Le strade
narrativa classica
Fazi Editore
5 ottobre 2017
ebook, cartaceo
179
In fuga dall'opprimente vita di città, l'aristocratica Elizabeth si stabilisce nell'ex convento di proprietà del marito, un luogo isolato e carico di storia in Pomerania. A vivacizzare le giornate della signora ci sono le tre figlie - la bimba di aprile, la bimba di maggio e la bimba di giugno -, le amiche Irais e Minora, ospiti più o meno gradite con le quali intrattiene conversazioni brillanti e conflittuali, sempre in bilico fra solidarietà e rivalità femminile, e poi c'è lui, l'Uomo della collera, «colui che detiene il diritto di manifestarsi quando e come più gli piace». Ma soprattutto c'è il giardino, una vera e propria oasi di cui Elizabeth si innamora perdutamente. Estasiata dalla pace e dalla tranquillità del luogo, trascorre le ore da sola con un libro in mano, immersa nei colori, nei profumi e nei silenzi, cibandosi soltanto di insalata e tè consumati all'ombra dei lillà. Mentre le stagioni si susseguono, Elizabeth ritrova se stessa, i suoi spazi, i suoi ricordi e la sua libertà. Una storia che ha molto di autobiografico narrata da una donna più avanti del suo tempo: una donna di mondo coraggiosa e irriverente che parla a tutte le donne di oggi. Uscito per la prima volta nel 1898 in forma anonima, "Il giardino di Elizabeth", primo romanzo di Elizabeth von Arnim, ebbe da subito un successo clamoroso. Presentato qui in una versione integrale è un romanzo del passato che colpisce per la sua modernità.
RECENSIONE
Il giardino di Elizabeth è l’autobiografia di Elizabeth von Armin, non un vero e proprio romanzo, quindi è ambientata all’inizio del Novecento in Prussia. Nelle prime pagine, l’autrice descrive in modo molto accurato tutti gli esemplari di piante e fiori presenti nel suo giardino, come si è documentata per scegliere le rose migliori o come ha dovuto insistere tanto con i vari giardinieri perché non seguivano le sue precise istruzioni.
Altra passione di Elizabeth è la lettura; questa sua caratteristica mi ha reso inizialmente molto vicina alla donna, anche se poi la mia idea è mutata lungo il romanzo. La letteratura e la botanica, infatti, non sono altro per la protagonista che una sorta di rifugio dal resto della sua vita. Per l’appunto, ogni sua relazione con un qualunque individuo della sua specie pare infastidirla, come se non riuscisse a sopportare le persone. Ciò appare evidente nell’appellare le figlie, ovvero mai utilizzando il nome di battesimo ma differenziandole per il mese di nascita; oppure si dimostra nel nomignolo “Uomo della collera” affibbiato al marito, con il quale ha contratto un matrimonio già infelice ancora prima di celebrarlo. Se questo suo preferire la solitudine potrebbe forse apparire come simbolo di forza d’animo ed intelligenza, il relazionarsi al marito dimostra tutt’altro. Particolarmente interessante è la conversazione che intrattiene con l’uomo e le sue ospiti, Irais e Minora, sulla condizione di inferiorità delle donne a quel tempo, considerata dal marito perfettamente adeguata e irreversibile. Alle parole del marito secondo cui le donne sono
“[..] creature che, pur non essendovi obbligate, per abitudine assentono a qualsiasi cosa un uomo proponga loro, persino a qualcosa che si dimostri nocivo”
o ancora:
“[…] cosa vi distingue dai bambini? Siete più grandi come età ma non più sagge. Anzi, con gli anni perdete il buon senso che avevate da piccole”,
Elizabeth prova a ribattere ma la sua ribellione perde immediatamente di forza e l’argomento non compare mai più nell’autobiografia. Dunque, la donna, più che sembrare sicura di sé e forte, risulta solo incapace di agire ma comunque ingiustificatamente altezzosa, tanto da considerarsi superiore a tutte le persone che le stanno intorno (e che evita accuratamente).
Riguardo le due ospiti invece, la protagonista dice di provare forte amicizia per Irais e grande avversione per Minora, tanto che si coalizza con la prima per far sentire fuori luogo la seconda. Durante la lettura di queste pagine, tuttavia, la sensazione che mi è rimasta non è altro che una forte avversione per Elizabeth e Irais, le quali appaiono come ottuse e superbe nobildonne del Novecento mentre esse vorrebbero apparire forti e anticonformiste. Al contrario, Minora è risultata più simpatica ai miei occhi: riflessiva e cosciente dell’ottusità delle sue compagne, tanto da farle capire quando tacere appena necessario (anche se questo attira su di lei ulteriori prese in giro). Elizabeth, dunque, almeno ai miei occhi, appare come la perfetta rappresentazione per antonomasia della nobildonna di inizio ‘900, alla quale il destino ha donato la fortuna di avere una carnagione chiara e di essere ben istruita; e sono proprio queste caratteristiche che le danno la possibilità di sentirsi giustificatamente superiore a chi le sta intorno, nonostante i suoi comportamenti poi dimostrino ad un occhio più oggettivo le sue reali virtù.
Tali atteggiamenti della protagonista, tuttavia, ritengo rappresentino proprio la ricchezza di questo romanzo scritto più di cento anni fa e che, letto ora, permette di comprendere la mentalità dell’epoca, pur non essendone d’accordo.
AUTORE
Elizabeth von Arnim
La scrittrice Elizabeth von Arnim, pseudonimo di Mary Annette Beauchamp, nacque a Kiribilli Point, in Australia, da una famiglia della borghesia coloniale inglese, era cugina della scrittrice Katherine Mansfield. Visse a Londra, Berlino, in Polonia e infine negli Stati Uniti.
Si sposò due volte – entrambi matrimoni infelici – ed ebbe cinque figli, fra i cui precettori ci furono E.M. Forster e Hugh Walpole. Fra un matrimonio e l’altro, fu l’amante di H.G. Wells. È stata una scrittrice molto prolifica e di grande successo. Fazi Editore ha pubblicato Un incantevole aprile (2017) Il giardino di Elizabeth (2017) e La fattoria dei gelsomini (2018). Nel catalogo Bollati Boringhieri si ricordano: Il giardino di Elizabeth (1989), I cani della mia vita (1991), Un incantevole aprile(1993), La memorabile vacanza del barone Otto (1995), Elizabeth a Rügen (1996), Amore (1998), Un’estate da sola (2000), La moglie del pastore (2003), Lettere di una donna indipendente (2005), Vi presento Sally (2008), La storia di Christine(2009).
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