Narrativa contemporanea
Sellerio
ottobre 2022
cartaceo
236
Rauli è un ragazzino di dieci anni che vive in un mondo decisamente ostile. Adora leggere, ha un amore sfrenato per i miti greci, conosce perfettamente l’Iliade, ma a Cuba tra gli anni Settanta e Ottanta questo connubio di passioni fa di lui un bersaglio di derisione e disprezzo. La sua intelligenza e il suo temperamento, così lontano dal machismo che prescrive ruoli e comportamenti, gli rendono la vita difficile con i compagni di scuola, con il padre che non lo capisce, con il fratello maggiore che spesso è violento.
Non solo si riconosce diverso, Rauli, ma è convinto di essere la reincarnazione della profetessa Cassandra, figlia di Priamo re di Troia, a cui il dio Apollo ha donato la facoltà della preveggenza. Come lei, da quando è piccolo avverte il futuro e il de-stino delle persone che gli stanno intorno, ma se li svelasse nessuno gli crederebbe. Ha visto, o ha solo creduto di vedere, quando moriranno il padre, la madre, il fratello. Sa, o crede di sapere, che lui stesso morirà a diciannove anni, nell’esercito cubano inviato in Angola. Per le persone che gli stanno attorno Rauli è un camaleonte che si può trasformare a piacere. La madre lo veste come la sorella scomparsa, il suo capitano lo paragona alla moglie lontana, i soldati del reggimento lo chiamano tutti Marilyn Monroe. Lui si sente Cassandra.
Muovendosi tra l’infanzia e l’adolescenza di Rauli nella città di Cienfuegos, tra i campi di battaglia in Angola e le spiagge dell’antica Troia, questo è il romanzo di un personaggio che scopre la voracità della bellezza e la brama della fantasia, e da questa fame può essere salvato o distrutto. È la ricerca di un desiderio di libertà, la libertà di scoprire se stessi e diventare quello che davvero si vuole essere, contro ogni destino già segnato. È una storia in cui la forza dell’immaginazione è capace di rompere le gabbie che si celano nello sguardo degli altri, e di creare una voce con il potere di raccontarsi fino in fondo. È un romanzo antico e modernissimo, al confine tra il vecchio mondo e un mondo che si accinge a nascere.
Conosciamo bene il mito di Cassandra, la bellissima sacerdotessa di Ilio di cui si innamora il dio Apollo, il quale, per conquistarla, le fa dono della preveggenza. Questo dono, però, diventa una condanna: il dio, infatti, rifiutato da Cassandra, decide di vendicarsi facendo in modo che nessuno creda alle sue profezie, seppur vere. Cosa del mito è presente in “Chiamatemi Cassandra” di Marcial Gala, edito Sellerio? Lo scopriremo nel corso della recensione.
Raùl è un ragazzo a cui la letteratura piace tanto, infatti passa le giornate della sua infanzia e adolescenza a leggere. Ha una madre che rivede in lui la defunta sorella, a cui era molto legata; un padre maschilista e dal carattere prepotente e arrogante; un fratello tanto diverso da lui, a tal punto che prenderà strade e vite lontane dalla famiglia; una “matrigna”, nuova compagna del padre, che sembra l’unica a comprendere almeno un po’ del suo essere. Raulito ha i lineamenti delicati di una donna e lo sa, perché tale si sente. Nonostante il suo essere mingherlino, si arruola nell’esercito cubano alla volta della terra di Angola. Qui vivrà le storture e le torture dell’accampamento, un incubo per coloro che sono considerati “i più deboli”.
La realtà della vita di Raùl procede parallela al mondo ultra-terreno che si è creato e in cui si sente di vivere. Quel mondo in cui lui è la reincarnazione proprio della nostra Cassandra e dove, condannato come la sacerdotessa, vivrà la maledizione di non poter comunicare a chi lo circonda il suo essere e di restare solo, nel silenzio delle sue letture.
Come potete notare, il legame tra il protagonista e Cassandra è molto sottile, nonostante, nelle pagine del libro, i due personaggi si mostrino effettivamente la stessa persona. E lo dimostrerebbero i dialoghi che Raulito si immagina tra lui e le Erinni, tra lui ed Atena, tra lui e lo stesso Apollo.
“Sono solo le nove del mattino, ma il sole picchia già forte, quasi con odio, così guardo in su, i monti sfumano, li vedo appena, ma uno di loro che non riconosco per via della forte luce mi dice: «Cassandra». Me lo sussurra e so che mi resta poco da vivere. E le Erinni riprendono a cantare: «Sotto terra, sotto terra»” – Chiamatemi Cassandra
Il tempo della narrazione non è ordinato. In un capitolo ci troviamo in Angola con Rauli militare, in un altro a Cuba con Raul bambino o undicenne, in un altro ancora con Raulito adolescente, alle prese con i suoi travestimenti da donna. A non cambiare è il suo stato d’animo: di persona che non si sente compresa, amata, accettata. La nuova compagna russa del padre, forse, è l’unica da cui riesce a ricevere un minimo di ciò di cui ha bisogno. Il tempo è alterato anche dalla sovrapposizione, che si ritrova in uno stesso capitolo, tra la vita reale di Raùl e quella reincarnata di Cassandra. Realtà e mito si affiancano e procedono di pari passo.
“Chiamatemi Cassandra” è un romanzo che va letto con cautela perché nasconde il suo messaggio dietro alle righe che si vanno a leggere. Una lettura superficiale rischia di interpretare la storia in un modo discostante da quanto l’autore ha voluto mettere su carta. Questo “leggo-non leggo” rallenta molto il ritmo della narrazione, rendendo quasi ripetitive le vicende narrate. E, invece, ciascuna di esse cela un altro aspetto che caratterizza la vera personalità del protagonista, la vera sua storia.
Le descrizioni dei luoghi e dei sentimenti sono fatti “a regola d’arte”, con una profondità, ma anche una malinconia, che presagisce (e anche qui ritroviamo Cassandra) un finale che è ben lontano dall’essere lieto. Ma, data l’affinità con il mito, questo lo si può immaginare. Non spoilero!
Lo stile della traduzione, ma sicuramente anche dell’autore, è solenne, epico. Il linguaggio è forbito, le proposizioni sono tra loro quasi tutte in rapporto di subordinazione. I discorsi diretti presenti rendono la narrazione leggermente più andante, senza per questo velocizzare il ritmo che resta lento. Sono presenti anche canzoni in spagnolo, che conferiscono musicalità alla prosa, proprio come se ci trovassimo in un poema epico cantato da un aedo.
Ma vi chiedo: vi piacciono le letture che modernizzano i miti dell’antichità classica?
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.