autobiografia
Fazi Editore
7 marzo 2023
cartaceo, ebook
322
La storia di Sophie Blind comincia dalla fine: camminando per le strade di Parigi, la donna viene investita da un'automobile e perde la vita. Per lei è quasi una liberazione: da questa prospettiva privilegiata può osservare , rielaborare e intrecciare gli episodi della sua esistenza di adulta e di bambina, di ragazza e di intellettuale.
Immigrata in America dall'Ungheria, figlia di uno psicanalista ebreo e nipote di un famoso rabbino conservatore, non crede in Dio né nella psicoanalisi.
Dopo anni di continui viaggi al seguito del marito, decide di porre fine al matrimonio ormai soffocante; il marito in questione, filosofo donnaiolo, per tutta risposta le suggerisce di parlarne con l'analista. Mentre tenta di ottenere il divorzio, Sophie cerca anche di scrivere un romanzo, ma è costantemente disturbata dalle ingombranti figure maschili che le gravano attorno.
Nel frattempo ci racconta, con ironia, la storia della sua famiglia sullo sfondo delle vicende storiche ungheresi. Quando, dopo molti anni, tornerà nella sua città d'origine, anche le strade che conosceva non saranno più quelle che lei ricorda: saranno un sogno perduto, distrutto dalla guerra. E la sua sensazione di non appartenere ad alcun luogo ne uscirà ancora più rafforzata.
“Non siamo responsabili della nostra natura” – da “Divorzi” di Susan Taubes, edito Fazi Editore.
Una donna viene investita sulle strade di Parigi. Dopo il suo decesso, la sua anima vaga, osservando le persone che gravitavano attorno a lei quando era in vita e si ritrovano piangenti accanto alla sua salma. Ripercorre, a ritroso, tutte le tappe della sua vita. Ricorda la sua famiglia nel 1939 in Ungheria durante la persecuzione nazista. Il successivo trasferimento negli Stati Uniti, il suo matrimonio, la maternità, le scappatelle e la richiesta di divorzio respinta dal marito. Tra sogno e realtà, ricordo e farneticazione, questo è un romanzo fortemente autobiografico.
“Aveva sempre ritenuto che pensare al senso della vita, tentare di darle un senso, fosse un assillo ozioso e inutile”
Sophie è una scrittrice. È sposata con Ezra, con cui ha tre bambini. Il loro è un matrimonio aperto, non si precludono altre conoscenze e relazioni. Eppure, alla fine, la loro unione perde di slancio, diventando solo abitudine e dipendenza.
Ezra è un uomo di successo, perennemente in viaggio per lavoro, un donnaiolo che deve, tuttavia, avere la certezza di poter tornare al proprio nido. Non importa se anche la moglie si concede delle avventure con altri uomini, purché rimanga tale. Quando lei esprimerà il desiderio di lasciarlo, lui si opporrà.
Sophie appartiene ad una famiglia a sua volta divisa, forse per questo è diventata una donna complicata e insicura. Suo padre è un noto psicanalista che, dopo la sua nascita, ha perso interesse nei confronti della moglie, dedicando ogni attenzione alla sua bambina. La moglie, stanca di esser trascurata, ha chiesto il divorzio per sposare un uomo più giovane. Sophie non trova pace, vuole scrivere un libro sulla sua vita e per farlo ripercorre le tappe della sua esistenza, partendo dalla sua famiglia di origine ebraica vissuta in Ungheria al suo trasferimento negli Stati Uniti con la zia per fuggire dalla persecuzione nazista.
“Le persone sono fatte così, vogliono quello che non possono avere” – Divorzi
Un libro di difficile comprensione. Non tanto per l’uso di terminologie desuete, al contrario, il linguaggio sarebbe agevole se i concetti espressi non vagassero nel tempo e nello spazio senza un ordine o una direzione ben delineata. L’autrice è indubbiamente brava. Il contesto storico-culturale (1939/1947) è ben introdotto, i personaggi invece non sono sufficientemente caratterizzati. Non è facile farne un quadro esauriente perché tutti contradditori e fuori da ogni logica.
Il romanzo è diviso in quattro parti. Si inizia dalla scena finale. La morte della protagonista investita da un taxi, per poi ripercorrere tutte le altre tappe della sua vita. L’ultima proprio quella della sua infanzia e del rapporto con i genitori. “Divorzi” è un romanzo con troppe similitudini tra la protagonista e l’autrice, fu l’ultimo suo scritto perché poi si tolse la vita. La difficoltà maggiore consiste nel seguire il filo logico della storia, troppo frammentario, disordinato. I ricordi si mescolano con l’immaginario e diventa complesso separare la realtà dalla fantasia.
I legami familiari appaiono tutti malati e senza alcun fondamento. Non si comprende perché abbiano avuto un inizio e nemmeno una fine.
“Il divorzio è un lusso per ricconi, i poveretti devono sopportare insieme”
Sono spiazzata. Mi aspettavo uno spaccato di storia e di approfondimento dei rapporti umani, mentre mi sono ritrovata a leggere un romanzo scritto indubbiamente con sapienza, ma del tutto incomprensibile.
Una mescolanza di concetti, periodi e pensieri senza alcun senso logico (o magari ne hanno uno, ma io non l’ho colto). È stato difficile arrivare all’ultima pagina, ma è stato anche un sollievo. È vero che la natura umana è complicata, ma qui se ne abusava decisamente un po’ troppo…
Quando non state capendo nulla del libro in corso di lettura, cosa fate? Lasciate? Arrivate in fondo?