Thriller
HarperCollins
6 agosto 2020
cartaceo, ebook
661
Marshall McEwan ha lasciato la sua cittadina d’origine in Mississippi a diciotto anni e ha giurato a se stesso di non tornarci più. E così è diventato un importante giornalista di Washington. Ma quando scopre che il padre è malato terminale deve tornare a casa e affrontare il passato. Al suo arrivo si rende conto che Bienville è molto cambiata.
Il quotidiano della sua famiglia sta fallendo, Jet Talal, il suo amore giovanile, è sposata con il rampollo di un ricco imprenditore. La città, in cui i corrotti e i potenti spadroneggiano sotto un sottilissimo velo di rispettabilità, è controllata dal Bienville Poker Club. Ma due morti sospette squassano le fragili fondamenta della comunità. Due morti legate ai loschi affari del Bienville Poker Club.
Marshall non può fare altro che cercare la verità, anche se presto capisce che il suolo del Mississippi è un campo minato, dove segreti esplosivi possono distruggere le anime ancora più dell’ingiustizia.
“Se l’omicidio di Buck rappresenta il naturale punto di partenza, la storia in realtà è cominciata quando avevo quattordici anni. Le persone le cui vite si sarebbero intrecciate con conseguenze fatali erano vive allora, e alcune già innamorate. Per comprenderla dovrete fluttuare tra due epoche come chi passa dallo stato di veglia al sonno e di nuovo alla veglia”
Vi capita mai di scegliere un libro il cui genere non rientra tra quelli da voi preferiti?
A me a volte si. Lo faccio per mettermi alla prova, per non chiudere le porte davanti a nulla, con la convinzione che c’è sempre da imparare qualcosa dall’inchiostro che abbraccia la carta, positiva o negativa che sia.
Quando mi sono imbattuta in Cemetery Road, ero consapevole di avere tra le mani un thriller e che quindi la mia mente semplice avrebbe dovuto districarsi tra una marea di nomi, vicende spesso intricate e cadaveri che sarebbero spuntati come funghi. Cosa mi ha spinto a farlo? Sono state tre parole nascoste nelle poche frasi che ci illustrano la trama a farmi incuriosire.
“Marshall McEwan ha lasciato la sua cittadina d’origine in Mississippi a diciotto anni e ha giurato a se stesso di non tornarci più. E così è diventato un importante giornalista di Washington. Ma quando scopre che il padre è malato terminale deve tornare a casa e affrontare il passato…”
Mi sono chiesta come avrebbe fatto l’autore a raccontare i patemi d’animo, i rimorsi, la rabbia e il dolore, che chi rivisita un passato ingombrante sicuramente serba dentro di sé, senza stravolgere la linea narrativa principale che caratterizza il libro. Sarebbe stato credibile?
Logicamente per poter rispondere a questo quesito ho dovuto leggere il libro che, devo ammettere, mi ha piacevolmente sorpresa.
Vediamo la trama.
Il protagonista si chiama Marshall McEwan ed è un giornalista. Tornato nella sua città natale, di fronte all’ingiusto assassinio della persona che gli ha fatto da padre dopo che il suo si è chiuso in un gelido silenzio pieno di accuse, decide di farsi giustizia da solo. Buck Ferris, l’archeologo ucciso, infastidiva le lobby del luogo con i suoi scavi in un terreno che quattromila anni prima era stato sede di un grande insediamento indiano. I reperti archeologici che quel terreno custodisce, però, potrebbero stravolgere i piani della classe dirigente della cittadina. che, grazie ad un accordo con un’importante società cinese, proprio lì dove il vecchio Buck si ostina a scavare, ha predisposto l’edificazione di una grande cartiera.
Vista la cocciutaggine di Ferris, alcuni membri del potente circolo di poker, che spadroneggia in città, non ci pensano due volte a farlo fuori, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze, come quando ci si libera di un paio di scarpe che ci stanno strette.
Forse pensano di passarla liscia per l’ennesima volta insabbiando le prove e fingendo un banale incidente. Ma stavolta hanno fatto i conti senza l’oste.
Marshall sa che la morte di Buck di accidentale non ha nulla e, servendosi dell’ aiuto di altre persone, spinte dai motivi più disparati a voler chiarire i fatti, presto arriverà a tirare le somme e scoprire la verità. Ma l’omicidio di Ferris non è altro che l’ultimo atto di tutta una serie di crimini che, nel corso dei decenni, hanno investito la cittadina di Bienville, dove il nostro protagonista è nato e cresciuto. E Marshall quei crimini li svelerà uno alla volta, stupendosi lui stesso della grande mole di affari illeciti che riesce a portare alla luce
Questo logicamente non piace a chi, fino a quel momento, aveva potuto agire indisturbato nella città. Quel giornalista è pericoloso, deve essere reso inoffensivo a tutti i costi. Riusciranno a zittirlo?
Cemetery Road è senz’altro un romanzo scritto bene e ben costruito. Non manca l’azione: i colpi di scena si susseguono uno dietro l’altro, catturando costantemente l’attenzione del lettore. L’aver inserito numerosi capitoli che ci permettono di fare un salto indietro nel tempo fa sì che si possa interpretare il comportamento dei diversi “attori” del romanzo alla luce del loro passato, e quindi di comprenderli meglio.
A parer mio, quello che abbiamo davanti è un romanzo psicologico, la cui linea narrativa principale si traveste da thriller. Relegarlo ad un solo genere per me equivale un po’ a sminuirlo. Si, le vicende legate all’amministrazione non limpida della città e ai crimini che in essa sono avvenuti danno vita a una storia che, per gli appassionati, si beve tutta d’un fiato. Ma la mia attenzione, più che da questo, è stata attirata dal percorso interiore che il protagonista ha dovuto affrontare per potersi, finalmente, liberare da quel passato che come una spada di Damocle incombeva continuamente su di lui.
“Non ho mai avuto intenzione di uccidere mio fratello. Non ho mai voluto odiare mio padre. Non avrei mai pensato di seppellire mio figlio. Né avrei potuto immaginare di tradire l’amico d’infanzia che mi ha salvato la vita o di vincere un premi Pulitzer per aver mentito. Tutte queste cose ho fatto, eppure gran parte delle persone che conosco direbbero che sono un uomo rispettabile”
Per Marshall, tornare in quel luogo dal quale anni prima era scappato significa affrontare tutti i problemi lasciati in sospeso. Per farlo dovrà guardare in faccia alla verità, priva di veli; togliere quella patina che il tempo ha deposto sugli avvenimenti e affrontarli di petto, non più volgendo la schiena. Solo dopo aver lasciato andare sogni, dolore e rabbia, potrà rivalutare i rapporti di allora e viverli sotto una nuova luce, non migliore, non peggiore, semplicemente diversa, ma che gli offre la possibilità di poter finalmente volgere lo sguardo al futuro.
È un capolavoro questo personaggio. Fragilità, paure, e insicurezze, ma anche orgoglio, caparbietà e bisogno di amore: questo lo caratterizza! Con tutte le sue inadeguatezze ci viene incontro dal bianco del foglio, quasi a volerci rassicurare che l’umanità vera nasce non dalla perfezione, ma dal metterla da parte per potersi accettare e amare.
A Marshall e alla sua lotta per riscrivere la propria vita io non posso che dare 5 stelle.
Sahira
Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…