Romanzo storico
Libreria Pienogiorno
10 gennaio 2024
Cartaceo E-book
256
E' una favola quella che Luba si è inventata per regalare ai "suoi" bambini un sorriso: il gioco del treno azzurro. Uno dopo l'altro prima di salire su quel convoglio immaginario, ciascuno dice dove vuole andare, e la locomotiva li porta a destinazione. "A casa", sospirano quasi tutti. Sanno che da Bergen-Bergen nessuno può uscire, ma il treno azzurro tiene viva la speranza che un giorno l'orrore in cui sono sprofondati svanirà. Un treno di tenebre li ha portati fin lì - dalla Francia, dall'Olanda. dall'Ungheria, dalla Polonia, ovunque i nazisti hanno esteso la loro croce uncinata - un treno di luce li farà fuggire via. Sono migliaia i bambini di tutte le età che hanno varcato il cancello dello Stalag 331, il lager della bassa Sassonia dove è stata rinchiusa anche Anna Frank. Molti si sono ritrovati presto soli perché i genitori sono stati mandati a lavorare come schiavi nell'industria bellica. Neonati, bambini piccoli, adolescenti abbandonati a loro stessi in mezzo ai prigionieri adulti, tutti in lotta per la vita. Ma nel bel mezzo della notte più buia, una prigioniera polacca, un'infermiera di nome Luba Tryszynska, già sopravvissuta ad Aushwitz. è riuscita a creare per loro un'oasi segreta all'interno del campo, dove molti sono stati nascosti e protetti. Per loro ha lavorato, implorato, barattato, rubato cibo e vestiti, medicine, ogni cosa per preservarli dai morsi della fame e dalla furia delle guardie, un giorno dopo l'altro. Quei piccoli si chiamano Marc, Stella, Jaques, Liza. e con mille altri nomi. Questa è la loro straordinaria vicenda dei "bambini delle baracche" di Bergen-Belsen.
“Questa era la sua missione per il futuro: portare la speranza nei giovani ebrei in un mondo nuovo” – da “I bambini del treno” di Luca Crippa e Maurizio Onnis, edito Libreria Pienogiorno.
Liza e Jaques non si conoscono, non hanno molto in comune se non la fede ebraica e la reclusione nel campo di Bergen-Belsen. Sono solo due ragazzini che cercano di sopravvivere come possono, con tutte le loro forze, nonostante la fame e la paura. Nel campo si parla di Luba, infermiera che aiuta i prigionieri come può, nel terrore di essere scoperta. Questo sino a quando si sente in lontananza il rombo dei cannoni, l’esercito russo sta per attaccare quello nazista. Nei prigionieri nasce la speranza e nel contempo la paura della rabbia dei loro carcerieri.
“E scaricavano a Bergen-Belsen fantasmi, gente morta dentro, metà per la fame, metà per i ricordi dell’indicibile e per paura”
Luba è una giovane donna polacca a cui è stata strappata la famiglia dai nazisti, che li separarono. Vive nel rimpianto e nella speranza di rivedere il suo bambino Isac. Nel frattempo, la sua missione diventa quella di aiutare e nascondere i bambini del campo, dove opera come infermiera. Racconta loro favole per ridonare speranza e un’attimo di spensieratezza nell’orrore del campo. È una donna coraggiosa e molto forte, è sopravvissuta ad Aushwitz e per questo ha l’ammirazione dei suoi aguzzini, che ignorano il suo operato segreto.
Liza è una ragazzina rinchiusa a Bergen-Belsen con la madre e la sorella minore. Nonostante la giovanissima età, crede nella libertà del suo paese (la Polonia) e, prima di esser catturata dai nazisti, collaborava con la resistenza. È sveglia, intelligente e piena di ribellioni che soffoca ogni giorno di più, per poter sopravvivere. Nonostante le terribili condizioni in cui versano nel campo, dentro di lei alberga ancora una flebile fiamma di speranza. Essa è alimentata dalla rabbia e dalla frustrazione, ma anche dalla sua determinazione a vivere.
“I giovani del ghetto, nonostante la brama di vita, l’avevano offerta per gli altri, volontariamente, senza pensarci troppo, con senso di responsabilità, per amore del proprio popolo” – I bambini del treno
Jaques è un undicenne di Parigi, rinchiuso nel campo con la madre e i due fratelli minori. Sono lì in quanto ebrei. La madre Bertha, fa l’impossibile per mantenere i suoi figli in salute nel limite del possibile. Vuole che si lavino, anche se l’acqua è scarsa e gelida, e che mangino tutto ciò che possono, anche se si tratta di cibo disgustoso e in quantità ridotta. Jaques è molto dolce e ingenuo. È spaventato dalle atrocità che vede e dalle reazioni degli altri prigionieri. Trae coraggio dalla forza della madre, alla quale è molto legato ed è per lei che è ben deciso a sopravvivere, quando viene trasferito nella baracca degli adulti.
“Il profumo della terra bagnata era così intenso che per un istante, un solo istante, Jaques si sentì felice”
“I bambini del treno” è un romanzo corale a tre. Un primo capitolo è dedicato a Luba, per poi passare la parola a Liza e Jaques, alternativamente. Essi raccontano la medesima esperienza, nello stesso luogo, attraverso prospettive simili, ma diverse, poiché i due giovanissimi protagonisti lo sono. Essi non si incontreranno mai, pur viaggiando su strade parallele nello stesso territorio.
Liza, Jaques e Luba sono realmente esistiti e gli autori ne raccontano la storia dando loro voce e attribuendo loro sentimenti assai verosimili. Essi hanno la purezza e l’impeto tipico dell’età, che li rendono credibili. Questo per merito dell’abilità narrativa degli autori. Il linguaggio è semplice, la lettura scorrevole e il ritmo rapido.
La storia si conclude con un ultimo capitolo relativo a Luba. In seguito, gli autori riportano alcune note informative sui loro personaggi (Aliza Malamed, Jaques Szwarcenberg , Luba Tryzynska) e il loro destino nella vita reale.
“Pronunciare il proprio nome significava costringere l’altro a uscire dall’indifferenza, a considerarti una persona e non un numero. Troppo, Molto più di quanto potessero sopportare”
“I bambini del treno” è il secondo romanzo che leggo di questi autori sul tema. Sono sempre storie drammatiche ma interessanti poiché tratte dalla realtà con soggetti esistiti veramente e magari dimenticati dalla storia. Inoltre hanno la grande qualità di trattare le loro vicende con rispetto, semplicità e purezza che caratterizza i ragazzini dei quali narrano. Sono storie ben documentate che non si leggono a cuor leggero in quanto suscitano grande sgomento, ma è comunque importante che siano conosciute.
L’unico appunto che mi sento di fare è che la figura di Luba, personaggio della quale si racconta per gran parte della sinossi come fosse la protagonista, sembra quasi marginale. Appare nel capitolo iniziale e in quello finale, la si nomina una sola volta nel corso della narrazione che intercorre tra i due capitoli. E poi nulla. Liza e Jaques non la incontreranno mai. Questo mi ha colta di sorpresa poiché mi aspettavo di leggere la sua storia dall’inizio, ovvero da prima della sua cattura, o almeno dalla sua uscita da Aushwitz verso Bergen-Belsen.
Per il resto, direi che è un romanzo che si legge agevolmente. Non eccessivamente lungo. Piuttosto dinamico poiché si passa da un punto di vista ad un altro, dato che i giovani protagonisti sono due, e molto scorrevole.
Apprezzate le storie che hanno per protagonisti, persone realmente vissute?
4 stelle ⭐⭐⭐⭐✰