
romanzo contemporaneo
Rossini Editore
13 ottobre 2023
cartaceo
580

1879: un bambino viene dato alla luce e subito affidato al brefotrofio di Napoli. Qui la sorte gli assegna il nome di Fortunato e dopo alcuni anni lo conduce a Molaro, il minuscolo paesino di contadini sulle montagne calabresi in cui vive la coppia che lo ha adottato. Fortunato cresce tra affetti nuovi e aspre difficoltà, immerso in una realtà profondamente legata a tradizioni arcaiche, fatta di silenzi e antichi rituali rimasti immutati nel tempo.
La vita di Fortunato scorre tra fatti di amore e di sangue, lotte e tentativi di riscatto, e si intreccia con gli sconvolgimenti che caratterizzano l'Italia del primo Novecento, visti attraverso lo sguardo di chi per sopravvivere ha sempre dovuto combattere.
Tutto avrei potuto trovare in questo romanzo, ma mai avrei pensato che i ricordi dei racconti fatti dai familiari di Marco Tripodi fossero ambientati negli stessi luoghi dei ricordi della mia famiglia da parte materna.
“Don Fortunato” è ambientato nell’estremo sud della nostra penisola. Melito di Porto Salvo e Pentidattilo sono tra i miei ricordi, grazie ai racconti delle zie. E poi… poi ci sono stata e vi dirò che l’atmosfera, che l’autore ci descrive, ancora un po’ si può ritrovare.
Don Fortunato è la parabola della vita di un uomo che già dalla nascita ha dovuto imparare a trovarsi un posto nel mondo e sgomitare per tenerselo. Un bambino abbandonato che diventa un ragazzino con dei genitori adottivi, poi un giovane uomo sposato, un genitore burbero e un uomo maturo stanco di aver sempre dovuto lottare per ogni cosa abbia voluto. Fortunato è descritto nei minimi particolari nei vari periodi della sua vita. Durante la lettura, se si tiene presente quello che l’autore ci ha narrato nelle pagine precedenti, si riesce a seguire gli anni che passano attraverso il protagonista.
“Fortunato si ritrovò con gli occhi sgranati a fissare quel bimbo che mugolando gli si accoccolava tra le braccia, e stette così al centro della stanza, sordo a tutti i commenti dei parenti i torno a lui…”
Caratterialmente, Fortunato cambia, quasi mai in meglio, forse mai; non si pente di alcune azioni che lo hanno portato in carcere né della durezza nei confronti dei figli. Gli anni della guerra lo hanno forgiato e la sua corazza è diventata ancora più solida. Solo in poche occasioni si mostrerà sensibile, secondo lui “debole”, e succede, in particolare, nei confronti dalla figlia Vincenza e della moglie Mica.
Coprotagonisti di Don Fortunato di Marco Tripodi
Coprotagonisti sono i componenti della famiglia di Fortunato. Di fondamentale importanza per la trama sono i genitori adottivi, che lo portano a vivere a Molaro, poco distante da Reggio Calabria, e su queste montagne passerà la sua esistenza.
Molto bravo Marco Tripodi a differenziare i tanti coprotagonisti che cambiano nel passare di tanti anni. Mica, la moglie di Fortunato, è un altro personaggio che è presente in quasi tutto il romanzo. Una donna che incarna la condizione femminile di quegli anni, forse ancora di più in quelle zone isolate del sud Italia. Una donna che deve stare in casa, che deve badare ai figli, che non può uscire da sola, che viene maltrattata.
I figli maggiori di Fortunato hanno un ruolo importante nello svolgersi delle vicende, soprattutto Vincenza, che si troverà al centro della discordia tra il padre e Beniamino, che la vorrebbe come sposa.
Non ultimi, i coniugi Coppola. La coppia di napoletani la incontriamo all’inizio del libro e, poi, quando Fortunato è un giovane ragazzo che lavoro per aiutare i genitori. Sarà uno dei momenti di svolta della sua vita; dopo questo incontro, prenderà la decisione più difficile e più sofferta tra le varie che dovrà affrontare.
Tra montagne e città
Quasi tutto il romanzo è ambientato a Molaro, paesino poco lontano da Reggio Calabria. Una montagna su cui sono distribuite poche case di agricoltori, una piccola chiesa e qualche esercizio pubblico. Le descrizioni degli ambienti sono ben fatte: i campi coltivati, le vigne, la fiumara, le stradine terrose. Tutto ci fa immaginare i luoghi raccontati. Solo in alcuni frangenti i protagonisti si spostano in città, in particolare a Reggio Calabria, e vengono presentate le strade e i luoghi che visitano. Dalla prima volta che Fortunato vedrà la sua casa, l’autore ce la descrive con ciò che le sta intorno e, in seguito, sarà proprio il paesaggio circostante, che viene ripetuto, a caratterizzarla e farla riconoscere tra tante povere abitazioni, tutte simili.
L’inizio del romanzo è ambientato a Napoli, ma della città partenopea conosciamo solo una povera periferia e l’orfanotrofio, con tutta la sofferenza che nel finire dell’800 vi era.
Molto molto bravo l’autore per averci fatto conoscere questo spaccato di vita dell’inizio del 900. E Grazie per aver condiviso i suoi ricordi.
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐

Di una lettura mi colpisce sia una bella trama che una scrittura ricercata. Un romanzo rosa, un romanzo storico, della narrativa contemporanea non importa basta che non sia… fantasy!