
thriller
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16 luglio 2020
cartaceo
80

«... I ricordi sono e restano ombre perpetue, a volte invisibili... ma basta un niente, un piccolo spiraglio di luce, dalla tenue fiaccola della memoria, per fargli riprendere subito forma e perché ti si riappiccicano addosso...»
In questa storia lo sa benissimo Patrick Morgan, che dopo anni a fuggire da se stesso si ritrova a guardare in faccia un inquietante passato.
Hypokrisis: racconto thriller dalle sottili sfumature horror.
“Miller e Castellanos restarono senza parole. Anche loro in quel momento erano incapacitati a muoversi, e perfino di respirare. Si sentivano due fantasmi. Per qualche secondo nella stanza echeggiò solo il respiro irrequieto di Tim”
Suspense, paura e incredulità sono i sentimenti che suscita la lettura di “Hypokrisis” di Eros Chiappini, un breve racconto thriller, dagli aspetti horror, che si legge scorrevolmente in un’oretta, o poco più. Ma la sua brevità non equivale anche a povertà di contenuti. Anzi: nonostante le poche pagine, la sostanza della storia in sé e dei significati metaforici ad essa correlati sono ben presenti.
Dal titolo del libro, è facile presumere che protagonista della storia sarà l’ipocrisia… ma ormai abbiamo appreso, nel corso delle nostre tante letture, che non tutto è ciò che sembra. E anche in questo caso, l’ipocrisia sicuramente rileva, ma non è la sola chiave di volta della storia, né la sola protagonista. Inutile dire che la fantasia dell’autore è a livelli alti: personificare un vizio della personalità, facendogli assumere sembianze paranormali in vista della lotta alla stessa ipocrisia, che diventa, a sua volta, mezzo per compiere nefandezze, è alquanto enigmatico.
Ma andiamo con ordine: la trama è data dall’intrecciarsi di diverse storie personali. C’è in primis quella di Philip Morgan, personaggio la cui importanza la si comprende solo quasi al termine della lettura; segue quella del commissario Castellanos, dallo sfondo tragico e sofferente; c’è quella di Tim, povera anima, che acquisirà un’importanza fondamentale (ma, in realtà, non nota nel suo dipanarsi concreto al lettore).
“Tim cominciò a tremare. Il suo corpo fu attraversato da violenti spasmi, simili ad una crisi epilettica. Il dottor Miller, che era rimasto al fianco di Tim e Castellanos, cercò invano di tranquillizzarlo ma notando gli scarsi risultati fece cenno al detective di chiamare qualcuno dall’esterno”
Il lettore impara a conoscere i personaggi gradualmente, unitamente alle loro storie, e questo crea molta suspense. L’attrazione verso il prosieguo della storia è forte, e il merito è certamente dell’autore che riesce a tenere il lettore sulle spine e a incuriosirlo su quello che sta per accadere (anche con un pizzico di ansia). L’intreccio delle storie è ben fatto. Da un punto di vista strutturale, quindi, a mio parere, l’impianto della storia è ben fatto.
Dal punto di vista contenutistico, ho avuto non poche perplessità. Come dicevo, da una parte il “cattivo” sembra agire per un buono scopo, ossia selezionare le anime pure dall’ipocrisia; dall’altro lo fa con mezzi molto opinabili, tanto è vero che il lettore, ad un certo punto, si chiede se questo cattivo sia a tratti buono e a tratti no! Solo alla fine sembra aversi la certezza che forse questo “cattivo” è anche “più che cattivo”, nonostante ciò per cui sembra combattere.
Altro aspetto, per me dolente, è stato il ritmo della narrazione che, da lento qual era all’inizio, si velocizza fin troppo nel momento in cui “i nodi vengono al pettine”.
La storia di Philip Morgan è la chiave per comprendere tutto. Purtroppo viene raccontata troppo velocemente, senza interazione tra i personaggi (e quindi con il lettore, che diventa uditore passivo di una storia nei confronti della quale non può avanzare domande per comprendere, perché ciò non fanno gli altri personaggi). Ma qualcosa si comprende: che l’Ipocrisia va di nuovo intrappolata, perché è un male e attua il male. Come? Bella domanda… e lascio al lettore scoprire il perché…
“Mio padre parlava in una strana lingua, non l’avevo mai sentito esprimersi in quel modo strano… anzi, non avevo sentito nessuno così se è per quello… “
Al di là di queste poco dolenti note, dal punto di vista metaforico e intimistico dei personaggi il libro è ricco. Essi rappresentano ognuno un modo di essere o di reagire agli eventi che li hanno colpiti. Tim, ad esempio, incarna l’ideale dell’amicizia; bellissimi e degni di stima i suoi sentimenti verso chi è amico nei suoi confronti in modo un po’ strano; il commissario-detective è il tipico uomo che non riesce a superare un dolore del passato e fa di tutto per cercare giustizia, anche con la vendetta; il dottor Miller è quel personaggio su cui il lettore ha tanti dubbi… chissà se a buon ragione o no. E Philip Morgan? L’emblema della paura, della rinascita, ma poi del ritorno alle origini, perché i fantasmi del passato prima o poi vanno affrontati.
Lo stile della narrazione è pulito e chiaro, nonostante la presenza di piccoli refusi grammaticali. Il ricorso a Publilio Sirio, o meglio, al pensiero di Publilio Sirio, che Aulo Gellio ci riporta nel suo Noctes Acticae, non è pienamente consono al contesto della storia; soprattutto se ci riferiamo al contesto generale in cui la citazione Mala mors necessitatis contumelia est trova il suo habitat. Ma come dico sempre, è importante, prima di commentare o analizzare un testo, cercare di entrare nella mente e nel cuore dell’autore e capire il motivo delle sue scelte e dei suoi stili. E intento dell’autore è soprattutto trasmettere un valore.
Attraverso una storia di misteri e paure, Eros Chiappin comunica un forte messaggio, invero, non in modo esplicito. Ma il bello della lettura è saper leggere anche tra le righe e, se letta tra le righe, il lavoro è ben apprezzato. E a voi, miei cari lettori, l’ipocrisia fa paura???

Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.