Spiritualità e Religione
EDB
29 aprile 2020
Cartaceo
64
Tutti credono in qualcosa, a qualcuno, perché è impossibile vivere altrimenti. Eppure oggi sembra difficile proporre il «credere» oltre un superficiale ottimismo che non richiede autentiche adesioni o cambiamenti e un velato cinismo che riveste tutto di una nota di grigio. La fede del credente come la fede del non credente affrontano insieme questa nebbia, cercando una via che permetta la fiducia come assenso al mondo. Questi due modi di credere possono essere diversi sotto molti aspetti, ma accolgono e combattono la medesima sfida. Il monaco Enzo Bianchi e la filosofa Laura Boella non si sottraggono al confronto e cercano di mostrare come, al di là delle differenze, tutti possono e devono chiedersi quale fede, quale credito vogliono dare alla vita e all'amore. Introduzione di Andrea Decarli.
Credere è la questione della vita di ogni uomo
Un incontro di sagge menti, un guardare da diverse angolazioni, un monaco e una filosofa che analizzano un argomento delicato come la Fede. Il loro dialogare è nello stesso tempo semplice ma profondo, un parlare chiaro senza tanti giri di parole arrivando subito al punto fondamentale del discorso.
E il punto fondamentale qual è? La fede del credente e la fede del non credente che combattono la medesima sfida: la fragilità della fede nel mondo di oggi.
Quale ruolo ha oggi la fede religiosa e l’appartenenza a una comunità che esprime anche in forma pubblica la sua adesione a un credo?
La paura di credere è spesso legata alla convinzione di potersi fidare solo di se stessi o al timore che non ci sia nessuno di cui fidarsi. Fede invece è mettere la mano nella mano di qualcun’altro e lasciarsi condurre assumendo il rischio ragionevole di affidarsi.
Tertulliano diceva che – cristiani si diventa, non si nasce – ma oggi il quadro è cambiato completamento e la Chiesa si interroga sulla trasmissione della fede e sull’educazione alla fede. Fino a qualche decennio fa, invece, si nasceva per cosi dire, cristiani, si cresceva più o meno come cristiani e il tessuto familiare ed ecclesiale assicurava un cammino che portava la maggior parte delle persone a definirsi cristiane.
Un libro di appena 64 pagine, con una bellissima prefazione di Andrea Decarli, ma che sono sufficienti a portarci all’incontro con la nostra Fede, più o meno presente, e mettendoci in condizioni, con un linguaggio ricercato ma scorrevole, di far parlare la nostra coscienza.
Laura Boella termina questo libro citando un episodio tragico: Etty Hillesum racconta nei suoi diari come nel campo di concentramento circondata da madri che non riuscivano più a pensare, prese dall’angoscia, concentrate sul loro dolore e sulla loro disperazione, si ricavava dei momenti brevissimi di lettura e di meditazione solitaria perché diceva “Mi ritiro sulla mia brandina, mi metto la coperta addosso e accumulo su di me tutti i dolori degli altri, di quelli che non riescono ad elaborarli e a fronteggiarli“, ed è qui che si definisce “Il cuore pensante della baracca“
“Il senso più profondo del valore di un raccoglimento teso ad accumulare energia spirituale, pensiero e riflessione, un tesoro da spendere con gli altri e per gli altri, quando questi non possono farlo.”
Sono principalmente moglie e mamma di due splendide ragazze ed ho la passione per la musica ma soprattutto per la lettura. Leggo di tutto romanzi, saggi, storici, ma non leggo libri nè di fantascienza né di horror.