
Raccolta
iDobloni del Covo della Ladra
16 maggio 2024
cartaceo ebook
296

Seguendo il solco della grande tradizione fiabesca creata in Francia da Charles Perrault, Marie Catherine d'Aulnoy e Jeabbe Marie Leprince de Beaumont, Collodi porta in Italia fiabe che fanno parte, oggi, del nostro immaginario collettivo.
Scevre da interpretazioni e riduzioni, rifacimenti e modifiche, le Clessidre riportano in libreria la loro versione originale.
“Nel voltare in italiano i Racconti delle fate m’imbattei, per quanto era in me, di serbarmi fedele al testo francese”. “I racconti delle fate” è una raccolta di fiabe francesi, tradotte in italiano da Carlo Collodi nel 1875. Si tratta di favole classiche, scritte da Charles Perrault, Madame d’Aulnoy e Madame Leprince de Beaumont. Conosciamo tutti i loro testi perché hanno accompagnato la nostra infanzia quali classici intramontabili. Chi non ha mai letto “La bella e la bestia”, “Il gatto con gli stivali” o “Cenerentola”? Tali favole sono giunte a noi in versioni adattate ai nostri tempi e secondo i dettami della moderna educazione. Collodi ci riporta alle versioni originali mettendoci la sua arguzia tutta toscana.
“Un principe giovine e innamorato è sempre pien di valore” (La bella addormentata nel bosco)
Una serie di racconti dal fascino immortale. La prima versione è stata proprio quella di Carlo Collodi, preludio al suo romanzo più famoso: “Pinocchio”.
Il linguaggio è quello dell’epoca (fine Ottocento), comprensibile e scorrevole, ma con una terminologia non più in uso, somigliante a quella dei classici del periodo. È un colloquiare ironico, popolare e brillante tipicamente toscano. Trattandosi di racconti in versione originale, priva di ogni moderna edulcorazione, la narrazione è piuttosto diretta e decisamente schietta. Del tutto dissimile a quella dei racconti che oggi si leggono ai bambini.
“Partorì un figliuolo così brutto e così male imbastito, da far dubitare per un pezzo se avesse fattezze di bestia o di cristiano” – I racconti delle fate
Il finale di alcune di queste fiabe potrebbe lasciarci sconcertati, in quanto diverso da ciò che abbiamo sempre conosciuto o che ricordiamo. L’obiettivo originario della fiaba era intrattenere e comunicare una morale. Un fine educativo, in un periodo storico dove la preparazione dei fanciulli alla vita adulta non era sicuramente quella di oggi. Il finale di ogni fiaba è correlato dal suo insegnamento.
“Essa aveva imparato a sue spese che le follie e i capricci delle mamme spesse volte sono cagione di grandi dispiaceri per i figliuoli”
La raccolta si struttura in tre parti. Una prima dove si riportano le fiabe di Charles Perrault, la seconda quelle di Marie-Catherine d’Aulnoy e nell’ultima quelle di Jeanne-Marie Leprince De Beaumont.
Tre autori francesi dal vissuto differente. Perrault iniziò a scrivere i racconti che lo resero famoso quando rimase vedovo, con una prole da educare. Pensò che le storie di fantasia con una morale fossero un buon sistema d’insegnamento.
Marie-Catherine d’Aulnoy, invece, era una nobile normanna, costretta ad un matrimonio d’interesse con un uomo maggiore di lei di oltre quarant’anni. Nei suoi racconti usa l’allegoria per denunciare l’usanza delle unioni combinate del quale fu vittima. Jeanne-Marie De Beaumont, famosa per “La bella e la bestia”, fu governante, insegnante di musica e istitutrice. Poiché le sue fiabe si rivolgevano a giovanissimi lettori, fu la prima ad adottare un linguaggio semplice e adatto a loro.
“Spesso e volentieri basta conoscere il debole delle persone, per impadronirsi del loro cuore e farne quel che ci pare”
Una versione interessante, soprattutto perché la traduzione è fedele all’originale, raccontata con pungente ironia da un autore di grande levatura come Carlo Collodi. Forse i contenuti possono lasciarci perplessi se pensiamo di raccontarli così come li leggiamo, ai nostri bambini, nipotini o figli che essi siano, per un’esposizione dei fatti così diretta. Ma questa non è una raccolta per bambini. I princìpi dell’educazione si sono evoluti, così come i cambiamenti degli stili di vita si sono fortemente modificati. Occorre leggere queste fiabe considerandole come lettura d’intrattenimento per adulti o giovani adulti.
Cappuccetto rosso rimane nella pancia del lupo, Pelle d’asino deve fuggire da un destino inaccettabile, Barba Blu nasconde le sue mogli assassinate attaccate alle pareti di una stanza dal pavimento ricoperto di sangue accagliato. Per quanto ci possano sembrare inadatte all’infanzia, rappresentano le radici per quelle stesse fiabe che ci fecero sognare. Il linguaggio di Collodi è comunque assai piacevole e divertente, rende il ritmo di lettura più vivace.
“…ma per i giovani, l’industria, l’abilità e la svegliatezza d’ingegno valgono più d’ogni altra fortuna ereditata” – I racconti delle fate
La fiaba dotata di maggior fedeltà a quella che conosco è proprio la stessa che adoravo di più in assoluto da bambina. Mi affascina tutt’ora. Il suo protagonista è simpaticissimo, astuto e leale contrariamente a ciò che vuole il luogo comune. La favola ha un lieto fine e l’autore è Charles Perrault. Si tratta di “Il gatto con gli stivali”!
Avevate indovinato? Qual è/era la vostra fiaba preferita?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐