poesia
Edizioni La Carmelina
maggio 2020
cartaceo
109
“Grazie di avermelo detto” è una frase di tutti i giorni, lo spazio che separa una persona dall’altra, una ferita aperta che non vuole cicatrizzarsi.
Ispirato dalle frasi delle canzoni e dai viaggi interiori, dalle prese di posizione e dagli scambi emotivi, questo libro è il tentativo di prendere una manciata di storie e farne un gigantesco collage.
“… i poeti piangono al buio
per vedersi un po’ meglio
ma se qualcuno accende la luce
non esistono più”
Ecco un escerto della prima poesia che il lettore incontra nella raccolta di Gianpaolo Buonafede “Grazie di avermelo detto”. Parole che mi hanno colpita e che ho riletto più volte: insomma, il preludio alla lettura mi ha quasi fatto pensare che, così facendo, avrei impiegato almeno tre mesi per arrivare all’ultima poesia.
E forse avrei fatto anche bene perché un poeta va compreso, va capito; e le parole che scrive vanno analizzate specificatamente per ricevere il vero messaggio di cui sono portatrici. Ma sarebbe stato pienamente corretto? Forse la poesia deve anche emozionare d’impatto; suscitare sensazioni di qualsivoglia genere ed essere percepita dal lettore in base alla predisposizione d’animo che egli ha in quel momento.
Ma ritorno per un attimo alla citazione che vi ho proposto: se si accende la luce, il poeta non esiste più. Il poeta nasce nell’intimità e ivi vi muore. Il poeta non vuole mostrarsi; vuole manifestarsi e vuole farlo nell’intimità del lettore. Ma quanto è reale questo inciso?
Ed è proprio la realtà la costante di tutta la raccolta di Gianpaolo Buonafede. Lo definirei il “poeta del reale”, “il poeta della sua verità”, “il poeta che dà voce al nostro vivere”.
Non a caso, infatti, le sue poesie colgono pezzi di quotidianità, di personalità, di emozioni che tutti noi proviamo nelle nostre esperienze di vita. Come, ad esempio, la consapevolezza di amare verità:
… Meglio amarsi da soli
questo è certo
piuttosto che credere si diventi ciechi
aspettando di essere amati.
O l’amore e il desiderio verso la persona amata che fanno pensare “ad una foto al tramonto / con tutto quel cielo acceso” o a “miliardi di baci / sparsi un po’ qua / un po’ là / un po’ su / un po’ a sud”.
O, ancora, la rabbia verso una persona che ci ha delusi, come accade nella poesia Il tuo biglietto di scuse; il dolore per aver perso una persona cara verso cui non si può far altro che guardare “il suo viso / sul comodino bianco del letto / rivolto al mio lato“.
Ma potrei continuare ad oltranza, soffermandomi su ogni singola poesia del libriccino (lo chiamo così date le sue dimensioni fisiche, non assolutamente in modo dispregiativo).
Eppure toglierei al lettore che mi succederà lo stupore di dire a se stesso, al termine di ogni componimento, che quei pensieri letti sembrano essere proprio i suoi… o, ancora peggio, non gli permetterei di riempire con la propria fantasia, gli spazi vuoti tra una parola e un’altra, tra un a capo e un altro, tra una metafora ed un’amara verità. E questo non posso permetterlo!
Questa libertà “è una libertà che in ogni poesia, personalmente, mi augurerei di trovare“, utilizzando le parole di Tyrone Nigretti, nella Prefazione all’opera. Qui, il giovane scrittore, ha considerato quello di Gianpaolo Buonafede un viaggio tra molte vite da scoprire e, se ci penso, è stato effettivamente così.
A volte questo viaggio è stato intenso, altre volte freddo, altre volte ancora crudo, altre romantico. Un variegato di emozioni: la vita.
Da un punto di vista strutturale le poesie si differenziano l’una dall’altra. Non seguono schemi tipici né fissi: si passa da una molteplicità di versi all’unicità di una sillaba. Si assiste a discorsi diretti, ma anche a soliloqui, descrizioni, esclamazioni.
Ognuna di esse ha un titolo, che – mi permetto di dire – a volte anticipa un po’ troppo della poesia stessa. Bello, invece, il titolo dell’intera raccolta Grazie di avermelo detto, che risulta criptico inizialmente. Solo verso la fine, in uno degli ultimi componimenti, se ne comprende il profondo e vero significato: altrettanto bella la sensazione, verso la conclusione, di comprendere ancora più chiaramente tutto quello che il poeta, fino a quel momento, ha voluto comunicare anche attraverso il titolo dell’opera.
Il linguaggio è chiaro; in alcuni punti, crudo e diretto, con riferimenti anche sessuali impliciti (o più o meno espliciti) ma, seppure io sia più stilnovista, ammetto che esso rispecchia ciò che il poeta vuole suscitare, la poesia della vita! E a lui il merito di esserci riuscito, perché i poeti sono anche uomini di oggi, con l’arduo compito di stimolare la poesia nell’uomo-poeta del domani.
L’autore
Gianpaolo Buonafede è nato a Codigoro, in provincia di Ferrara, nel 1990.
Fin da bambino sviluppa una forte passione per la scrittura, il cinema e la musica.
Tutto quello che scrive è ispirato dalla vita di ogni giorno, dall’arte in tutte le sue forme, da conversazioni realmente o fantasticamente avvenute.
Non ha mai vinto un premio letterario ma spera di vincere, prima o poi, la medaglia d’oro per il miglior sé stesso dell’anno.
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.