
poesia
Placebook Publishing
16 settembre 2020
cartaceo, ebook
172

“Chiedere in regalo la luna
per credere ancora nelle favole.
Chiederla in regalo
come un cesto fiorito
in primavera
di speranze invernali
e calore estivo.
Chiederla per sperare.
Chiederla ma non sperarci.
– dammi la luna! –
Volerla per sognare”
Ho scelta questa poesia per iniziare la recensione della raccolta di Raffaella Porotto, non a caso. In essa, sono racchiuse – a mo’ di contenitore – tutte le emozioni che un animo umano può provare: la ricerca di qualcosa che gli procuri felicità, la speranza di poter vivere come nelle favole ascoltate da bambino, il coraggio di provarci e, contemporaneamente, la sfiducia e la disillusione dopo averlo fatto, l’eternità di un sogno.
Un elenco rapido, si potrebbe pensare. Ma ogni azione indicata cela dietro di sé un mondo in cui l’essere umano si sente volteggiare come in un vortice. Un vortice che a volte sembra accarezzare; ma altre volte (la maggioranza delle volte) turba e percuote.
La raccolta di Raffaella Porotto è, proprio come la poesia citata, un raccoglitore di emozioni, di momenti di vita e di stati dell’animo. Non a caso, è suddivisa in sezioni, caratterizzate ognuna da una data, un anno nello specifico; ancora più in profondità, un anno di vita vissuta. L’autrice ripercorre la propria vita dal 1975 con i componimenti a cui la sua voce interiore ha dato vita.
La immagino in ogni momento vissuto mentre, per sfogo o per gioia, si chiude in camera, impugna la penna e si abbandona alla sua anima.
Sera di foglie smosse sul limite estremo.
Vento che nasce
inavvertito
nel disegnare paesaggi lontani
di figure oramai sbiadite.Nel buio
acceso di lucciole
tracce dell’attesa di bicchieri colmi.Per raccontare l’anima
sotto nuvole scure.
Un abbandono che trasmette, invero, una sinergia con tutto l’ambiente che circonda lo scrivente. Lo definirei una forma di estasi, di passaggio in un livello al di sopra del reale, dove si è all’unisono con tutto ciò che ci circonda. Non a caso, molto armonici sono i versi in cui il poeta (mi perdoni Raffaella se non riesco a dire – in questa occasione – “poetessa”, in ossequio alla forma invariabile del termine latino) si rivolge alla natura o la indica come strumento di espressione ed emozione.
Un aspetto che mi ha molto colpito della raccolta è che, nonostante essa riunisca i componimenti di una vita, non si assiste ad una evoluzione o maturazione nello stile dei componimenti. È come se l’anima di Raffaella Porotto non sia mai cambiata, almeno nella sua forma estatica e poetica. E, se ci pensiamo – amici lettori -, quando a scrivere non è la mano, ma l’Io, c’è poco da cambiare. L’anima è eterna, immutabile, nonostante il cambiamento dei corpi.
[…]
Di questo tramonto
inatteso
faccio poesia
e me ne faccio dono.
Lo stile è lirico, elegante, aulico, ma senza essere incomprensibile. La forma evocativa di tutti i componimenti conferisce musicalità a quanto si legge e conduce il lettore proprio in quel mondo parallelo in cui l’anima, nel frangente in cui scrive, si è rintanata. Elegante è, allo stesso modo, l’uso delle figure retoriche: nulla è lasciato al caso, come il posizionamento degli aggettivi o il magistrale uso che l’autrice fa dell’anastrofe e del chiasmo. Una prelibatezza per il mio sentire. E proprio per questo stile, ho preferito parlare di “poeta”, nonostante a scrivere sia un soggetto donna. Al di là di ogni femminismo, in questi casi davvero fuori luogo a mio parere, a scrivere Cronologie di un’anima è stato un Poeta, come quelli di un tempo, come pochi di questo tempo.

Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.