
Thriller
Mondadori
22 giugno 2021
cartaceo, ebook
240

Gates Foster ha perso sua figlia, Lucy, diciassette anni fa. Da allora non ha mai smesso di cercarla. All'improvviso, un nuovo scioccante sviluppo gli fornisce il primo indizio su quella drammatica vicenda in oltre un decennio. Questo potrebbe significare che finalmente Foster è sul punto di scoprire la terribile verità sulla sua sparizione. Nel frattempo, Mitzi Ives si è guadagnata una grande fama tra i rumoristi, gli artisti che, foggiando suoni sempre più coinvolgenti, conferiscono ai film di Hollywood la loro autenticità. Usando le stesse tecniche segrete di suo padre prima di lei, è diventata un'esperta nel settore dei suoni che si accompagnano alla violenza e all'orrore, e ora è ricercatissima nel mondo degli studios proprio per questa sua straordinaria capacità di creare urla tanto agghiaccianti da sembrare reali.
Com'è inevitabile, ben presto Foster e Ives si troveranno in rotta di collisione e le conseguenze di questo fatto rischieranno di mettere a nudo tutta la terribile violenza che si nasconde sotto la facciata scintillante e apparentemente perfetta di Hollywood.
"L'invenzione del suono" non è solo una storia sopra le righe, ma è anche una sorprendente e inquietante riflessione sulla mercificazione della sofferenza e sul pericoloso potere dell'arte, e ci regala un Palahniuk all'apice dei suoi sinistri e affascinanti poteri di stregone letterario.
“Gates Forbes si vedeva come una bomba pronta ad esplodere. Una mitragliatrice continuamente in cerca di un nuovo bersaglio. Quello, l’ufficio, no, non era il suo lavoro ideale. Il mestiere che sognava era torturare gli uomini che torturavano i bambini” – L’invenzione del suono
C’è molto del marchio “Palahniuk” nell’ultimo romanzo dell’autore statunitense, “L’invenzione del suono”, dove sin dalle prime righe ritroviamo il tratto stilistico e le atmosfere dei suoi precedenti lavori. Scritto con ritmi serrati, quasi sincopati, il lettore viene introdotto in un mondo oscuro, una sorta di incubo da cui sembra non si possa uscire, dove ossessioni e dolore diventano vero e proprio orrore; un orrore asfissiante che trasuda da tutta la vicenda, generando un senso di angoscia che neppure il finale riesce completamente a sciogliere.
La storia vede due protagonisti che sembrano non aver nulla in comune. Eppure, sin dalle prime pagine si percepisce che siano, in realtà, intrecciati tra loro indissolubilmente: una sensazione rafforzata dal tipo di scrittura che non lascia spazio a divisioni tra i due punti di vista, che invece fluiscono senza alcuna divisione, alternandosi in modo serrato e diventando sempre più vicini tra loro.
Da un lato, dunque, c’è Gates Foster che cerca la verità da troppo tempo. Sono diciassette anni dacché Lucinda, la sua amata figlia, è scomparsa senza lasciare tracce, mentre giocava con lui tra gli ascensori del palazzo dove egli lavora. Una perdita che ha trasformato e avvelenato la sua esistenza, dedicata ora ad una costante ricerca del maniaco che, secondo lui, ha rapito la piccola Lucy. Una ricerca che, come in una spirale, lo ha portato a una crociata ossessiva contro i “mostri” che frequentano il lato oscuro del web, quegli uomini malvagi che rapiscono e torturano sessualmente i bambini.
Dall’altro lato si pone, invece, Mitzi Ives, un’affermata e ricercatissima rumorista di Hollywood. Una donna segnata da traumi irrisolti, ma che è considerata un vero talento capace di ricreare suoni legati alla violenza e all’orrore. Urla e grida che sono frutto di una violenza ed un orrore reali; una violenza che però sistematicamente viene cancellata dalla memoria con l’uso smodato di pasticche di Ambien e di grandi quantità di alcool.
“Nel palazzo di fronte, alla sua stessa altezza, un unico uomo era seduto nel suo ufficio. Un anonimo individuo a forma di padre, sembrava, intento a sbirciare su uno schermo di computer che lei non poteva vedere. Portava gli occhiali seduto alla sua scrivania nel solo ufficio in tutto il palazzo con la luce accesa.
(…)
Al posto della luce e dell’uomo a forma di padre, Mitzi vide il riflesso della propria sagoma. Agitò un braccio e si vide risalutata dalla propria immagine riflessa.” (L’invenzione del suono di Chuck Palahniuk)
Due vite segnate e oscure che, come l’autore ci fa capire sin dall’inizio, sono, senza saperlo, lì, una accanto all’altra; e che piano piano sono destinate ad avvicinarsi per poi sciogliersi nell’atto finale, dove la verità prenderà forma. Una verità che però lascerà spazio ad altre oscure ragioni, dove “Gates Foster non sarebbe mai stato fermato, perché lavorava per la gente che avrebbe dovuto fermarlo.”.
Nel binomio angoscioso Forbes-Mitsi, infatti, si inserisce un terzo destabilizzante elemento, ossia Blush Gentry, un’attrice in decadenza, alla ricerca di una rinnovata notorietà e disposta, pur di ottenerla, ad avvicinarsi a Forbes, dando una svolta alla vicenda, ma anche a dare la stura ai risvolti futuri del caso.
Alcuni dei temi già presenti nei romanzi precedenti, come, ad esempio, le ossessioni e le risposte ai propri traumi, i gruppi di auto-aiuto, la gestione della perdita e del dolore, la critica allo star-system hollywoodiano trovano ne “L’Invenzione del suono” un posto preponderante nella storia, diventando elementi fondamentali per la comprensione delle pulsioni più oscure dei personaggi.
In Gates Forbes, ad esempio, il dolore per la scomparsa figlia diventa un’ossessione da cui non si può uscire; sintomatico infatti è il voler negare la morte come una possibile soluzione e voler perpetrare una illusione di come avrebbe potuto essere Lucinda, confondendo l’insana fissazione con una terapia contro il dolore. Forbes, non a caso, ingaggia una escort che, assomigliante a una possibile Lucinda adulta, impersona la figura della figlia. Per Mitzi, invece, potrebbe trattarsi del rapporto con la figura paterna. Un padre che a sua volta era stato un rumorista e a cui è riconducibile la sua incapacità di gestire il trauma che questo rapporto le ha causato tanto da impedirle di costruirsi una vita sentimentale normale e preferire un partner che definisce un cavernicolo, ossia una sorta di abbruttimento del genere maschile.
In breve si può affermare che L’invenzione del suono sia un romanzo dalle tinte molte forti. Una spirale narrativa di dolore e orrore a cui il lettore è costretto a partecipare e a non trovare requie neppure nell’ultima pagina del libro. Un effetto da urlo ottenuto grazie alla particolare scrittura dell’autore.
“Solo il terrore può dar luogo a una registrazione commercialmente redditizia. A un capolavoro”
E voi, cosa ne pensate?