
romanzo
NN Editore
2024
cartaceo
304

È il 412 a.C., Atene ha perso la guerra e a Siracusa i soldati prigionieri sono confinati nelle cave alla periferia della città, incatenati sotto il sole, costretti a stenti e sofferenze sino alla morte. È qui che Lampo, un giovane disilluso e dedito solo alle risse e al vino, un giorno accompagna l’amico Gelone che chiede ai prigionieri di recitare i versi di Euripide in cambio di pane e olive. Gelone è innamorato della grande tragedia greca ed escogita un piano coraggioso: allestire lì nelle cave, con l’aiuto dei prigionieri, la Medea e Le Troiane.
All’inizio Lampo è indifferente, ma l’audacia del progetto lo conquista, trova il denaro per i costumi e le scene, stringe amicizia con l’ateniese Paches e si innamora di Lyra, una giovane schiava. Quando lo spettacolo va in scena, però, si riaccende l’odio dei siracusani nei confronti degli ateniesi, e così Lampo e Gelone dovranno difendere la loro impresa e portare in salvo i loro nuovi amici. L’uomo di Ferdia Lennon è schiacciato dall’apatia e dalla guerra, ma si riscopre umano e si apre alla compassione e all’amore rifiutando il mito violento dell’eroismo. Eroi senza gloria è una storia antica che con una lingua esuberante ci parla dell’oggi, di fratellanza e di conflitti, e di come a dispetto dell’indifferenza la bellezza sia in grado di farci immaginare qualcosa di più grande.
Questo libro è per chi cerca risposte nel blu del mare e del cielo, per chi ha sperato fino alla fine nei Commitments di Roddy Doyle, per chi ha imparato a cantare una canzone d’amore in un’altra lingua, e per chi crede che il mondo sia una cosa ferita, che solo le storie possono curare.
Il secondo libro della collana che NNE ha dedicato a “l’uomo nudo” è un’altra perla, un gioiellino della letteratura contemporanea davvero imperdibile. Ferdia Lennon con “Eroi senza gloria” ci porta a Siracusa nell’anno 412 a. C. e lo fa con uno stile unico, intelligente e spassosissimo, che mescola dramma a commedia, esuberante allegria a malinconica tragedia.
È il vasaio disoccupato Lampo a raccontarci, in prima persona, della geniale o, forse è meglio dire, improbabile, idea del suo amico Gelone di mettere in scena una tragedia del suo amato Euripide. E non ha intenzione di rappresentarla su di un palcoscenico tradizionale e con attori professionisti, n! L’idea di Gelone è di improvvisarsi regista e di “scritturare” gli schiavi ateniesi che, dopo la sconfitta in guerra, sono prigionieri nelle cave, l’anticamera dell’Ade, di cui ne hanno l’atmosfera. Seguiamo i nostri eroi nell’allestimento della tragedia di “Medea” a partire dai casting, continuando con le prove.
“C’è qualcosa che non ho più visto da quando, due anni fa, ho incrociato lo sguardo di questi ateniesi in battaglia, nelle loro corazze lucide. Lo rivedo ora anche se in una forma molto, molto più fragile: l’orgoglio. Questi ragazzi sono orgogliosi di essere ateniesi”
Tutto è narrato con dissacrante umorismo e sfavillante irriverenza. Una scrittura, quella di Ferdia Lennon, ricca di humour irlandese, ma, al tempo stesso, colta, arguta e ardita. È tutta un fuoco, calda come il sole che Apollo elargisce così profusamente sulla terra siracusana. La mise en scene deve essere perfetta, secondo Gelone, con tanto di musica e maschere, “come ad Atene”, pensa l’ex vasaio con sguardo sognante. È la prima volta che si entusiasma per qualcosa dopo la morte del figlioletto e la scomparsa della moglie. E l’amico Lampo è al suo fianco per realizzare questa incredibile e, all’apparenza, impossibile impresa. “Medea”, recitata da schiavi ateniesi tutti pelle e ossa, affamati e distrutti dalle privazioni e dal sole cocente, sembra un progetto già fallito in partenza. Ci riusciranno?
“Penso a come deve essere una vera recita ad Atene, e rendermi conto che non lo saprò mai mi fa soffrire, ma poi mi guardo intorno: le pareti della cava che ci circondano, il cielo che preme su di noi, carico di stelle o dei, e sotto un bel po’di ateniesi. In fondo, non è anche questo un anfiteatro? Un enorme anfiteatro ateniese, con due piccoli siracusani che assistono”
La costruzione delle scene, le prove, la scelta delle maschere e dei costumi, il teatro che si mescola alla vita quotidiana e alle disavventure di schiavi e uomini liberi che lì, in quella cava, a lavorare fianco a fianco, diventano parte di un solo sogno di riscatto. Anche se all’inizio le motivazioni sono differenti. L’amore per Euripide muove Gelone; vedere felice il suo amico è lo stimolo per Lampo; mettere un po’di cibo nello stomaco è l’aspirazione degli ateniesi; mentre è l’avventura che entusiasma i bambini che si sono aggregati all’impresa. Ma, alla fine, per tutti il sogno è uno: il successo della rappresentazione.
“È strano, ma benvenuti a Siracusa! Siamo tipi che amano il rischio, non so se mi spiego. Questa è una produzione con veri prigionieri ateniesi. Sono gli unici dell’intera isola a conoscere questa nuova tragedia di Euripide. Sono tutti attori di mestiere e ve lo dico io, ragazzi, questo spettacolo è pazzesco”
Lampo è un abile affabulatore e, se ve lo consiglia lui, questo spettacolo, allora è senza dubbio da non perdere, non credete?
Polvere. Polvere nell’aria, polvere sulle strade, polvere negli occhi e nelle vite. La polvere è ovunque a Siracusa e sembra presagio di sventura o di cambiamento.
Un irlandese che colloca la sua opera in Italia, su di una tragedia greca, addirittura Ferdia Lennon dissemina la narrazione di modi di dire propri della terra di Oscar Wilde, così distanti dal contesto da essere a dir poco geniali!
I personaggi sono un variopinto e variegato universo di maschere, che rimangono impressi nello sguardo del lettore proprio perché così sapientemente delineati da essere indimenticabili, originali e unici. Mi aspettavo di ridere così tanto su di un testo ambientato nella Siracusa del 412 a. C. tra schiavi e rovine di pietra? Assolutamente no, è stata una vera sorpresa. Se anche Roddy Doyle ha definito “Eroi senza gloria” divertente, non vi resta che fidarvi: è una di quelle storie capaci di far ridere, ma anche riflettere. Una nave di speranza nel mare dell’indifferenza.
A venirne fuori è il ritratto di uomini mossi dalla compassione, il cui vero eroismo consiste nel salvare una vita, perché “anche una è già molto” e nel far rivivere la bellezza anche là, dove sembra essere impossibile riuscire a fare brillare un sorriso.
“Eroi senza gloria” è un romanzo che mi ha non solo conquistata, ma travolto e incuriosita, tanto da voler leggere “Medea” e “Le Troiane” con gli stessi occhi innamorati di Gelone. La parte finale è un capolavoro di commozione e melodia, quella che nel cuore canta e incita al coraggio e all’altruismo, alla bellezza delle parole, che siano tra greci, siciliani, irlandesi, ovunque e in ogni epoca, salva dal dolore e reca conforto e calore.
E voi, conoscete le tragedie di Euripide e credete che siano ancora attuali?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐

Salve, sono Giusy e sono un’appassionata lettrice da quando ero una bambina. Mi piace leggere praticamente di tutto, dai classici, ai romanzi d’amore, ma amo soprattutto la narrativa contemporanea. Adoro i manga giapponesi e scrivo racconti.