giallo storico
Self-publishing
20 ottobre 2021
cartaceo, ebook
189
Carnevale 1484 d. C.
Tra feste, scherzi carnevaleschi e misteriose strigarie gallesi, Goffredo è inviato a Venezia in una delicata missione di spionaggio, mentre Edmundo accetta di dare la caccia alla Bestia infernale che si nasconde nella bruma e sta trucidando i fanciulli lagunari.
“… Edmundo ricacciò indietro i ricordi e oscillò, prossimo allo svenimento, tuffando una mano nel borsello. Non aveva più il fisico per certe cose. Saldò il debito e sgusciò fuori dalla taverna, stringendosi il capo tra le mani. Sentì le onde leggere che s’infrangevano contro le sponde delle calli e i piccoli sandoli e mascarete, che i veneziani usavano per spostarsi nei canali, sbattevano contro gli argini. Tutto odorava di pesce marcio, d’acqua stagnante, d’alghe salmastre e di sale. Un odore spiacevole che restava in gola a lungo e si sforzò di non vomitare l’anima” – Cave Bestiam
Il racconto “Cave bestiam” (Attento alla bestia) è ambientato nella Venezia del XV secolo durante il periodo del carnevale, nel corso del quale acrobati e pagliacci riempivano le calle e inizia presentandoci il personaggio di Edmundo, un anziano venditore di spezie, vedovo e incline a frequentare cortigiane, darsi al vino e alle scommesse, a suo dire per dimenticare i suoi dolori.
Quel giorno, a Venezia, cercava una ubicazione in città per sé e i suoi amici, ma i festeggiamenti del carnevale rendevano tutto più difficile. Le strade erano molto affollate ed Edmundo voleva prima far visita al suo caro amico Bonacio, proprietario di una libreria nella quale rilegava i tomi. Bonacio era preoccupato per la sorte di suo nipote perché in città si sussurrava della presenza di un mostro che rapiva e sgozzava tutti i bambini della laguna e che prima di ucciderli emetteva un suono tetro e terrificante simile ad un lamento o, come alcuni dicevano, ad un’antica cornamusa.
Tutta Venezia ne parlava e temeva per i bambini, perciò Edmundo e il libraio convennero che la miglior cosa da fare era di farsi aiutare da Goffredo per iniziare le indagini, anche se il pensiero di ritrovarsi dinanzi ad un mostro o addirittura un demonio (come supponevano i Veneziani) non era rassicurante. Si dichiarava anche che il mostro avvolgesse i bambini trucidati nelle reti da pesca cariche di sassi, per poi buttarli nei canali. In quel periodo, le persone erano molto superstiziose e si supponeva si trattasse più di un demone che di un essere umano e il popolo lo denominava la Bestia.
È per questo motivo che si ricorreva spesso alle streghe, le quali ricoprivano il ruolo di indovine, guaritrici.
Edmundo decide, quindi, di rivolgersi a una di loro, Strigaria Veritas, una strigaria e herbaria con poteri di veggenza, e di farsi aiutare nelle ricerche del mostro che, secondo la strigaria, potrebbe anche trattarsi di uno stregone o strega con il potere di trasformarsi in un animale feroce. Hazel, soprannominata Veritas, ha un triste passato: all’età di vent’anni si trasferisce a Venezia con la mamma e il fratello minore Bran. Purtroppo sua madre viene bruciata sul rogo per stregoneria e il fratellino ucciso, ma dalla madre eredita il bellissimo dono della preveggenza e riti come anche una grande conoscenza erboristica nella preparazione di intrugli, infusi curativi.
Goffredo, ex soldato di ventura e amico di Edmundo, accetta la missione di ricercare il mostro assassino di bambini che stava terrorizzando la città. Per svolgere questa operazione e passare inosservato, Goffredo si veste da arsenalotto e con Edmundo e Hazel intensificano ogni giorno le ricerche, prendendo informazioni dalla gente del posto.
Edmundo alloggiava nella stessa locanda con Goffredo, Fiamma, una giovane ragazza diventata in seguito moglie di Goffredo, e Cesare, un bambino adottato. Edmundo, essendo un venditore ed esperto di spezie da generazioni, si trovava a Venezia per consegnare un prezioso testo di medicina (canone) al priore degli speziali (in quell’epoca, gli speziali erano considerati farmacisti) e comunicargli che questo testo, in un primo momento rubato e da lui ritrovato, contiene, di fatto, delle informazioni molto importanti riguardo delle cure necessarie su alcune malattie gravi.
A sua volta, anche Edmundo aveva già iniziato le ricerche aiutato dal priore. Le scene dei ritrovamenti dei corpi sono spaventose per tutti, persino per i poliziotti.
Una notte, dalla stanza della locanda, anche Fiamma sentì il grido mostruoso della bestia e iniziò a temere per la sua piccola Caterina avuta dall’unione con Goffredo. L’infanzia di Fiamma fu drammatica e dolorosa, sua madre morì precocemente e con suo fratellino Milo dovette subire dal padre ubriaco, ogni tipo di violenza fino al giorno in cui coraggiosamente riescono a fuggire ma le profonde ferite inflitte a Milo lo porteranno purtroppo alla morte.
L’inizio di “Cave Bestiam” risulta un po’ confuso nel delineare la personalità di ogni personaggio e nel ritrovare il filo degli avvenimenti, forse perché questo è il terzo libro e non ho letto i due precedenti. O forse per la presenza di passaggi formulati in Veneziano, che rendono, in realtà, la narrazione a tratti moderatamente interessante. Ma, d’un tratto, si presentano blocchi privi di attrattiva e di colpi di scena che di solito animano un romanzo giallo. Forse l’autrice ha volutamente messo in risalto più l’aspetto storico del racconto e non quello romanzesco. Infatti, cita le vicende di quel periodo tra il doge e re Ferdinando I di Napoli, allontanandoci dal genere iniziale di romanzo giallo. Sebbene il racconto sia incentrato nel periodo festoso del Carnevale, nel racconto non si percepiscono musiche festose, colori sgargianti dei vestiti.
A voi piace Venezia nel periodo del Carnevale?
“Cave Bestiam” è un racconto drammatico, dotato di uno stile narrativo curato da vocaboli ricercati, citazioni colte, una sintassi molto studiata e riccamente elaborata, a tratti abbastanza scorrevole. Molti termini fanno parte del linguaggio usato in quell’epoca e appartengono alla città di Venezia; lo si può constatare da alcuni dialoghi in dialetto veneziano.
La parte storica del romanzo è ben strutturata e studiata. L’autrice ha saputo rendere un’atmosfera violenta adatta ad un giallo-storico grazie alle descrizioni suggestive dei luoghi a tal punto da percepirne gli odori, quelli dei canali, e di visualizzare le vie strette e i ponti, il tutto avvolto da una perenne nebbia veneziana di febbraio.
Anche le descrizioni paesaggistiche e dei beni artistici e storici, come ad esempio lo stile di certi palazzi veneziani in stile gotico-bizantino, sono perfettamente esposte e ben rappresentano l’epoca narrata. Però tutto ciò non è bastato a rendere la lettura appassionante, avvincente, trascinante sin dall’inizio la storia. Mancava qualcosa… mancava un qualche legame con il lettore, mancava il personaggio empatico. E l’ho riscontrato (purtroppo solo verso la fine della narrazione) in Hazel: coraggiosa, dotata di grandi talenti, vittima di ingiustizie, unica… fino al doloroso epilogo…
Beatrice Castelli
L’autrice di “Cave Bestiam”
Giovanna Barbieri nasce a Verona il 15/01/1974 e risiede ad Arbizzano di Valpolicella, comune di Negrar, Verona. Laureata in Scienze Politiche con indirizzo internazionale, per alcuni anni lavora come contabile e impiegata amministrativa.
Appassionata da anni di Medioevo, alto e basso, nel 2013 apre un blog a tema medievale, dove posta numerosi articoli riguardanti la vita del periodo. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati dai blog e siti di storia. Italia medievale, Il Medioevo non è stata un’epoca buia, Medioevo tra luce e buio; racconti; recensioni di libri e film e altro ancora.
Béatrice Castelli vive a Torino, cresciuta a Parigi fino all’età di 17 anni, coltiva sin dall’età di otto la passione per la lettura e quella della scrittura.
A dieci anni leggeva Crime et Châtiment di Dostoïevski, preso per caso dalla fornitissima biblioteca di suo padre, senza sapere ancora nulla di questo scrittore.
A 17 anni, con tutta la famiglia si stabilisce in Italia a Torino, dove dovette imparare l’italiano. Lo studio per la letteratura italiana l’appassiona in fretta, come da piccola per quella francese, iniziai così a scrivere pensieri in entrambe le lingue.
Ha frequento l’interpretariato di Torino con il desiderio di tradurre libri per la sua casa editrice preferita: l’Adelphi. Purtroppo incontra sul suo cammino molte difficoltà per arrivarci e così si ritrova a tradurre testi tecnici per nulla entusiasmanti…
L’amore per la scrittura l’accompagna da sempre. Non avendo mai nessuno a chi confidare i suoi pensieri, scrive per se stessa. Ha pubblicato, per due case editrici, poesie d’amore in due diverse raccolte, una per Segnidartos l’altra per Rupe Mutevole Ed. e una favola per bambini sempre per Rupe Mutevole. In alcuni siti letterari ha pubblicato inoltre dei racconti brevi.
In questo momento ha un romanzo già ultimato nel cassetto.