
Romanzo storico
Bompiani
giugno 2024
cartaceo
448

Un romanzo caldo, profumato e coinvolgente, il libro “Come l’arancio amaro” di Milena Palminteri, Bompiani, è un vento leggero ma rovente, carico di odori e sapori di Sicilia.
Il romanzo ci narra l’intreccio delle vite di due famiglie, i Damelio e i Cangialosi, che, senza volere, saranno unite da legami di sangue e non solo.
Carlotta, figlia di Carlo Cangialosi, lavora come dirigente dell’archivio notarile ad Agrigento. Un giorno, sfogliando vecchie carte ingiallite, trova un documento dove legge che la nonna materna aveva accusato sua madre, Nardina Aricò, e la madre di lei, Bastiana, di aver organizzato un raggiro a carico di suo padre, facendogli credere che lei fosse sua figlia, anche se così non era. Incredula e stupita, Carlotta chiede spiegazioni all’unica persona in grado di darle risposte: lo “zù Pippino”, ossia l’avvocato Giuseppe Calascibetta. Questo non è un vero zio di Carlotta, ma un uomo che, per ragioni che verranno svelate nella lettura, ha sempre vissuto a stretto contatto con la famiglia di Carlotta, serbandone i segreti e aiutandoli nei loro affari. La donna è decisa a sapere la verità, così incalza sempre di più l’anziano affinché le racconti tutta la storia della sua famiglia.
Lo zio è molto restio a svelare la verità a Carlotta. Ci sono storie e personaggi che non è sicuro sia giusto raccontarle, e mentre ripensa a tutta la sua vita passata, la narrazione prende vita e ci porta nel paese di Sarraco, nell’anno 1924.
Mentre il fascismo ha appena preso piede in Italia e l’isola sta vedendo i primi assaggi del regime, Nardina Aricò sposa il nobile Carlo Cangialosi. L’unione è felice, ma Nardina non riesce a dare un figlio al marito, scatenando la stizza della suocera. Nello stesso momento, Sabedda, giovane ragazza di umili origini, rimane incinta dopo essersi concessa a Stefano Damelio, rampollo di una famiglia per bene. La ragazza capisce subito che non potrà esserci lieto fine per lei, ma niente potrà portarle via quella vita che le sta crescendo dentro.
Le due ragazze non potrebbero essere più diverse, eppure le loro vite si intrecceranno, grazie all’astuzia della madre di Nardina, Bastiana, e allo zampino di don Calogero, campiere a servizio della famiglia Cangialosi di giorno, ma mafioso di notte. Ne nascerà un intrigo sbalorditivo, dove niente è mai come sembra e dove la vita, quella vera, alla fine trionferà su tutto.
Questo libro è una dolce e ruvida carezza. Milena Palminteri ha disegnato personaggi vivissimi, pieni di colore e personalità. Ci si immedesima in loro, siamo partecipi dei loro dolori e dei loro dubbi e parteggiare per uno o per l’altro è inevitabile.
Nonostante l’ambientazione sia dei primi del Novecento, l’autrice affronta temi che sono tuttora attuali. Primo fra tutti, la condizione della donna, che non riesce ad emanciparsi ma rimane sempre costretta al matrimonio e alla maternità senza potersi rendere indipendente, a essere vittima senza mai poterlo denunciare, obbligata dalla società a subire in silenzio e basta. Poi la situazione politica della Sicilia, dove la mafia e lo Stato giocano sempre ruoli ambigui per sfruttare questa terra e il suo benessere.
La narrazione è fluida e accattivante. Nonostante spesso sia usato il dialetto nei dialoghi e nelle descrizioni, questo non impedisce affatto la comprensione e la scorrevolezza. Anzi, aiuta a lasciarsi coinvolgere dalla storia, a percepire i sentimenti che prendono vita e sono più che mai reali.
La sensazione che si prova è davvero quella di trovarsi in Sicilia in quell’epoca, ad annusare i profumi delle piante di arancio e gli odori dei cibi, delle strade, del mare. Il finale è come il resto del romanzo: dolce, delicato e commovente.
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐
