
romanzo contemporaneo
Infinito edizioni
2023
cartaceo, ebook
186

Mentre i potenti della Terra usano le rispettive propagande per dissimulare le reali intenzioni sulle sorti del conflitto, in Ucraina la gente muore: i soldati, carne da macello buttata nel tritacarne di battaglie strada per strada in città spettrali; i civili, vittime innocenti della folle “operazione militare speciale” russa.
Per avere un quadro definito di quanto sta accadendo in Ucraina, la terra dei confini violati, dei mercati devastati, dei bambini scomparsi, è necessario sporcarsi le mani sul posto. In questo libro Curzi racconta le sue esperienze personali di reporter di guerra dall’inizio delle ostilità attraverso le tappe vissute in prima persona nel Paese, i volti incrociati, le voci ascoltate, le riflessioni di un giornalista dal basso dentro le pieghe di un dramma epocale.
“Credo che questo libro sia importante perché ci riporta, dal campo, la nuda verità, la cruda realtà, e ci consente di prendere parte a un dramma che non è per nulla lontano e di prendere le parti di chi sta combattendo per la sua e la nostra libertà”. (Vittorio Emanuele Parsi)
Pierfrancesco Curzi, scrittore e giornalista, è da trent’anni cronista e autore di reportage dalle zone “calde” della terra, muovendosi spesso in ambienti ostili, tra guerre e flussi migratori. Con “Check- point Kyiv” ci porta in quella terra ucraina martoriata, distrutta, ridotta in cenere e macerie, ma che, con la forza del suo popolo resiste, lotta, non molla.
Curzi ci narra, con voce sincera, che non dà indulgenze e non fa sconti, con stile asciutto ma partecipe, capace di smuovere e commuovere, la guerra in Ucraina, attraverso le voci delle persone che, durante i suoi viaggi, ha incontrato. Il conflitto, che ha reso l’Ucraina terra desolata da più di due anni, è entrato nelle nostre vite attraverso quei volti, quegli sguardi colmi di lacrime, occhi che hanno visto orrori per noi impossibili da immaginare, cuori che si sono spezzati per ciò che hanno perso e subito. Quelle voci sono testimonianza viva e reale di quanta insensata crudeltà la guerra semina tra gli innocenti.
Abbiamo tutti noi seguito, con crescente paura e sgomento, le immagini che i mezzi di comunicazione continuano a mostrarci. Abbiamo sentito la morsa dell’impotenza davanti a quei bambini in lacrime, a madri e padri sconvolti dal dolore. E, quando le strade erano disseminate di cadaveri, quando il sangue ha macchiato e tracciato indelebilmente la storia di quella casa che credevamo sicura, chiamata Europa, tutti noi abbiamo tremato di paura, di sdegno. Tutti noi abbiamo sentito la nostra sicurezza vacillare, spezzarsi.
Noi però siamo al sicuro, non siamo lì, la paura la vediamo e l’ascoltiamo da altri e, dopo tanti mesi, sembra quasi che la guerra sia entrata a fare parte della quotidianità, una notizia come le altre, l’ennesimo bollettino da ascoltare distrattamente. E, quindi, è opportuno leggere questi reportage, farsi partecipi di quella immane tragedia. Sono voci e volti di gente comune quelli raccontati da Curzi, persone come noi, che come noi vivevano una vita normale, tranquilla, fino a quel maledetto 23 febbraio 2022.
Un viaggio nell’orrore, nello strazio, nello sfacelo di vite e città che, a volte, dalle nostre case, sembrano appartenere ad un altro pianeta. L’autore ci porta direttamente sul campo, non ci nasconde nulla, perché nulla può o deve essere celato. Curzi ci fa sentire vividamente sulla pelle il gelo di quegli inverni che tolgono fiato e sensibilità. Ci fa percepire il tanfo di morte e sangue, ci fa scorrere lacrime che hanno tutto il sapore dell’impotenza per noi che siamo lontani e, tutto quello della disperazione per chi è lì.
“Donne, madri, mogli private della loro vita e dei loro affetti. Disperate e dignitose, con gli occhi scavati dal pianto e volti rattrappiti dal freddo pungente. Stringevano le mani attorno ai loro figli” – Check-point Kyiv
Curzi ci riporta, con commozione e partecipazione, storie, voci, lutti, coraggio e determinazione di un popolo che ci ha sorpreso per lo spirito di unità, per la forza incrollabile di difendere le loro case e famiglie, per l’orgoglio che hanno di appartenere alla loro nazione.
“Check-point Kyiv” non è solo una cronaca accurata di una guerra tremenda, ma un excursus tra le vite del popolo ucraino e anche tra i tanti che sono partiti, spinti da spirito di solidarietà e fratellanza, per portare aiuti concreti in quella terra martoriata. Scorrono davanti ai nostri occhi nomi di città e luoghi che, prima di quel 23 febbraio, ci erano pressoché sconosciuti, ma che ora sono entrati prepotentemente a far parte delle nostre vite. Luoghi che non sono più città ma cumuli di macerie e sangue, fosse comuni, dove anche la dignità della morte è annullata dal fango.
Sono tanti i nomi, i volti che l’autore ci racconta. Conosciamo i giovanissimi Vova e Dasha, il cui tenero abbraccio, sotto le viscere della terra, esprime la bellezza di un sentimento dirompente, anche quando tutt’intorno sta crollando. C’è Denis, 19 anni, in lacrime davanti alle macerie della casa della nonna. Giovani, giovanissimi, bambini, vecchi, tutti accomunati dallo stesso sguardo, quel misto di paura e incredulità che spezza il cuore.
“Il primo essere umano incontrato a Horenka è stata una vecchina minuscola seduta sul marciapiede a un crocevia. Il fazzoletto in testa, la gonna lisa e gli scarponi. Di fianco a sé la sua piccola bancarella di fiori appena colti. Sembrava una di quelle immagini artefatte con l’obiettivo di incrinare i cuori più forti. Vendeva tulipani, splendidi, rossi… Dopo aver scambiato qualche parola, lei è scoppiata a piangere. I suoi occhi dolci di nonnina stanca e provata dalla vita hanno ringraziato anche me, sebbene non avessi fatto nulla se non essere lì” – Check-point Kyiv
Le lacrime scorrono, per commozione, rabbia, sdegno e sconforto, per le storie spesso agghiaccianti, spesso strazianti, a cui non si può rimanere indifferenti. Non ci si può voltare dall’altra parte. Eppure, c’è ancora chi non crede ci siano vittime e carnefici di un’unica bandiera, chi si riempie la bocca nei salotti televisivi e non condanna chi ha dato il via a questa tragedia.
L’autore punta il dito, non si tira indietro, non si nasconde. Leggiamo queste sue pagine, ragioniamo con le nostre teste e intraprendiamo con lui questo viaggio, fatto di insidie, pericoli, fuoco incrociato da cui difendersi, freddo, gelo imperioso, orrore su orrore, barlumi di luci, lampi di tenerezza e cordoglio. Come un fiore giallo lasciato da un padre a un figlio, spazzato via da una ferocia terrificante. Non molla il popolo ucraino, ci crede, vuole e deve crederci e vuole e deve risollevarsi, ricostruire e rinascere. Sono tante le persone che l’autore incontra nel suo cammino che gli lasciano quel senso di appartenenza e coraggio che gli ucraini hanno tirato fuori nel momento del bisogno.
“Vitality l’attore di teatro col desiderio di aiutare il suo Paese in guerra. Stravagante, buono. Il sorriso sempre stampato in faccia. Inguaribile ottimista, tenace. Il suo bicchiere è sempre mezzo pieno. Per Vitality non esiste il verbo” mollare”… Disposto ad andare in battaglia contro i mulini a vento rendendo loro la vita difficile…” – Check-point Kyiv
Una scrittura fluida, comprensibile, un racconto empatico, ma anche esaustivo. Un testo importante e accurato che ci lascia il resoconto dettagliato di questi lunghi mesi di conflitto, ma, soprattutto, dà un volto alle vittime, ce le fa conoscere.
Leggete testi di cronaca e reportage?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐

Salve, sono Giusy e sono un’appassionata lettrice da quando ero una bambina. Mi piace leggere praticamente di tutto, dai classici, ai romanzi d’amore, ma amo soprattutto la narrativa contemporanea. Adoro i manga giapponesi e scrivo racconti.