Le strade
Romanzo di formazione
Fazi Editore
24/01/2019
cartaceo/ebook
208
In un borgo nel toscano, Marta riguarda la sua vita. Il padre è un professore e critico d'arte molto pieno di sé, che ha un legame con la figlia a tratti ambiguo. Lei vede nel padre il suo unico e primo amore, incantata da sempre dai suoi discorsi sui dipinti che le faceva vedere.
La madre, Teresa, non ha mai avuto la forza di non farsi sottomettere dal marito. Lei è una pittrice con tanta voglia di vivere, poi persa nell'arco del suo matrimonio, fino a diventare pazza e mentalmente instabile.
Dopo una riflessione, Marta viene mandata in collegio, avendo anche lei la stessa sorte del fratello, che però non si è mai lamentato e occupa una posizione di margine all'interno della vita di Marta.
Morta la madre, il padre si trasferisce con i suoi due figli nella casa della sua nuova compagna: una torre sinistra e lussuosa non troppo lontano dalla prima casa.
Marta non si è mai trovata bene lì, vedendo nella nuova compagna del padre una rivale con cui lottare per l'amore di suo padre.
In quella torre i figli di Lapo vengono a conoscenza di nuovi scandali legati al padre, che da sempre ha avuto una sorte di doppia vita. E Marta passa dal provocare e corteggiare il padre, dal distaccarsene completamente fuggendo addirittura in America, cercando lì il suo posto nel mondo.
Rimasta incinta, e con l'aspirazione di diventare attrice di teatro, non vuole saperne più niente del padre che l'aveva spinta a prendere quella decisione di andare via.
A far da cornice a tutta la storia, un quadro ritraente la Ghismunda di una delle novelle del Decameron di Boccaccio, quadro che Marta sente sempre più suo, quasi il suo destino fosse a esso legato.
La mia vita s’è svolta nella solitudine, che m’avviluppa come una densa foschia anche quando mi trovo sul palcoscenico – sono un’attrice di teatro –, e quando sto con mia figlia.
Adesso, però, ad avere la meglio è la paura. Un senso di abbandono e di impotenza, contro cui ho sempre combattuto, mi sovrasta a causa del mio male.”
L’incipit del romanzo fa già intuire il suo prosieguo e gli ingredienti di cui è cosparsa l’intera storia: nostalgia e senso di inadeguatezza.
Foschia, di Anna Luisa Pignatelli, un romanzo cosparso di nostalgia e voglia di riscatto sempre presente, non delude le aspettative di un’ottima lettura. L’autrice fa vivere, attraverso gli occhi di Marta, un’angosciosa esistenza tra il senso di inadeguatezza e la forza prorompente di un padre che non è quello che sembra essere.
Marta si ritrova, ormai cresciuta, a ripercorrere gli anni della sua vita, con un po’ di distacco, e a tracciarne gli snodi principali, forse per trovare una consolazione alla sua esistenza, forse per giustificare ogni sua scelta.
Altra protagonista indiscussa della storia è la madre di Marta, una donna incapace di rialzarsi dopo le cadute, e affranta totalmente dalla figura del marito, si lascia cadere in un turbinio di tristezza e delusione, che influenza inevitabilmente sia Marta che il fratello. E lei continua a ricercare e inseguire la figura materna, capendo solo in seguito, quando è più grande, cosa stesse realmente accadendo alla madre.
E sarà sempre Marta a voler fuggire da quel suo stato di sottomissione, cercando di aprire le porte del suo futuro che la vita continua a chiuderle in faccia.
Se con Hemingway ne Il vecchio e il mare c’era l’uomo contro la natura, con Foschia abbiamo l’uomo contro se stesso, che sempre da solo deve cercare di superare i propri dissidi interiori e esteriori.
Dal punto di vista stilistico, Anna Luisa ha fatto una selezione di termini e vocaboli che nell’insieme dessero il giusto ritmo e la giusta musicalità per descrivere le emozioni della storia, riuscendo in questo modo a far entrare il lettore dentro la storia, per far vedere a lui con i suoi occhi tutta la vicenda.
Non ripete mai lo stesso concetto, se non con qualche sfumatura diversa, segno comunque di una bambina che va crescendo non cambia fin da subito le sue impressioni.
Insomma, un libro tutto da leggere e scoprire nei suoi risvolti mai scontati o banali, sa catturare il lettore per immergerlo nella psiche tormentata di Marta, prima bambina e poi donna, senza mai annoiare con ripetizioni ridondanti.