
saggio storico
Newton Compton
8 novembre 218
cartaceo, ebook
378

In questo libro la studiosa Barbara Frale racconta come si è trasformato il concetto di impero nei secoli che vanno dalla caduta dell'impero romano d'occidente alla caduta di Costantinopoli.
L'autrice guida il lettore in un viaggio attraverso gli imperi che si susseguirono durante il Medioevo.
“Quamdiu stabit Colyseum, stabit et Roma, quando cadet Colyseum, cadet et Roma, quando cadet Roma, cadet ed mundus
Fin quando il Colosseo starà in piedi, durerà Roma, quando il Colosseo cadrà, anche Roma cadrà. E se cadrà Roma , cadrà il mondo”
Ho scelto questo incipit perché la professoressa Barbara Frale lo utilizza proprio all’inizio del libro, per sottolineare l’importanza e l’influenza che Roma, e soprattutto l’Impero romano, ebbe su tutti gli altri imperi medioevali.
Ma andiamo con ordine; recensire un saggio non è mai semplice e, per questo motivo, ho scelto di raccontarvi solo alcuni episodi che ci sono nel libro e lasciare a voi il piacere di scoprire gli altri.
Non abbiate pregiudizi su un saggio storico, e mi permetto di dire “soprattutto su questo”, perché è scritto con uno stile così piacevole e scorrevole che tutti possono leggerlo, senza mai annoiarsi.
Per stimolare un po’ la vostra curiosità, inizierei da una domanda che potrebbe sembrare piuttosto scontata, ma che, invece, non lo è affatto: “Perché Roma influenzò gli imperi nati dopo la sua caduta?”.
Innanzitutto, Roma non è mai “caduta” nel vero senso della parola, e questo è bene ribadirlo; semplicemente, ad un certo punto della storia, si ritrova a non detenere più il titolo di “Caput mundi”.
Nonostante questo, l’Urbe resta pur sempre un modello da seguire; anzi, per i successivi imperatori è sempre stato importante sottolineare il loro legame con i “Cesari”, per rafforzare il loro potere e renderlo più stabile e duraturo.
L’Impero romano ebbe la sua massima espansione con Traiano nel117 d.C. Un impero molto vasto, ma con una burocrazia capillare che permetteva di amministrare bene anche il più piccolo e periferico dei villaggi. I tributi venivano pagati all’Erario dell’Impero, a cui si deve la costruzione di monumenti e opere che, sono certa, ancora oggi stupiscono, ma che non sempre associamo alla Roma dell’Età del Principato. Uno stupore che, invero, non è solo tipico dei moderni: gli stessi pellegrini, che attraversavano la Via Francigena per andare a pregare sulle tombe dei Padri della chiesa, San Pietro e San Paolo, ammiravano con meraviglia le bellezze dei mosaici, delle statue, nonostante le incursioni dei Barbari le avessero un po’ deturpate.
Roma era una città multiculturale e multietnica; nel periodo “orientale”, si parlava il greco come lingua, per permettere al Centro di comunicare anche con i paesi, siti più a Oriente.
Per descrivere il ruolo di Roma in quei secoli, vi riporto una citazione che, per me, è stata illuminante, durante la lettura del saggio:
“Roma era l’officina dove si produceva tutto il resto del mondo”
È noto ai più che l’Impero romano, ad un certo punto, fu diviso in Impero d’Occidente e Impero d’Oriente, con trasferimento della capitale a Bisanzio, che poi prese il nome di Costantinopoli dal nome dell’imperatore Costantino.
Costantinopoli fu edificata seguendo il rituale romano, l’imperatore fece costruire anche dei templi dedicati agli dei pagani. Eh si, perché Costantino non è sempre stato cristiano, o forse lo è diventato per interesse. Ma lascio a voi proseguire nel fascino di questo racconto, che Barbara Frale ci offre, per arrivare, poi, a “I grandi imperi del Medioevo“, che, vedremo, risentiranno molto del passato da cui hanno preso forma.
L’autrice è molto curata nello spiegare i motivi che sono alla base degli eventi narrati o dei mutamenti di prospettiva, come quello che si assiste nei confronti della cultura, del saper leggere e scrivere. E, così, tra guerre, carestie, epidemie, i poteri della Chiesa, si arriva a Carlo Magno e al “Sacro Romano Impero“; a Federico II, detto “stupor mundi” per la sua intelligenza, la sua curiosità e il suo essere colto. Una storia, anch’essa, ricca di fascino. Ma l’avrete capito: è l’intero saggio ad essere affascinante; e altrettanto affascinante è lo stile narrativo di Barbara Frale, magnetico e mai noioso.
L’inserimento, nella narrazione, di aneddoti, anche curiosi, attira ancora di più il lettore. Da precisare è il punto di vista della narrazione: mai soggettivo, ma sempre obiettivo, nel rispetto di quanto ci è stato tramandato dalle fonti. Non sussistono antipatie o simpatie nei confronti dei personaggi in cui ci si imbatte. Tutto viene raccontato nell’ottica di divulgare conoscenza, non di condannare o criticare,
Sicuramente, un libro da cinque stelle. Siete pronti a scoprire di più sui i grandi Imperi? O avete già la vostra preferenza?