
narrativa contemporanea
Mondadori
30 gennaio 2018
ebook, cartaceo

Tutto ha inizio nel giorno del disastro. Anna sta piangendo la fine del suo amore: lei e il papà di Nico, il loro bambino di quattro anni, hanno deciso di lasciarsi. Quel giorno Anna incontra per caso Maria, un'amica di sua sorella che non conosce bene. Mentre parlano, Maria comincia a stare molto male. Anna le tiene la mano, la guarda crollare, chiama i soccorsi. Solo dopo l'ambulanza, il ricovero, le telefonate, si scopre che Maria ha avuto un aneurisma cerebrale.
Trascorre una lunga estate di convalescenza e dolore per entrambe. Come si fa a reimparare a uscire di casa e parlare con le persone dopo aver capito quanto vicina è la fine? Come si fa a dire a un bambino che il papà e la mamma non si amano più? La crisi economica ha intanto reso tutti più poveri, le meduse invadono i mari, si annuncia la fine del mondo e pure le piante sul terrazzo della nuova casa di Anna e Nico sono mezze morte. Attorno alle due donne, solo siccità, incertezza e paura. Finché, insieme, cominciano a occuparsi del terrazzo disastrato e, mentre Maria toglie il secco e il morto, pianta nuovi semi e rinvasa, Anna le prepara da mangiare. Così, stagione dopo stagione, la menta diventa verdissima e forte, il limone e il fico danno i frutti e spuntano i girasole. L'oleandro e il glicine s'infittiscono, arrivano le lucertole, le farfalle, e ogni mattina un merlo comincia a visitare Anna e Nico.
Le due donne imparano a prendersi cura delle piante e l'una dell'altra. E proprio come il terrazzo, anche questa storia si fa sempre più rigogliosa, fino a trasformarsi in una foresta, talmente selvaggia da contenere le vicende di tutta l'eccentrica famiglia di Anna e persino quelle della buffa cartomante a cui lei si rivolge in cerca di aiuto.
A partire da un dolore comune a tanti - la malattia, la fine di un matrimonio, un bambino da proteggere - e armata di un talento luminoso e di una grazia unica, Ilaria Bernardini inventa un alfabeto botanico-sentimentale con cui compone una formula magica dal potere universale. Con Faremo Foresta inauguriamo un movimento gentile, fatto di cura e mani nella terra, di attenzione e di presenza. Questo libro è molto più di una storia, è un inno alla vita, una dolce rivoluzione del pensiero, un mantra per sopravvivere alla siccità e fiorire nel deserto. Per, poi, fare foresta.
Puoi chiamarle connessioni, credere che siano coincidenze, oppure abbracciarle nella loro effimera istantaneità e rinascere.
RECENSIONE
Voglio iniziare questa recensione ringraziando l’autrice Ilaria Bernardini per le belle emozioni che mi ha fatto provare durante la presentazione del romanzo “Faremo Foresta” presso il Circolo dei Lettori di Novara. È stato realmente piacevole incontrarla e sentire leggere da lei alcuni estratti del romanzo.
Terminata la mia lettura di “Faremo Foresta” mi viene da chiedermi se sia solo un caso il fatto che io l’abbia incontrata.
Se non ci sia in realtà una sorta di connessione anche in questo.
Si perché credo che questo libro custodisca in sé una sorta di “potere”, tanto che io non lo definirei semplicemente come un romanzo, “Faremo Foresta” è molto di più.
È un modo di affrontare la vita, è rendere la singola esperienza universale, è un insinuare domande le cui risposte producono cambiamento sia nei protagonisti che nei lettori.
A questo proposito sono stata anche piacevolmente sorpresa di aver scoperto che gli studi dell’autrice sono gli stessi compiuti da me durante il mio percorso universitario. Ilaria Bernardini è infatti laureata in filosofia.
Questo bagaglio culturale è presente in “Faremo Foresta” difatti anche l’autrice ha confermato che tutte quelle domande che vengono rivolte alla protagonista e che la protagonista rivolge a se stessa è proprio legato al dubbio filosofico, questo dubbio che genera apertura del pensiero e che produce movimento, cambiamento.
E questo romanzo è sicuramente capace di adempiere a questo scopo: mutare il lettore e a mio parere ha da donare qualcosa di diverso a ciascuno di noi; può donare speranza a chi è malato, forza a chi sta attraversando un momento difficile, rinascita a chi si è arreso.
All’inizio la storia è quasi claustrofobica, prevale una sensazione di mancanza d’aria, le continue richieste d’acqua che interrompono la lettura sembrano quasi un grido disperato di: aiuto! Aiuto!
A poco a poco tutto inizia a mutare e lentamente si torna a vivere.
È molto riuscito il legame tra la cura delle piante e i miglioramenti che su diversi livelli coinvolgono tutti i personaggi. Affascinante è il ruolo della cartomante che trasporta tutta la storia su un livello onirico.
Ma ora arriverei alle mie conclusioni, cosa mi ha lasciato “Faremo Foresta”. La frase che mi è rimasta nella mente è questa: “scrivi! ama!”
Ora voi direte: possibile che in un romanzo con una trama come quella riportata qui sopra, in cui due personaggi hanno rischiato di morire, dove i due protagonisti stanno affrontando un divorzio e devono riferirlo al loro bambino la frase che a ti è rimasta impressa è: “scrivi! Ama!”?
Eppure è proprio questo legame tra il vivere e lo scrivere quello che “Faremo Foresta” ha impresso dentro di me. Questo legame indissolubile che esiste tra uno scrittore e le sue storie; scrivere è come respirare per uno scrittore, la scrittura sta dentro di lui e quando non si riesce a imprimere su carta una nuova storia è perché in quel momento non si sta vivendo, lo scrittore non si sta amando, non ha cura di se stesso e allora c’è siccità dentro sé e attorno a sé e la sua unica soluzione è ricordarsi di fare foresta.
AUTORE
Ilaria Bernardini

Di una lettura mi colpisce sia una bella trama che una scrittura ricercata. Un romanzo rosa, un romanzo storico, della narrativa contemporanea non importa basta che non sia… fantasy!