Fantasy
Lettere Animate Editore
24 marzo 2018
ebook, kindle, cartaceo
147
Anno 2086. Da più di cinquant’anni il cielo è nascosto da un’altissima struttura, un complesso reticolato che protegge la popolazione dagli effetti nocivi del sole. A Nevwer, una grande città costellata di grattacieli, macchine volanti e immagini virtuali che galleggiano nell’aria, Alex Dryew assiste per caso a un omicidio. Sospettato di esserne l’autore si ritrova presto invischiato in un mistero che ruota intorno ad un vecchio orologio che non sembra nemmeno funzionare. Così, sotto la luce di un eterno giorno artificiale, tra sparatorie, inseguimenti e la comparsa improvvisa dell’amore, Alex scopre un incredibile segreto in grado di cambiare il mondo che ha sempre conosciuto.
Dormi, dolce Silvie, dormi in questa notte senza più luna o stelle, senza cielo e senza infinito, sotto una coltre di orrende luci artificiali, dormi il sonno dei buoni, di quelli che stanno dal lato giusto del fiume, che non attendono cadaveri ma solo pesci argentati che vibrano sotto un sole che fa cadere dolcemente i suoi raggi sulle onde. Dormi Silvie e sogna un prato verdissimo affacciato su un grande lago, dove uccelli acquatici si rincorrono e si corteggiano e si innamorano. Sogna Silvie quel grande amore che non è mai arrivato, quel tramonto che non hai ancora goduto, quell’alba che hai solo immaginato.
RECENSIONE
Non è un bel posto dove vivere, Nevwer. Oh, sì, tutto alla vista sembra piacevole, rassicurante, colorato, scandito e condito a misura dei suoi abitanti; solo che… il nostro Alex sente qualcosa di diverso, nell’aria: un qualcosa di inspiegabile, che non è tristezza, non è inquietudine, non è infelicità ma nemmeno felicità. Sarà colpa di quella misteriosa malattia che ha colpito l’intera popolazione tanti anni fa? La “cura” starà funzionando? Oppure è colpa soltanto del suo triste passato? Del fatto che da piccolo è stato abbandonato sul greto di un fiume dai suoi genitori? Ma sì, forse è soltanto questo che gli crea tanto disagio….
Accade però un imprevisto, in una mattina come tante, durante una passeggiata come tante, sotto quella luce artificiale a cui si è ormai abituato: Alex assiste alla brutale esecuzione di un povero, insignificante e innocuo vecchio seduto su di una panchina, “a guardar qualcosa che forse c’è ma forse magari non c’è, fra le mani giunte“; non è cosa da tutti i giorni, pensandoci bene. E non è tanto il tipo di reazione istintiva che lui prova in quel momento, che sta cominciando a far brillare di luce nuova quei fari artefatti; non è nemmeno il coraggio improvviso che ha fatto capolino nella sua mente; non è l’adrenalina, e non sono nemmeno gli occhi del killer che lo guardano con disprezzo, dandogli la consapevolezza di essere diventato un futuro morto ammazzato; no, è ciò che gli sussurra il vecchio subito prima di spirare, che gli dà la certezza che quello è l’inizio della fine: “Nascondilo….“.
Il nostro Alex può sembrare un ingenuo, un sognatore, un debole, un rassegnato. Ma non esita un solo istante a tuffarsi in questa avventura che gli è capitata per puro caso. Sa che deve farlo. Sa che qualsiasi cosa gli accadrà sarà migliore del limbo fisico e mentale che lo sta consumando, e che sta consumando insieme a lui tutti gli abitanti della città. E forse chissà, le sensazioni che gli ha trasmesso quell’intraprendente poliziotta, che non avrebbe mai conosciuto se non lo avessero accusato di quell’omicidio, forse non sono soltanto frutto dell’immaginazione… forse c’è speranza.
Una mascherina, un camice celeste, due guanti lordi. E’ notte fonda, fuori brillano luminosissime le stelle artificiali, mentre nelle strade un silenzio spaventoso è calato, come se tutti i fantasmi di Nevwer siano usciti dalle loro tombe e sfilino in una muta e tetra processione.
Da molto non leggevo un fantasy, e devo ammettere che non è il genere che preferisco, o meglio, è una passione che ho avuto in passato e che ora non rinnego ma che è stata accantonata grazie ad altri generi di libri che in questi ultimi anni mi hanno tenuto compagnia. Questo racconto però mi ha fatto riflettere, mi ha fatto quasi “dimenticare” che fosse un fantasy e mi ha coinvolta come un thriller e anche come un distopico, ma anche come un romanzo d’amore. Non è cosa da poco, considerando che tutto questo è racchiuso in 147 pagine! E ho apprezzato molto anche lo stile di scrittura: leggiadro ma profondo, descrittivo ma non stucchevole, e un intrigante e dinamico uso di salti temporali che però non confonde, non fa perdere il filo della trama, e che mi ha fatto sfogliare pagina dopo pagina senza… avvertire il tempo che passava.
Ho riguardato la copertina, dopo aver letto il libro: l’ingranaggio quasi steampunkiano raffigurato è ovviamente pertinente. Io ci avrei visto bene la foto di un allevamento intensivo di galline. “Non è fantasy, però…”, direte voi; ma non appena leggerete il libro, sono convinta che comprenderete il perchè di questa strana immagine che mi è rimasta impressa, e su cui sto ancora riflettendo ….
AUTORE
Danilo Cicilloni
Danilo Cicilloni è nato a Sassari l’8 gennaio 1969. Ha conseguito la maturità classica e la laurea in Giurisprudenza, è scrittore e poeta. All’età di venti anni ha pubblicato due libri di poesie per due piccole case editrici. Ormai da quindici anni ormai lavora a Bologna presso una cooperativa sociale. Da sempre appassionato di letteratura e di cinema, a marzo 2018 è stato pubblicato il primo romanzo, “I ladri del tempo” (Lettere Animate editore).
Lettrice oserei dire compulsiva, attraverso i libri riesco a vivere miriadi di vite diverse! Passo volentieri da un thriller ad un romanzo, da un fantascientifico ad uno storico, da un distopico ad uno psicologico, scartando solamente il genere horror, che proprio non è indicato per il mio animo sensibile. Grazie ad un casuale incontro su Instagram, ho potuto avere l’onore di entrare nel gruppo de La bottega dei libri, attraverso cui sto realizzando un mio sogno di sempre: lavorare nel mondo dei book blogger.