
Giallo
Piemme
6 giugno 2023
Cartaceo, ebook, audiolibro
432

Il commissario Alvise Terranova non ha grandi sogni nel cassetto; dopo il ritorno a Carloforte, in questo momento il suo più grande desiderio è poter festeggiare il proprio compleanno con una buona bottiglia di vino, un piatto di spaghetti, la musica di Tom Waits in sottofondo, e la compagnia di Elisabetta.
Non sembra un sogno così irraggiungibile, visto che mancano tre giorni e che al commissariato non capita mai nulla, se non si considerano le incessanti telefonate di un contadino che denuncia la scomparsa di galline.
Ed è proprio quando Alvise pensa di potersi dedicare un po' a sé che arriva il morto. Appena fuori Carloforte, in una caletta dalla natura incontaminata, minacciata dalla costruzione di un albergo di lusso, l'hotel Baia d'Argento, incubo degli ambientalisti, viene trovato il corpo di un uomo. Potrebbe essere il classico caso di morte bianca, se non fosse che il muro che gli è crollato addosso, la sera prima, all'orario di chiusura del cantiere, era in perfetto stato.
Una volta scoperta l'identità del morto, un uomo molto amato nella zona, Alvise indaga sulla vita della vittima, non priva di scheletri. Ma la soluzione, come sempre nei casi che segue il commissario Terranova, si nasconde in un dettaglio che lui è l'unico a vedere.
Dopo Omicidio a Carloforte, Antonio Boggio ci regala un altro giallo perfettamente congegnato, con un'ambientazione molto suggestiva e cara ai lettori, e un protagonista straordinario nella sua umanità.
“Delitto alla Baia d’Argento” è il secondo giallo di Antonio Boggio, edito Piemme.
L’ambientazione è la sua Carloforte, nell’Isola di San Pietro, a sudovest della Sardegna. È una mattina di sabato di un luglio asfissiante.
Gli operai della Edil Soluzioni sono al lavoro per recuperare l’attrezzatura. Purtroppo, l’albergo di lusso, vista mare, non verrà completato a cause di verifiche del piano urbanistico comunale.
All’improvviso, l’operaio addetto all’escavatore inizia ad urlare…
Contemporaneamente, il commissario Alvise Terranova si sveglia dopo una sbornia. Ha solo voglia di farsi una doccia e di cuocersi uno spaghetto con “pomodoro secco, un rametto di rosmarino, un peperoncino aggrinzito, olio d’oliva”. Invece, gli arriva una telefonata da Melis, il centralinista, che lo informa che è stato trovato un morto all’Hotel Baia d’Argento: “l’Hotel abbandonato”.
“Fuori di casa, la mattina lo accolse con un caldo abbraccio. Perfino troppo caldo. Troppo stretto. Lo scirocco aveva gettato un’afa densa tra i carruggi. Quando c’era un morto di mezzo, seppure invisibile in questo caso, sai a che ora cominci la giornata ma non sai mai a che ora finisci”
È stato ucciso Giulio Mazzini, il proprietario dell’hotel. Era originario di Varese, ma si era trasferito a Carloforte cinque anni prima. Il cadavere viene rinvenuto sotto un cumulo di macerie che, fino alla sera prima, costituivano un muretto intatto. Chi era stato ad abbatterlo?
Antonio Boggio inizia a presentarci tutti i personaggi che popolano il suo racconto. Tra questi, il burbero questore De Vito: “Terranova (…) stia attento a non farci fare una pessima figura!”. Il pubblico ministero, Francesca Spanu, il mio personaggio preferito. Una cinquantenne bionda, esile, decisa e disponibile. Il medico legale, Giuliani, professionale e ingessato, anche se si sussurrava che sotto la giacca e la cravatta nascondesse un’anima rock.
La musica è una parte importante del romanzo. Boggio pare suggerirci una colonna sonora da ascoltare durante la lettura.
Arrivando all’hotel, riaffiorano in Alvise i ricordi di quando era bambino e, insieme ai suoi amici, andavano ad esplorare quella struttura che era già abbandonata all’epoca.
“Un’immagine gli ritornò nitida alla mente: la hall, le chiavi con i portachiavi numerati, i registri aperti e impolverati che avevano fotografato il passaggio di un’umanità di altri tempi. Un mazzo di carte da poker sparpagliato sul pavimento. C’era anche tanta immondizia a testimonianza del fatto che non erano gli unici a cimentarsi in quell’avventura.” – Delitto alla Baia d’Argento
L’albergo era popolare agli inizi degli anni Sessanta. Ogni sera c’era musica dal vivo e serate a tema, si ballava e ci si innamorava. Inoltre, gli spettacoli erano aperti non solo agli ospiti ma anche ai residenti. Bei tempi quelli, per Carloforte!
Da quando fu abbandonato negli anni settanta, non si riprese più.
“La storia della Baia d’Argento ci insegna che è un hotel nato sotto una cattiva stella”
Giulio Mazzini conosceva bene Carloforte, era la meta delle sue vacanze estive da ragazzo. Dopo la fine del suo matrimonio, ritornò sull’isola per restare. Si era innamorato di Carina Obino, un’amica di gioventù.
“Ma che cosa hanno le donne a Carloforte? Un malcapitato che mette piede sull’isola rischia di non andarsene più?”
Carina non era il tipo di donna ideale per Alvise, ma più la osservava, più ne restava ammaliato, “Più stava in sua presenza e meno riusciva a comprendere che cosa facesse nascere in lui quel senso di ammirazione”. Spesso non è la bellezza, effimera e soggettiva, a rendere attraente una donna, ma la postura, la voce, il sorriso, il modo di gesticolare o di rispondere ad una domanda.
Il romanzo è narrato in terza persona, tuttavia in corsivo sono riportati i pensieri del commissario.
Nei sessantacinque capitoli, più l’Epilogo, sono tante le tematiche affrontate.
L’ambiente è uno degli argomenti principali.
Da un lato ci sono imprenditori, spesso senza scrupoli, che costruiscono dappertutto.
Dall’altro, gli attivisti ambientalisti che contestano la cementificazione.
Siete soliti scrivere sui libri che state leggendo o sottolinearli?
Oppure non fate neppure un segno?
Bella la riflessione che ci propone Alvise sull’argomento.
“È giusto o no pasticciare i libri? Il suo amico era un seguace della linea dura, secondo cui ogni volume doveva essere intonso. Le pagine bisognava sfogliarle con delicatezza: vietate le orecchie, vietate le sottolineature, vietato l’uso di evidenziatori […] Alvise ripudiava la linea dura di Parodi[…] aveva capito che con un libro bisognava farci l’amore: consumarsi come due amanti e sgualcire le pagine quasi fossero lenzuola” – Delitto alla Baia d’Argento
Credo anch’io che un libro debba essere vissuto!
Si tratta anche di simbologia, dietro ad ogni cosa sembra che ci sia nascosto un segreto, e di poesia. Terranova è un commissario dal cuore poetico.
Divertente lo scambio di battute con Vinicio, un amico di Alvise.
“Tu scrivi ancora quelle merde di poesie? […]
Poca roba.
E come mai?
Scrivo solo quando devo fare un po’ di ordine.
Sei una sorta di donna delle pulizie della letteratura, Terranova?
Una specie”
In questo giallo coinvolgente, tanti sono i momenti di riflessione. Come quando l’autore esamina i periodi della vita, legati al tema così caro della musica. Terranova paragona la sua vita ai due lati di una musicassetta. Il lato A è rappresentato dalla sua giovinezza a Carloforte, prima della partenza per Genova. Il lato B, tutto il periodo genovese. Chissà se il ritorno sull’amata isola possa considerarsi un lato C! Avete mai pensato a suddividere la vostra vita in periodi?
Le parti più divertenti del romanzo sono costituite dai dialoghi del commissario con l’ispettore Rivano.
“Hai svolto una fine indagine di intelligence?”. “Più o meno. Te lo ha detto tua madre?”. L’ispettore sorrise compiaciuto. Sissignore!”
Infine, vi pongo un’ultima domanda. Può sussistere l’amicizia con una persona a cui siamo stati legati sentimentalmente per tanti anni?
Lo scoprirete leggendo questo giallo completo: divertente, coinvolgente, che fa riflettere su tanti argomenti e con un commissario che, come dice lui stesso, usa la testa, non la lascia semplicemente attaccata al collo!
“Per la messa in scena finale era quasi tutto pronto: la sceneggiatura era chiara nella sua testa, pur consapevole che qualcosa l’avrebbe improvvisata. Alvise Terranova avrebbe ricoperto il ruolo di attore, regista, produttore e perfino di pubblico” – Delitto alla Baia d’Argento
Aspetto la terza indagine del commissario carlofortino e attendo di conoscere anche gli sviluppi sentimentali.
Ringrazio tanto la CE, Piemme Edizioni, per avermi inviato una gradita copia cartacea del giallo più bello che abbia letto questa estate!
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐

Mi chiamo Alessia. Sono un’insegnante di matematica e inglese. Vivo in provincia di Pavia. Adoro leggere (soprattutto gialli), fare yoga e cucinare.