
inknot
28 novembre 2024
ebook, cartaceo
386

Piero è un ex-danzatore i cui sogni di carriera si sono dissolti contro una realtà di grigio precariato quando, rientrato da una lezione di danza, apprende la morte di sua madre Lula. Amata e odiata, repulsiva e simbiotica, sua madre è un enigma che Piero vorrebbe risolvere dipanando l’intricata rete di omissioni dietro le quali si è trincerata. Un cordone ombelicale mai reciso, un rapporto complicato dalla presenza di Mamau, l'alter ego oscuro e rabbioso che condivide con Lula quella sensazione di perenne infelicità della quale Piero si nutre. Lo vediamo già da bambino giocare con i suoi demoni per darsi una forma, schivando pettegolezzi e bullismo legati alla sua omosessualità, poco più che maggiorenne, quando lascia la provincia per trasferirsi a Milano, al termine della burrascosa relazione con Sally, quando inciampa nel percorso a ostacoli fatto di corpi e dipendenze, nel tentativo di dare una direzione alla sua esistenza. Cipria, memoir e romanzo di formazione, con un linguaggio sinestetico e tagliente, afferma la necessità di mostrare la natura di se stessi, portando alla luce le proprie fragilità senza il timore di frammentarsi per riuscire a trovare una nuova forma.
È un racconto immersivo e quasi cinematografico quello narrato da Piero Bellotto in “Cipria”.
“Come dico spesso, di quelli come noi, dopo l’inferno di questa esistenza, non rimane altro che un po’ di polvere di cipria.”
La scrittura alterna momenti di riflessione intensa, pensieri vividi, ricordi, a descrizioni suggestive nelle parole e perfette nelle sfumature. È una storia composta da quadri, accurati anche se frammentari, come se ogni scena celasse un tassello, da ricercare tra le parole per ricostruire un insieme.
Incontriamo il protagonista, Piero, in varie fasi della sua vita, ma non è una cronistoria. Passato e presente si alternano, si danno il là, per mostrarci le sue mille sfaccettature. Lo vediamo bambino, insicuro, ragazzino con i primi turbamenti, giovane uomo alla ricerca di un’identità, libero, o quasi, di esplorare se stesso e i suoi desideri, adulto con rimpianti e poche certezze.
In un gioco di specchi e ricordi, Piero Bellotto, ci porta in una storia che di semplice e banale non ha nulla; è sfaccettata, disarmonica, alterna la ferocia e la brutalità della vita a un lirismo poetico. Rimembranze che si mescolano al presente, passato e presente che si fondono, frammenti di vita che fanno capolino, mescolano le carte, turbano e commuovono. Lampi accecanti di sentimento in un cielo buio. La presenza e l’assenza di una mamma, il dolore della mancanza, che forse era tale anche prima. Un legame viscerale, simbiotico, ma anche colmo di distanze, perforante d’intensità.
“Mia madre c’è sempre, eppure non c’era. Aveva un suo modo peculiare di amare, credo. Un modo che il più delle volte ti faceva credere di non essere amato, incollandoti a lei con un viscoso abbraccio che ti portava sempre più a fondo, nel buio del suo rancoroso affetto.”
“Cipria” è una dichiarazione d’amore, ed è ancora più bella e densa di significato, quando si fa per qualcuno di estremamente imperfetto, che ha fatto sentire imperfetti anche noi. Perché è facile sublimare un rapporto idilliaco, più difficile farlo con un sentimento incompiuto, conflittuale e spesso irrisolto, come spesso si può avere con chi ci ha messo al mondo. Borotalco e cipria, tenerezza e lussuria: questo romanzo è un mosaico di contraddizioni, quelle che rendono in individuo sfaccettato e autentico.
L’intreccio nel romanzo di Piero Bellotto
La storia si muove su più archi temporali, come vi dicevo passato e presente si alternano, e così le città, i luoghi in cui Piero nasce, cresce, vive esperienze più o meno soddisfacenti, più o meno importanti. Trieste, Milano, Ivrea, i luoghi in cui vive e poi quelli di viaggio, sono tappe di quella strada chiamata crescita, e sono tappe importanti per il cammino di Piero. E i luoghi vivono in queste pagine con descrizione splendide, si sente persino vibrare la bora o si ammira il fuoco di un tramonto che incendia il mare di sfumature purpuree.
La scrittura
Una scrittura viscerale, in cui l’inchiostro a volte sembra tingersi di rosso, altre di grigio: passione e dolore, tristezza e aspettative, sogni e rimpianti. C’è sempre lei, Lula/Mamau, una mamma dai due volti, due anime; si rimpiangono entrambe, le si ricercano nei ricordi, nei profumi, nel legame che nulla spezza. L’innocenza della fanciullezza si alterna alla ricerca del piacere, a una compiutezza quasi utopica da raggiungere; un’altalena sentimentale che oscilla, in bilico tra il volersi bene e il farsi del male.
Un finale ineluttabile probabilmente, bellissimo e struggente, si percepiscono tutto l’effimero e la brutalità della vita che hanno accompagnato il cammino di Piero, si percepisce tutto l’amore di un legame impossibile da scindere.
“E mi mancherà anche quel suo rumoroso silenzio, che ora si è trasformato in un cocciuto mutismo, vuoto e ineluttabile.”
Credete che un legame irrisolto con un genitore possa condizionare tutta una vita?

Salve, sono Giusy e sono un’appassionata lettrice da quando ero una bambina. Mi piace leggere praticamente di tutto, dai classici, ai romanzi d’amore, ma amo soprattutto la narrativa contemporanea. Adoro i manga giapponesi e scrivo racconti.