono, se possibile, altra tensione narrativa allo svolgimento del racconto.
Bagarella ci regala una storia semplice, costruita con maestria. Un racconto in cui onirismo, realtà, mito, leggenda e verità si (con)fondono lasciando il lettore sospeso tra soprannaturale e reale, diluendo angoscia, apprensione e seduzione per il male in maniera egregia. Un racconto che strizza l’occhio a grandi racconti dark come “Coraline” di Neil Gaiman o “Il mondo in un tappeto” di Clive Barker.
Se volete immergervi in questo mondo in cui il tempo si è fermato o far parte di una realtà che (forse) realtà non è, “I vendemmiatori” fa al caso vostro.
“Io voglio solo che tu mi porti nella terra felice” propose, come a prenderlo di bontà, il Nostro”.
L’autore
Marco Bagarella è nato nel 1966 a Salemi e, nella cittadina belicina, vive e lavora. Da sempre appassionato di cinema e di narrazione, ha realizzato e curato numerose rassegne per alcuni enti territoriali, partecipando inoltre al lavoro di sistemazione dell’immenso patrimonio della Kim’s Video Collection di New York. Ha scritto interventi e recensioni sia per testate locali, che per blog e giornali a diffusione nazionale.
Luca Martorana, siciliano classe ‘73, è un ex giocatore professionista di pallacanestro e grande appassionato di “Heavy Metal”. Appassionato lettore, divora libri fin da bambino. E’ un patito di cinema e serie tv, soprattutto se di fantascienza. Ama esplorare strade sempre nuove in sella alla sua Harley. Nel tempo libero lavora….ma niente di serio.