
romanzo contemporaneo, noir
Harpercollins
10 gennaio 2023
cartaceo, ebook
432

Mi chiamo Grace Bernard e, con ogni probabilità, il mio nome non vi dice proprio niente. Nessuno mi conosce perché languisco dietro le sbarre per l’unico crimine che non ho commesso. Eppure, se devo dire la verità nient’altro che la verità, ho ucciso diverse persone, alcune in modo brutale, altre con maggior delicatezza – vale la pena specificarlo, perché fa un’enorme differenza agli occhi giudicanti della gente.
Quando ripenso a ciò che ho fatto, avverto persino una punta di tristezza, giusto una fitta trascurabile, al pensiero che nessuno verrà mai a conoscenza del mio strabiliante piano. Un piano che ho architettato per anni, sacrificando tutto in nome della vendetta. Ora vi chiederete: perché ostinarsi a vuotare il sacco se la si può passare liscia? Avete ragione, la libertà non ha prezzo. Però non riesco a smettere di immaginare l’istante in cui, dopo la mia morte, qualcuno aprirà una cassaforte e troverà la mia confessione. Esatto, proprio questa che sto scrivendo nei pochi giorni che mi separano dalla libertà.
Scommetto che quel qualcuno non potrà fare a meno di restare a bocca aperta e pensare a me con ammirazione. Perché chi sarà mai in grado di capire come una persona, a soli ventotto anni, possa aver ucciso a sangue freddo sei membri della sua famiglia per poi andare avanti come se niente fosse, senza neppure l’ombra di un rimpianto?
Tagliente, onesto, graffiante, divertentissimo. Come uccidere la tua famiglia è tutto quello che non ti aspetti: una potente commedia nera, una satira bruciante sulle famiglie disfunzionali e sui privilegi di classe, nonché una critica feroce all’ossessione dei media per l’universo del crimine e alle falle di un sistema che non ammette deviazioni dalla norma.
Di “Come uccidere la tua famiglia“ di Bella Mackie, edito HarperCollins, direi: titolo accattivante, copertina minimalista ma che attira, trama, sulla carta, convincente.
Ma qualcosa nel complesso non mi ha convinto e poi vi spiegherò il perché.
Partiamo dall’inizio: qual è questa famiglia da uccidere o meglio che è già stata uccisa? Nessuno spoiler, perché già nelle prime pagine Grace, la protagonista, ce lo conferma: ha ucciso ben sei persone, suoi familiari, ma si trova dietro le sbarre per l’unico omicidio che non ha commesso.
È in prigione in attesa di giudizio e decide, attraverso un diario, di sviscerare i delitti che ha commesso, ma soprattutto perché li ha commessi.
Marie, la madre di Grace si innamorò di un uomo di cui rimase incinta. Quest’ ultimo non riconobbe mai la figlia e abbandonò anche Marie.
“È strano capire che odi tuo padre senza mai aver avuto nemmeno l’opportunità di conoscerlo.”
Purtroppo la vita con Grace non è stata tenera e le ha portato via anche la madre troppo presto.
Da allora, infanzia e adolescenza, sono state per Grace solo il tempo necessario per elaborare la sua vendetta: eliminare ogni membro della famiglia di suo padre.
“Attendere e sperare. Vivo in questa situazione da quand’ero un adolescente, e la fase dell’attesa sta finalmente per concludersi” – Come uccidere la tua famiglia
Grace racconta, quindi, la pianificazione e la messa in atto di tutti gli omicidi.
Sicuramente l’autrice, Bella Mackie, ha puntato molto sulla costruzione della protagonista, che per certi versi funziona.
Cinica, fredda, incapace di provare empatia, controcorrente e sfacciata. Alle volte, però, questo suo essere così eccessivamente “diversa” e fuori da ogni inquadramento la fa sembrare quasi caricaturale e stereotipata.
Anche nel modo in cui si racconta, se all’inizio incuriosisce, poi diciamo che diventa sempre uguale, per cui alcune parti sembrano un po’ allungare il racconto.
Questo è stato un altro difetto per me. Capitoli troppo lunghi con parti, a mio avviso, non necessariamente funzionali allo sviluppo della trama.
Dalla sua parte, “Come uccidere la tua famiglia” ha una buona trama che convince comunque il lettore ad arrivare alla fine del libro per capire cosa succede, ed una buona scrittura.
L’autrice ha uno stile giovane, fluido e scorrevole. Ovviamente un plauso va anche alla traduttrice Aurelia Di Meo.
In definitiva, per me questo romanzo noir è quel “bravo ma può fare di più” che un po’ ti fa sempre rosicare perché ti rimane l’insoddisfazione.
Sicuramente però un’autrice da tenere d’occhio.