Horror
Mondadori
8 giugno 2021
cartaceo, ebook
264
Sta succedendo qualcosa di parecchio strano al superstore di mobili scandinavi Orsk di Cleveland, Ohio. Ogni mattina, al loro arrivo, i dipendenti trovano armadi Kjërring a pezzi, bicchieri Lågniå in frantumi e divani letto Liripip vandalizzati: chiaramente c'è qualcosa che non va.
Le vendite sono in calo, le telecamere di sicurezza non rivelano nulla e i gestori del grande magazzino sono nel panico. Per svelare il mistero, cinque giovani dipendenti si offrono volontari per un lungo turno di sorveglianza dal tramonto all'alba e – come vuole la tradizione – si troveranno alle prese con orrori che sfidano l'immaginazione.
"Horrorstör" non è solo la classica storia di una casa infestata che si svolge in un ambiente contemporaneo (intriso di paure che tutti noi conosciamo), ma è anche una satira del consumismo e della natura degradata del lavoro nella nuova economia del XXI secolo.
Tutto questo e molto altro troverete in questo libro confezionato sotto forma di un catalogo al dettaglio, completo di illustrazioni di mobili pronti per il montaggio e altri accessori via via sempre più sinistri. Un horror insomma dal design esclusivo, capace di offrire ai lettori il terrore psicologico di cui hanno bisogno nell'elegante confezione che si meritano.
“Il negozio proverà a fermarci. Ti disorienterà, ti entrerà nella testa e cercherà di confonderti e controllarti. Ma se resti concentrato, puoi ignorarlo. Devi lottare, capisci?”
A sfogliare il romanzo “Horrorstör”, sembra di avere tra le mani una specie di catalogo (non più in produzione cartacea) della famosa catena di arredamento svedese. Ogni capitolo, infatti, inizia con un’immagine di un oggetto di arredamento corredato dall’impronunciabile nome “nordico”, dalla descrizione completa di indicazioni sui colori disponibili, le misure e il codice del prodotto. A mano a mano che si continua a girare le pagine, però, ci si accorge che i prodotti diventano sempre più orrorifici, segno che il racconto è proprio quanto promesso dal titolo: una storia che si svolge in un ipermercato di mobili dove l’atmosfera horror la fa da padrona.
Scritto con ritmo incalzante, “Horrorstör” racconta le avventure di alcuni dipendenti di un grande punto vendita Orsk, impegnati a scoprire la causa di alcuni atti vandalici (armadi, suppellettili e merce varia distrutti e insozzati) che da un po’ di tempo vengono rilevati alla riapertura mattutina del negozio. La vicenda ha luogo in una cittadina degli Stati Uniti, dove Orsk è una catena di ipermercati di arredamento “tutto americano in salsa svedese”; offre “soluzioni di design per il mobilio a prezzi inferiori a quelli di Ikea” e il suo lungimirante motto promette “Una vita migliore per tutti”.
In questa ricerca viene coinvolta, suo malgrado, Amy, un’addetta vendite “pigra ed inaffidabile”; non si piega alla politica della Orsk e ha chiesto il trasferimento presso un altro negozio, nella speranza di ottenere un lavoro d’ufficio prima dei temuti tagli al personale a seguito dello scarso rendimento del centro dove lavora. Amy teme (e disprezza) il suo vice-direttore, Basil, un uomo più giovane di lei che incarna la cultura Orsk.
“Orsk gli ha dato un lavoro e ha trasformato la sua vita. Alcune persone trovano la chiesa, altre persone gli Alcolisti Anonimi, altre le gang; Basil ha trovato Orsk.”
Ed è proprio Basil che chiede-impone ad Amy di partecipare alla sorveglianza notturna del negozio per smascherare i colpevoli degli atti vandalici insieme a lui e a Ruth Ann, una delle più anziane dipendenti, donna dedita e responsabile, la cui famiglia, non avendone una propria, è rappresentata proprio dai dipendenti di Orsk.
Inizia, così, per Amy una notte da incubo insieme a Basil, Ruth Ann e altri due dipendenti, Matt e Trinity. Questi, certi dell’aspetto paranormale degli eventi che hanno colpito il negozio, si intrufolano all’interno del magazzino per rilevare e filmare le presenze maligne, al fine di poter inviare il materiale ad emittenti televisive che si occupano di fantasmi e presenze occulte.
Descritti con toni horror e granguignoleschi, i fatti che Amy si trova a vivere sono dei più classici del genere. Il gruppo di dipendenti si viene a scontrare con qualcosa di terribile. Un esercito di zombie, capeggiati da Josiah Worth, il direttore del penitenziario che nell’Ottocento si ergeva proprio dove ora si trova il negozio Orsk. Esiste un parallelismo tra il presente, ossia il negozio di mobili, ed il passato, il carcere. L’aspetto psicologico è ciò che rende simili i due ambienti. Un vero e proprio labirinto da cui il cliente, ora, e il detenuto, prima, vengono plagiati.
“Orsk si basa tutto sul disorientamento prestabilito. Il negozio vuole che tu ti arrenda a un’esperienza di shopping programmata. Il Cuyahonga Panopticon era la stessa cosa. Il direttore era convinto di poter curare un cervello criminale tramite il lavoro forzato, la ripetizione senza senso e la sorveglianza totale.”
Nel romanzo, spicca la figura della protagonista Amy, grazie al contrasto con gli altri personaggi. Nel vivere i tragici eventi, il suo personaggio subisce una crescita interiore, una vera e propria maturazione. Partita con l’obiettivo di allontanarsi dalla madre quando aveva cercato di studiare all’università, abbandonata per la carenza di fondi, Amy è sempre in ritardo nel pagare l’affitto, insoddisfatta della sua occupazione lavorativa e della sua vita in generale. La sua personalità appare come quella di un criceto che continua a girare senza sosta sulla ruota, senza approdare a nulla di concreto. Sarà grazie alla disavventura che vivrà nel negozio al fianco dei suoi colleghi che, da ragazza impastoiata dal suo carattere, riuscirà a determinarsi in maniera più efficace e a comportarsi come una persona matura e più consapevole.
Va aggiungo anche che “Horrorstör” non è solo un romanzo horror. Vi è nel racconto una vena satirica che lo rende molto interessate, soprattutto se tra le righe si legge la critica ad un certo tipo di marketing e di cultura consumistica. Il sottile sarcasmo nei confronti della sovrastruttura Orsk, dove viene utilizzata la psicologia per invogliare il cliente a spendere, dove la politica aziendale si tramuta in cultura con tanto di “Valori chiave” per i dipendenti, tanto per citare alcuni aspetti, diventa quasi una critica all’approccio consumistico della società, tanto che alla fine viene da chiedersi se l’horror vero e proprio non sia ravvisabile solo nella presenza degli zombie, bensì nei meccanismi che attanagliano gli incauti consumatori. Cosa ne pensate del tema?