narrativa contemporanea
Edizioni Fogliodivia
2019
cartaceo
200
I mendicanti della città di Quito sono scomparsi. È successo tutto in una notte, all'improvviso. La loro scomparsa ha liberato le strade della capitale ecuadoregna dai loro corpi malconci, dalle loro luride vesti e dalle loro implorazioni di carità. Dopo una retata della polizia sono stati tutti rinchiusi in piccolo commissariato. Ma nessuno può rinchiudere o cancellare le loro storie, i loro odori, il passato di questo popolo cencioso ed invisibile che reclama solo cibo e libertà, chiedendosi a gran voce «se siamo o non siamo necessari?». Nelle notti di detenzione il gruppo di straccioni, guidato dalla vecchia Gertrudis Tadeo, inizia a liberarsi.
A raccontarsi, a condividere come una ballata collettiva le loro storie, i loro segreti più intimi, i loro destini più crudeli. Ed il potere delle parole diventa strumento di salvezza, di redenzione. Un libro duro, scomodo, rabbioso, come le vite dei mendicanti che si intrecciano, che provano a restituire brandelli di dignità perduta e ad infastidire il senso di carità che ciascuno di noi è convinto di possedere.
“Hanno messo la spazzatura sotto il tappeto per ricevere visite. Le visite se ne sono andate, la spazzatura torna a suo posto dove deve stare,capisci?”
I mendicanti di Quito vengono prelevati con la forza dalla polizia e rinchiusi in un cortile della caserma.
Assieme a loro un professore di lettere ex rivoluzionario ,la voce narrante del romanzo, che raccoglierà le confessioni e i racconti di queste anime perse.
Vite spezzate, a cui è stato tolto tutto, lasciati ai margini della società, a cui viene negato un nome, una storia, un passato….
Vite segnate dalla disabilità fatta vivere come una condanna e una maledizione, a cui a malapena si rivolge uno sguardo frettoloso facendo la carità per pulirsi la coscienza.
Vite distrutte da sogni andati in frantumi, sogni in cui avevi messo passione e investito tutto te stesso e la cui perdita ti svuota completamente.
Vite rubate dalla violenza ingiusta e gratuita che ti tolgono qualsiasi fiducia nell’umanità.
Ascoltandoli e raccogliendo le loro storie il protagonista ridona a ciascun volto la dignità di un nome, di un passato, l’essere uomini e donne con desideri e speranza e non solo “mendicanti” indistinti a cui gettare frettolosamente una moneta.
Con uno stile pulito e scorrevole, Vivanco, con Confessioni di un clochard, ci regala ritratti indimenticabili di esseri umani, trasmettendo emozioni in grado di farci guardare con sguardo diverso questi emarginati.
Pur non celando le condizioni disgustose in cui questa condizione di vita precipita chi la vive (sporcizia, violenza, ubriachezza) toglie la patina di sporcizia e fango facendo emergere l’umanità che vi sta sotto.
Dimostrando come tutto derivi da una ferita profonda, con cui puoi nascere o che può accadere nel corso della vita.
Si denuncia come troppo spesso la società consideri questi ultimi fra gli ultimi come un dato di fatto scontato, da sopportare se non addirittura da osteggiare, quando invece bisognerebbe vederli come vite da risollevare.
L’autore
Jorge Vivanco è nato nel 1945 a Catacocha, un piccolo villaggio sugli altopiani andini del sud dell’Ecuador. Scrittore e cineasta, ha studiato Belle Arti all’Universita Centrale di Quito.
Durante la sua lunga carriera di regista, ha sviluppato altre abilita artistiche, a partire da quelle letterarie come drammaturgo, poeta e narratore. “Confessioni di un clochard” è il suo primo libro tradotto in Italia.
Sono di Palermo, classe ’73. Sono molto introspettiva e sensibile. Amo leggere da sempre perché con un bel libro non mi annoio mai. Prediligo quelle storie che coinvolgono, con personaggi che rimangono scolpiti nella memoria. Mi piace leggere sia autori italiani che stranieri, sia affermati che emergenti e nuove proposte. I generi che preferisco sono la narrativa, lo storico e il thriller ma anche libri sulla spiritualità.