Trilogia di Copenaghen #3
Autobiografia
Fazi Editore
4 aprile 2023
cartaceo, ebook
180
Tove ha soltanto vent'anni, ma è già una poetessa conosciuta, sta scrivendo il suo primo romanzo ed è la moglie di un editore molto più grande di lei. Il suo cammino nella vita sembra indirizzato verso la felicità, eppure qualcosa scricchiola: a pensarci bene , suo marito non l'ha mai presa tra le braccia; la notte dorme sul divano perché lui non è disposto a condividere il letto e a colazione non può rivolgergli la parola mentre lui legge il giornale.
La prima esperienza matrimoniale non è certo idilliaca, ma la giovane non ha idea delle battaglie che ancora l'aspettano: relazioni amorose tormentate, fallimenti artistici, gravidanze indesiderate. Soprattutto, però, l'uomo davvero sbagliato non ha ancora incrociato la sua strada. Dal momento in cui lo farà , niente sarà più come prima: mano nella mano, quest'individuo subdolo la trascinerà in un baratro profondo, dal quale sarà molto difficile riemergere.
Con il passare degli anni, la tensione centrale della vita di Tove viene dolorosamente messa a fuoco: il terribile richiamo della dipendenza, in tutte le sue forme.
“Per me la scrittura è un po’ come l’infanzia: una cosa segreta e proibita, piena di vergogna, da fare di nascosto in un angolino, quando nessuno vede” – da “Dipendenza” di Tove Ditlesven, edito Fazi.
Tove è una donna giovanissima e infelicemente sposata con un uomo molto più anziano di lei. Credeva di trovare stabilità e serenità attraverso il matrimonio, ma ne ricava solo noia e frustrazione. Cercando l’amore in altre relazioni, incappa in un uomo che segnerà l’inizio della sua dipendenza agli oppiacei. Per Tove sarà estremamente difficile uscirne, nonostante un nuovo sincero amore.
“Mi sembra che al di fuori di queste verdi stanze l’esistenza delle altre persone proceda a ritmo di timpani e tamburi, mentre su di me i giorni rivadano inavvertibili come polvere, l’uno identico all’altro”
Tove… vi ricordate di lei? La ritroviamo ventenne, giovane sposa di Viggo, il suo pigmalione, colui che ha sempre promosso e creduto nella sua carriera. Il caporedattore di un periodico, maggiore di lei di trent’anni. Tove sperava tanto di trovare una stabilità emotiva e una piacevole routine in questa unione. È rimasta la ragazza insicura e inquieta che era, fragile e influenzabile. Scrivere è sempre importantissimo per lei, lo fa segretamente per timore che il marito si intrometta e apporti troppi stravolgimenti ai suoi scritti.
Viggo si dimostra freddo e scostante con la giovane sposa. Non solo non vive l’intimità con lei, ma la costringe a dormire sul divano per stare più comodo nel letto. In casa è taciturno e non desidera essere interrotto mentre legge il giornale. È altezzoso e manifesta tacito disprezzo nei confronti dell’umile famiglia di lei. Frequenta artisti altrettanto superbi e Tove si sente a disagio durante quelle lunghe serate insieme a loro.
“Intanto il mio umore si abbassa come il livello della sabbia nel bulbo superiore di una clessidra, non so il perché” – Dipendenza
Un matrimonio che è destinato a finire. Tove è alla ricerca di amore, passione e di una vita adatta ad una donna del suo temperamento. Intreccia una serie di relazioni sbagliate, diventa madre, ma non riesce comunque a trovare pace. Dopo un’avventura amorosa consumata in preda all’alcol, rimane incinta e si rivolge al presunto responsabile per interrompere la gravidanza.
Carl è, infatti, un medico. Poiché prova forte attrazione nei confronti della poetessa, acconsente a praticare l’intervento. Per evitarle il dolore, le somministra un oppiaceo che segnerà l’inizio della sua dipendenza farmacologica. L’uomo, a sua volta, manifesta turbe mentali e instabilità come gran parte dei suoi famigliari. La loro unione si basa soprattutto sul bisogno di lei di procurarsi gli oppiacei e la possibilità di lui di procurarglieli.
Tove troverà stabilità solo con Victor, una conoscenza di amici comuni che lei non ha mai incontrato prima. Un compagno forte e deciso che farà il possibile per aiutarla ad uscire dal baratro della dipendenza.
“Dice che le poetesse non devono avere bambini: ci sono già abbastanza donne che possono farne, mentre non sono molte a saper scrivere libri“
“Dipendenza” è il terzo e ultimo volume della trilogia di Copenaghen, quello di Tove donna. Non per età, ma per esperienze di vita. Un testo relativamente breve, ma ricco di avvenimenti. È la caduta rovinosa verso il baratro di questa talentuosa e famosa poetessa danese.
È un’autobiografia, quindi scritta dalla stessa Ditlevsen in prima persona. Il linguaggio è semplice e la lettura molto scorrevole, pur trattandosi di una scrittura fortemente introspettiva. “Dipendenza” è la storia di un disagio, di tanti errori e, nonostante il tenore e la portata di essi, di un’ingenuità, celata dietro la ricerca di una sorta di “isola che non c’è”.
Il ritmo di lettura è rapido. Tove si presenta a noi in tutta onestà, confessando la sua disperazione e la fiducia eccessiva nel suo prossimo. È, quindi, spontaneo provare per lei compassione (a volte anche rabbia) e sperare in un finale positivo. Questo ci spinge a proseguire la lettura con certo slancio. L’autrice tratta il tema della dipendenza molto realisticamente, evidenziando le subdole dinamiche e le gravi conseguenze. Anche il contesto culturale danese dell’epoca (1939) è ben caratterizzato, così come l’ambientazione e i rapporti umani.
Attraverso la propria personale esperienza, Tove analizza le dinamiche familiari. Se in “Infanzia” si polarizzava sul legame tra madre e figlia, in “Dipendenza” approfondisce le dinamiche di coppia. Non solo le proprie ma anche quelle di coloro che la circondano.
“Non sono più sola, e sento che non erano chiacchiere da ubriachezza, quando mi ha detto che resterà con me tutta la vita”
Consiglio a tutti coloro che hanno letto i primi due volumi della trilogia di Copenaghen, di completarla con “Dipendenza”. Tove Ditlevsen è stata un’autrice di grande sensibilità, partita svantaggiata a causa dei suoi umili natali. È riuscita ad emergere grazie al suo talento e perseveranza, che, purtroppo, ha mal impiegato nella vita privata. Una donna inquieta, fragile e piena di contraddizioni (rinunciò ad un figlio che aspettava, ma non esitò ad adottare come propria quella illegittima del marito). Non potrete fare a meno di arrabbiarvi con lei, ma anche di prendervi a cuore il suo destino, provando compassione per la sua anima tormentata.
Conoscevate Tove Ditlevsen prima dell’uscita della trilogia di Copenaghen?