
Romanzo
Edizioni La Zattera
ottobre 2020
Cartaceo
159

“C’è una piccola tomba, in un angolo del cimitero di Nuraddei. Più bassa di quelle che la circondano, ha una croce di metallo che sormonta una base di trachite. Ai piedi di quella croce nient’altro che terra. Ho un compito, da quando ero bambina. «Non dimenticarti mai di lui.» mi ha sempre detto mia madre «Gliel’ho promesso, che non sarebbe mai stato dimenticato, che, dopo di me, ci sarebbe sempre stato qualcuno a portargli un fiore. Gli ho promesso che non sarebbe mai morto davvero»”
Quando mi è stata proposto di leggere il libro di Claudia Musio ero un po’ perplessa. “Farfalle nel vento” era il libro del mese, scelto dal gruppo lettura del mio piccolo paese, dove l’autrice è nata e vissuta. È difficile dare valutazioni imparziali quando ci si confronta con qualcosa di molto vicino a te. Eppure me lo ero ripromesso.
A voi è mai capitato di dover esprimere un parere su un libro scritto da un vostro conoscente, amico o concittadino? E se lo avete fatto siete state sinceri o vi siete fatte trasportare dai sentimenti?

Ho aperto le prime pagine con diffidenza, senza neanche andare a leggere la trama. Preferivo ignorare l’argomento affrontato. Ho saltato pure l’introduzione. Non volevo parole tra me e il romanzo.
Ma lo stile dell’autrice, sin dal principio, mi ha fatto capire che potevo rilassarmi. Chi scriveva non era un novellino alla ricerca di facili successi, ma una persona che sapeva cosa vuol dire tenere una penna in mano. Semplice, diretta, empatica, a tratti poetica, Claudia Musio dipingeva ritratti che arrivavano dritti al cuore.
Ho fatto la conoscenza di Viola, Arianna, Alice e Sofia ascoltando la loro storia, riflesso del cammino in salita che le donne del secolo scorso (e non solo) hanno dovuto affrontare per potersi ritagliare un ruolo che non fosse di semplice contorno nella società. In loro ho visto la forza che deriva dall’amore, il coraggio di guardare avanti nonostante tutto, la bellezza della semplicità e della quotidianità.
Il romanzo comincia nel 1943, in una Cagliari devastata dalla guerra. Viola lavora presso una ricca famiglia che, non avendo più bisogno dei suoi servigi, la licenzia in tronco. Ferita durante un bombardamento, viene presa in simpatia da una suora che le offre vitto e alloggio. Ma la vita in convento non fa per lei e, provando un sentimento ancora “in fieri”, per un muratore che incontra per caso nei pressi della casa dei suoi padroni, decide di scappare con lui. Se da un lato questa sua scelta la salva dall’abito monacale, dall’altro la condanna a essere additata come “la svergognata” nel suo paese natio, dove, nel frattempo, è tornata col suo novello sposo. Il concepimento di un bambino nato morto esattamente nove mesi dopo la sua fuga, diventa terreno fertile per le malelingue di Nuraddei, che vedono in questa disgrazia lo stendersi impietoso della mano severa della giustizia divina.
Questa crudeltà gratuita nei suoi confronti la rende dura verso il mondo e verso se stessa
Difficile restare indifferenti di fronte al giudizio degli altri…Senza più lacrime, senza più lamenti …era diventata rigida, dura, intransigente. Era diventata la più severa tra le donne che frequentavano la chiesa, la più implacabile nel giudicare. Era diventata come chi l’aveva ferita, graffiata, umiliata e giudicata
Viola non vuole che anche sua figlia subisca quello che lei ha subito. Quando Arianna, anni dopo, le comunica che vuole iscriversi in ingegneria, subito lei le innalza un muro davanti. Quando poi stringerà amicizia con Marco, il giovane fuochista del paese, Viola andrà su tutte le furie impedendole di uscire. A nulla valgono le parole della giovane che le assicura che tra lei e quel ragazzo esiste solo una bella amicizia. Gli spettri del passato infestano le sicurezze di Viola che cerca di scacciarli con tutte le armi a sua disposizione.
Per fortuna Arianna ha un potente alleato dalla sua parte. Suo padre l’aiuterà a realizzare il suo progetto di vita. Ma proprio quando sta rientrando trionfante a casa, dopo essersi laureata, un fumo nero copre il cielo e la sua felicità. Marco, il suo giovane amico, colui che l’aveva spronata a credere in ciò che sognava, muore durante un incendio nel deposito dove lavorava.
Da quel giorno Arianna comincerà a recarsi frequentemente presso la tomba del giovane fuochista. Il suo Marco non deve essere dimenticato. Alla sua morte passerà il testimone a sua figlia Alice che, recandosi in cimitero con la piccola Sofia, fa nascere nella bimba la voglia di conoscere un po’ di più quel ragazzo misterioso che riempiva il cielo di colori….
Quanti battiti di cuore queste donne sono riuscite a regalarmi. Man mano che mi addentravo nella storia vivevo con loro ogni patimento, ogni emozione.
L’idea di alternare, capitolo dopo capitolo, le loro vicende fa sì che nasca, in chi legge, quel sano senso di attesa che rende più intrigante il racconto . Certo, rivedere i luoghi che si frequentano all’interno di un libro ti lascia sulla pelle una sensazione difficile da definire: è come se un alone di eterno ricoprisse la tua quotidianità. Immagino che chi ha conosciuto la “Nuraddei” del passato abbia in “Farfalle nel vento” ritrovato anche un briciolo della sua infanzia o giovinezza.
Tra le protagoniste la mia preferita è Viola; lei con la sua rigidità, con le sue ferite nascoste dietro un cipiglio severo, è quella che più mi ha commossa. La fragilità mascherata da durezza, il dolore mai rielaborato la rendono schiva e severa prima di tutto con se stessa, apparentemente incapace di amare. E Arianna soffre per questo rapporto mancato con sua madre. Soffre, ma non si arrende; non vuole rinunciare a se stessa per una vita forse più regolare, ma sicuramente meno sua.
Però mi è piaciuta tanto anche la figura della piccola Sofia. Dall’alto della sua giovane età, è quella che, non avendo ancora creato corazze, esprime i sentimenti con semplicità. Aiuterà Alice nel suo difficile percorso guardando le cose esattamente come sono, collocandole nella sua vita come fatti ordinari e non straordinari, e quindi da vivere giorno per giorno, senza pensare al dopo.
E mentre cammina mano nella mano con la sua mamma, vuole conoscere anche la vita di quel ragazzo a cui sua nonna voleva tanto bene. Davanti alla sua tomba, senza che nessuno glielo abbia mai chiesto, decide di portare avanti la promessa fattagli dalla sua antenata
Torneremo vero, mamma? Il cielo ha bisogno di colori, non posso lasciare Marco troppo tempo senza un fiore
Anche qui il cielo oggi avrebbe bisogno di un bell’arcobaleno. Chissà se nella tomba di Marco ci saranno dei fiori. Mi sono ripromessa, quando il tempo lo permetterà, di cercare quella croce di metallo che sorveglia il suo eterno sorriso. La promessa di Arianna, Alice e Sofia la sento un po’ anche mia. Forse saranno delle farfalle ad indicarmela, anime che fluttuano nel vento e che non vogliono che Marco perda mai i suoi colori.
Sahira

Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…