poesia
L'Erudita
settembre 2020
cartaceo, ebook
130
Ho un mondo. Il più delle volte, le volte buone.
“Io sono io ed altro, la paura si mischia allo stupore, i sogni al futuro, la realtà al desiderio, in un vortice palpabile di essenza. Ed è come se riuscissi a estrapolarla quell’essenza, annusarla e conservarla per sempre in versi, sondando una dimensione talmente profonda che soltanto alla Poesia è concesso svelare” – Johanna Finocchiaro
Cari amici di La Bottega dei Libri, questa volta ho deciso di iniziare una recensione non con una citazione tratta dal libro letto, come sono solita fare, ma partendo da altro. E, nel caso di Clic, la raccolta di poesie di Johanna Finocchiaro, di cui mi accingo a scrivere, ho deciso di partire dalle parole che la stessa autrice pronunciò nel corso della sua prima intervista con noi, scritta.
Sono parole emblematiche, profonde ed evocative. La domanda era “cosa provi quando scrivi?”… e la risposta, se non la si volesse leggere, si rinviene proprio nella sua silloge. Nei molti componimenti che fanno parte della raccolta, infatti, la paura si mischia allo stupore (e penso alla poesia Dipendente); i sogni al futuro, come si percepisce da Oltre; la realtà al desiderio (e penso a Su questa barca).
Il tutto, in una dimensione davvero profonda che, concordo con l’autrice, difficilmente, senza la poesia, si sarebbe potuta palpare così intensamente.
“E anche qui so, eccome se so,
che non mi manca niente.
A parte il domani. E quei futuri troppi ricordi scattati già
da dentro.
Non manca niente. Non mi manca niente.
Eppure manca ancora tutto. Lo vedo proprio lì,
di fronte,
arriva senza invito e ci sta bene”
(da Anniversario – J.F.)
La raccolta di poesie non segue un preciso ordine: non mi è apparso di percepire una sorta di cronologia che l’autrice abbia voluto seguire e non parlo di una cronologia solo temporale. In genere, chi scrive poesie mostra un percorso evolutivo personale, di cui vuole rendere edotto o partecipe il lettore. Nel nostro caso, né l’una né l’altra. Eppure, durante la lettura, non si ha la sensazione di caos, anzi. Sembra tutto intrinsecamente ben collegato. E nel momento in cui mi sono chiesta il motivo, ho compreso (spero): la nostra vita è un clic e Johanna Finocchiaro, in quello stesso istante in cui scrive della propria di vita, non può sfuggirvi.
La sensazione che si prova leggendo i suoi componimenti (o almeno una delle tante) è la percezione di realità. L’autrice si denuda emotivamente e diventa una di noi, con le sue insicurezze, le sue paure, le sue emozioni, le sue consapevolezza raggiunte, i suoi sentimenti. E lo fa con un linguaggio semplice, diretto, incisivo. Non crea un distacco con il lettore, che, al contrario, si sente proprio lui l’autore di quanto legge. Credo che questa immedesimazione sia rara da rinvenire, soprattutto nelle liriche.
Un altro aspetto che ho apprezzato (e che non ritrovo spesso nelle raccolte poetiche) è la presenza costante di musicalità. Johanna Finocchiaro non rispetta uno schema metrico preciso; tutto è lasciato alla libertà dei suoi pensieri… eppure mai si perde la musicalità della lettura. Vuoi sia un verso breve, vuoi lungo, vuoi più discorsivo, vuoi più lapidario, la dimensione lirica non si perde mai. Non nascondo, poi, che mi piace molto, nelle poesie, imbattermi in iperbati o anastrofi: non sono stata affatto disattesa!
“Stanno spiccando il volo, questi giorni.
Spiccano in volo.
Spiccano in strada.
Spiccano su carta.
Spiccano su me.
Spiccano e specchiano e piccano,
questi giorni”
(Questi giorni – J.F.)
Dicevo, l’ordine dei componimenti è da rinvenirsi unicamente nelle emozioni: come poterle ordinare seguendo uno schema ben preciso? Concordate con me che è, forse, impossibile.
Ogni poesia è titolata con una parola, un insieme di parole che ci danno l’idea di cosa andremo a leggere e di cui se ne capisce il pieno significato solo al termine della lettura della lirica. Le ultime tre, invece, si distaccano dal resto della raccolta non certo per contenuto, ma per fonte di ispirazione. Mentre, infatti, tutto è ispirato da un clic della realtà circostante o personale, il clic delle ultime tre poesie si rinviene in tre dipinti che amo molto, ma li lascio scoprire a voi!
Le pagine sono corredate, oltre che di versi, di immagini. Alcune richiamano l’immagine di copertina, evocativa del senso dell’intera raccolta; altre si riferiscono al componimento che le segue. Sono immagini che non distolgono l’attenzione del lettore, né lo allontanano dalla dimensione poetica. La scelta delle gradazioni di grigio è coerente con questo scopo.
Potrei scrivere tanto altro, ma vi priverei della magia di imbattervi in questi sentieri di vita che Johanna Finocchiaro ci dona attraverso la sua esperienza personale, che assurge, in realtà, a esperienza universale. Buona lettura!
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.