
Romanzo distopico
Le plurali editrice
1 dicembre 2021
Cartaceo, Ebook
140

In un tempo indefinito, il mondo vive le conseguenze di un morbo causato dallo sfruttamento sfrenato delle risorse naturali: la popolazione, dimezzatasi, per evitare l’estinzione della specie decide di creare dei centri di allevamento di esseri umani.
Secoli dopo, a pandemia conclusa, gli allevamenti si sono trasformati in vere e proprie riserve di caccia dove, al posto di animali, vi sono quelli che vengono chiamati sub-umani.
Non tutti, però, in questi luoghi di morte e divertimento sadico, svolgono passivamente il loro lavoro: sarà il volo silenzioso ma tenace delle api e l’incontro nella Riserva con la sub-umana Bianca a cambiare per sempre la vita e lo sguardo sulla realtà dell’infermiera Carla Ferretti.
Sullo sfondo del ricordo della sorella, un incontro casuale con un allevatore di api e i movimenti di protesta contro la Riserva, Come volano le api ci immerge nelle paure e nei pensieri ribelli della sua protagonista contro la deriva, assurda, della specie umana.
“Mi chiedo se non significhi questo la libertà: avere le ali e scegliere per che cosa usarle” ~ Chiara Castello, Come volano le api
“Come volano le api” è una distopia antispecista ambientata in un futuro imprecisato, in un mondo alla deriva in cui forse, però, qualcosa può ancora cambiare.
Il diffondersi di un morbo letale ha decimato la popolazione mondiale, costringendo i pochi rimasti a costruire le Riserve, roccaforti in cui vengono allevati gli esseri umani, al fine di scongiurarne l’estinzione.
Diverso tempo dopo, il morbo ha smesso di esistere, l’umanità ha ripreso possesso del pianeta (o di ciò che ne è rimasto), ma le riserve sono ancora in piedi. Il loro scopo, però, è cambiato: adesso sono centri in cui alcune persone hanno il permesso di ucciderne e cacciarne altre, per dirla con le parole della protagonista.
Schiere di cosiddetti subumani vengono allevate in ampi spazi verdi, come se fossero animali, per essere prima o poi cacciati e uccisi per puro divertimento dai facoltosi sovvenzionatori delle riserve. Questi subumani non sono altro che esseri umani in tutto e per tutto, con la differenza che vengono generati in laboratorio e non viene loro impartita alcuna conoscenza sul mondo. Provano emozioni, le manifestano, comunicano tra loro, ma non sanno parlare, non come gli altri.
C’è davvero una differenza? Cosa distingue un sub-umano da un umano? È una delle domande attorno a cui ruota il romanzo.
“La Riserva rapisce la mente, si ha bisogno di essere assenti per sopravviverle. Di nascere assenti oppure di annichilirsi per diventarlo. Io scelsi di spegnermi”
A raccontare la storia è Carla, una giovane infermiera che per ragioni economiche, e per tener fede a un patto di lunga data, ha deciso di lavorare in una di queste riserve. In fondo, si dice, basta spegnersi. Smettere di pensare alla perversa disumanità che la circonda, mettere a tacere la propria coscienza e portare a casa i soldi che le vengono offerti.
Ma Carla non può farcela, lei non è così, non può fingere di non vedere, di non capire, di non sentire. Ed ecco che il suo racconto passa frequentemente dalla prima alla terza persona. Cerca di creare un distacco quando riporta il suo lavoro nella riserva, destinando l’uso della prima persona al racconto delle proprie emozioni, brutte o belle che siano, perché sono loro ciò che la rappresentano davvero, ciò in cui si rispecchia: l’idiosincrasia per ogni forma di crudeltà, la gioia per le piccole cose, l’amore per la natura.
Tutto cambia dall’incontro della protagonista con gli altri due personaggi chiave del romanzo: la sub-umana Bianca e il giovane Pietro, allevatore di api. Saranno loro a consentirle di fare chiarezza nel suo cuore e nella sua mente e a liberare, una volta per tutte, la vera Carla.
“In fondo è questo che facciamo. Speriamo sempre, ineluttabilmente, in un lieto fine”
Il romanzo si caratterizza per la pluralità di voci che danno vita all’intreccio. Alla voce di Carla si aggiungono quelle fastidiose, agghiaccianti, di alcuni suoi colleghi impiegati nella riserva; le voci di protesta di chi trova infine il coraggio di dire la sua; la voce dolcissima di Pietro e quelle buone, gioiose, dei suoi fratelli.
E poi c’è la voce più profonda e assordante di tutte: la voce silenziosa di Bianca, la subumana che non sa parlare ma che nel prologo si fa capire facendoci entrare nella sua mente, per comprenderne a fondo i pensieri, le emozioni, la paura. Lei che indica le nuvole e poi si mette una mano sul petto per far capire a Carla che lei è proprio come loro, bianca. L’interazione tra le due è breve ma carica di significato, tanto da rendere Bianca a tutti gli effetti la coprotagonista della storia.
Lo stile dell’autrice è fluido ma non semplice, gli eventi sono raccontati in ordine cronologico ma vi si assiste attraverso quello che spesso diventa un vero e proprio flusso di coscienza della protagonista. Ricordi, sogni e pagine di libri sono espedienti utilizzati per raccontare invece gli eventi passati.
La scrittura è molto evocativa e ha una grande forza espressiva. In meno di centocinquanta pagine sono condensate tutte le emozioni umane, dalla paura all’amore, dalla rassegnazione al desiderio di vendetta. E soprattutto la speranza in un futuro migliore, in cui le cose cambieranno per il meglio.
“Il mondo non è nostro. Ci piace illuderci che lo sia per giustificare quello che ne facciamo, ma non è così. Siamo la specie dominante, ma siamo una specie tra le altre”.
Dal romanzo emerge un chiaro riferimento alla crisi ecologica, perché si confronta con le questioni delicate dell’inquinamento legato all’abuso di plastica, del riscaldamento globale e della riduzione progressiva degli insetti impollinatori. Traspare inoltre, in maniera evidente, un forte pensiero antispecista.
Sembra quasi incredibile che questo romanzo sia stato scritto prima della pandemia di COVID-19, cui è impossibile non pensare leggendo certe dinamiche relative alla storia narrata.
Ma la verità, che abbiamo voluto fingere di non vedere per tutto questo tempo, è che lo spreco di risorse, l’inquinamento, la distruzione degli ecosistemi non può che ritorcersi contro la specie umana. Chi ha letto quel capolavoro di “Spillover” di David Quammen ne ha un’idea.
Crediamo ancora che la crisi ecologica non ci riguardi, quanto meno non per ora. Ma le conseguenze del mancato rispetto per il pianeta hanno già bussato alla nostra porta. E chissà cos’altro potrà accadere se non poniamo un freno a tutto questo.
“Come volano le api” ha un gran pregio: è un romanzo in grado di risvegliare la coscienza ecologista che si spera alberghi in ciascuno di noi. L’ultima pagina fa venire i brividi, a pensarci. Chiude la storia di Carla, della riserva, dei subumani, di un tempo imprecisato, ma ne apre un’altra: la nostra. Da qui possiamo ripartire per scongiurare il pericolo di un futuro simile a quello raccontato in queste pagine.
Amanti dei romanzi distopici e spiriti ecologisti apprezzeranno particolarmente questo libro. Ma vorrei lo leggessero in tanti, perché ha molto da raccontare, insegnare, trasmettere.
Buona lettura a chi vorrà!
E voi, lettori di Bottega, in che modo vi impegnate per rispettare l’ambiente?
Arianna
L’autrice di “Come volano le api”
Chiara Castello è originaria delle colline del basso Piemonte, è nata in campagna, in un paese tra le ultime vigne a ridosso delle montagne. Ha studiato Traduzione e interpretariato e ora lavora come traduttrice dal balcone di casa con il suo gatto Silvestro. Nel tempo libero scatta fotografie, scrive, produce del buon vino. Ha vinto il primo premio 2021 per la sezione racconti al concorso La Musa sui Colli del gruppo Progetto Tortona (AL). Scritto un anno prima del Covid-19, Come volano le api è il suo primo romanzo.