Narrativa storica
Newton Compton
23 luglio 2020
cartaceo, ebook
320
Nel gennaio del 1943 Rita Vincenzo riceve la sua prima lettera da Glory Whitehall. Glory vive nel New England, è brillante e piena di vita. L’esatto opposto di Rita, che è la mite e bonaria moglie di un professore del Midwest, con la passione per il giardinaggio.
Le due donne non hanno nulla in comune, se non la loro condizione: gli uomini che amano sono al fronte, impegnati in una guerra di cui è impossibile prevedere la fine. E così, per uno scherzo del destino, tra Glory e Rita ha inizio una fittissima corrispondenza. L’amicizia le aiuterà a superare la solitudine e il terrore di ricevere brutte notizie dal fronte.
Sarà un fiume di inchiostro che si snoda attraverso gli Stati Uniti a sancire un legame fatto di piccole confidenze, parole di conforto e straordinari gesti di comprensione: l’unico modo concesso loro per affrontare la solitudine e le incertezze dell’attesa.
“Cara Strega dell’orto,
voglio fare le cose per bene, e a furia di provare e riprovare mi sono macchiata le dita d’inchiostro. Ma stasera mi sento sola e sopraffatta dagli eventi, perciò ho deciso di gettare al vento ogni prudenza. E quindi adesso scrivo a te, una donna che neppure conosco, ben sapendo che potresti non avere tempo (o voglia) di rispondermi.”
19 gennaio 1943: Gloria Whitehall (Glory) dal Massachusset, invia la prima di una lunga serie di lettere a Marguerite Vincenzo (Rita) che abita nello stato dell’Iowa. Entrambe sono “spose di guerra” cioè donne che hanno dovuto momentaneamente separarsi dai propri mariti impiegati al fronte in una delle guerre più pesanti della storia dell’umanità.
La loro corrispondenza nasce per caso, da un’iniziativa dei gruppi femminili delle loro città che, per cercare di tirar su il morale di queste donne preoccupate per la sorte dei loro cari, cercano di metterle in contatto tra loro per sostenersi, aiutarsi e consolarsi nei loro momenti più bui.
Sia Glory che Rita, inizialmente, non sono molto convinte di questa “conoscenza a distanza”, ma basta poco perché tra loro scatti quella scintilla che fa sì che non si sentano più sole. Aspetteranno con ansia l’una la lettera dell’altra, entreranno a far parte a pieno titolo della vita della loro amica di penna tanto da dispensare consigli e dal non esonerarsi dall’esprimere il proprio parere anche se questo può ferire.
Rita cerca di far chiarezza nella mente di Glory quando la lontananza del marito la spinge tra le braccia di un altro uomo, festeggia con lei l’arrivo della sua nuova bimba, dà alla sua amica il coraggio di prendere in mano la sua vita e di far sentire la sua voce per proclamare dal palco cittadino l’uguaglianza dei sessi.
Nella nostra Storia ci sono state delle donne di ingegno Rita. Non sarebbe bello unirsi alla fila di Abigail Adams, Lucretia Mott….tutti gli uomini e TUTTE LE DONNE sono creati uguali
E Glory a sua volta diventa la spalla di Rita. C’è quando la donna scopre la relazione del figlio Toby, anche lui in guerra, con una ragazza del paese che in principio non vede di buon occhio, quando scoprirà che la giovane sta per regalarle un nipotino e quando la guerra si porterà via suo marito e con lui una parte di sé
“Amica mia carissima. Chiudi le tende. Balla insieme a Sal. Sii in pace e fagli sapere quanto lo ami. Non lasciare che nessuno ti induca a uscire fuori, nel grande mondo, fino a quando non ti sentirai pronta”
E lettera dopo lettera le due donne si donano a vicenda un pezzo del loro cuore, unite dalla speranza di veder finire quella guerra maledetta e di potersi finalmente incontrare.
Questo libro mi ha sorpresa. Inizialmente non mi piaceva: lo stile epistolare non mi convinceva, era come se mancasse qualcosa alla narrazione. Ma, man mano che le storie delle due donne cominciavano a definirsi, ho capito che questo stile arricchiva la trama perché faceva arrivare al lettore oltre alle parole delle due amiche anche i loro sentimenti, le loro emozioni. E la mia lettura, che inizialmente andava a rilento, ha cominciato a intensificarsi con il progredire delle vicende.
Mi è piaciuto molto il sentore di casa che si respirava tra una missiva e l’altra; i consigli sulla coltivazione dell’orto, le diverse ricette che spesso venivano inserite alla fine di alcune delle lettere, davano quel tocco di semplicità che rendeva ancora più credibile questo scambio epistolare. Nel postscriptum del libro le due autrici ci svelano che per scriverlo veramente hanno creato questa corrispondenza fittizia. Suzanne, nei panni di Glory, scriveva a Loretta, che interpretava Rita. Anche se le storie che la penna riversava sul foglio erano frutto della fantasia, inevitabilmente una parte di loro veniva trascinata tra quelle pagine bianche. Tutto questo ha portato alla nascita di un’amicizia profonda tra le due scrittrici che è culminata con l’incontro fisico delle due donne e lo scambio dei bellissimi girasoli di cui tanto si parla nelle pagine di questo romanzo.
Il calare le vicende all’interno di un periodo storico ben preciso ha arricchito ancora di più la narrazione rendendo le due figure femminili, ma anche il resto dei personaggi che le affiancavano, molto reali. Ho respirato con loro l’ansia per le sorti della guerra, l’indignazione, a volte soppiantata dall’orgoglio, del sapere i loro cari impegnati in qualcosa alla quale non riuscivano a capire se accostare l’aggettivo giusto o ingiusto, l’attesa e la paura per l’arrivo del postino che non si sapeva che notizie avrebbe portato, la loro voglia di continuare a vivere nonostante tutto.
Ed è proprio questo è il messaggio che più emerge dalle righe di questo romanzo: la vita non si ferma. Spesso ci fa cadere nel baratro più profondo dal quale solo una mano ferma e tesa può riuscire a farci emergere.
E queste sono state Glory e Rita, mani tese una verso l’altra, braccia pronte per stringersi a vicenda nel mezzo della tempesta della vita.
“Ci fu un tempo di attesa,
in cui la gente dava un senso al caos totale.
Un obbiettivo da incubo
Campi inondati di cadaveri.
E in mezzo a tutto questo due donne scrivevano
intenzioni
sogni
perdite
su fogli di carta con mani salde.
Fiduciose nell’amicizia e nell’umanità scrivevano
e le pagine volavano attraverso tempo e spazio…”
Sahira
Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…