
Saggio
Mondadori
Settembre 2022
cartaceo, ebook
204

Quando noi italiani pensiamo alla nazione che vorremmo diventare, cosa ci viene in mente? P
robabilmente vorremmo avere un'economia in grande crescita e la piena occupazione: un paese in cui chiunque voglia lavorare possa farlo. Vorremmo avere le migliori università del pianeta e bellezze naturali adeguatamente valorizzate, prodotti culturali dall'influenza globale e la possibilità di definire «made in Italy» non solo un paio di scarpe ma anche un'app capace di costruire il futuro e un'idea che sappia cambiare il mondo. Vorremmo essere il posto ideale per chiunque voglia realizzare i propri sogni, per chiunque abbia un progetto e cerchi le condizioni ideali per trasformarlo in realtà, e magari anche avere una classe dirigente progressista, sensibile, accogliente. Insomma, vorremmo essere un po' più come la California, che infatti da secoli è considerata la «fine del mondo»: un paradiso di tolleranza, prosperità e paesaggi spettacolari, la terra promessa, la più pura incarnazione del sogno americano.
Eppure, in California qualcosa si è inceppato, tanto che da anni le persone che la lasciano sono più di quelle che vi arrivano, e dall'ultimo censimento la sua popolazione risulta per la prima volta diminuita. Niente di tutto questo dovrebbe accadere, in teoria. Salvo in caso di guerre e catastrofi naturali, nella nostra epoca i movimenti migratori seguono direzioni segnate dall'economia e dall'occupazione: le persone vanno via dai posti che offrono meno opportunità per raggiungere posti che ne offrono di più.
Quella della California è una crisi unica al mondo, ma l'acuta analisi di Francesco Costa ci mostra che le sue ragioni non sono esclusivamente californiane: cominciamo a riscontrarle anche dalle nostre parti. Le città come unici possibili centri propulsivi della crescita economica. La qualità della vita distrutta dai prezzi delle case. Un radicalismo politico infantile. La divaricazione del mercato del lavoro fra chi possiede un'istruzione di alto livello e chi no. Le discriminazioni razziali. La catastrofe climatica. L'attivismo performativo. Le crescenti diseguaglianze fra generazioni.
La crisi della California ci costringe a interrogarci sulla realtà che ci circonda e ci invita a stare attenti a ciò che desideriamo, perché potremmo ottenerlo.
Francesco Costa, giornalista, vice-direttore de Il Post, e saggista italiano, ritorna con un nuovo libro a raccontarci uno degli Stati americani più amati e idealizzati, la California.
Negli ultimi anni si sta verificando una particolare situazione. Nonostante un’economia che cresce, sempre più californiani se ne vanno, spostandosi addirittura in uno degli stati che, almeno sulla carta, risulta essere, soprattutto politicamente, il suo opposto, il Texas.
In questo saggio, si cerca di rintracciare e descrivere le principali cause di questa migrazione che, come si evince dalla lettura, sono molteplici e si ritrovano in diversi aspetti della vita del paese, da quello politico a quello sociale e culturale.
“Da anni la California compare nelle prime posizioni di tutte le classifiche degli Stati americani da cui più persone vanno via”
Tra i fattori analizzati c’è l’importante crisi del settore immobiliare. Trovare e mantenere una casa in California è diventato quasi impossibile. Questo ha generato un numero sempre più crescente di senzatetto.
Altro ambito è l’aumento della criminalità, dovuto, tra le altre cose, anche ai tagli alla polizia e alla depenalizzazione di alcuni reati.
Si parla però anche di scuola, di cambiamenti climatici, gli incendi sono all’ordine del giorno in California, di siccità e agricoltura.
Un intero capitolo parla di Los Angeles e della sua frenesia, fatta di luci ed ombre.
“Los Angeles è in grado di farti sentire ovunque e da nessuna parte” – California
Interessanti sono anche le riflessioni sulla realtà politica che attraversa questo Stato, dove i democratici sono stabilmente al potere ormai da anni, senza una reale opposizione. Questo crea un plateau di pensiero e una perdita della spinta a migliorarsi, che ogni gruppo politico eletto dovrebbe sempre avere.
“… una democrazia funziona meglio se non risolve ogni dibattito dentro una sola parte politica (…) se cerca di ottenere la vittoria attraverso la persuasione e non attraverso la prepotenza (…). Insomma: se resta una democrazia”
Francesco Costa, già autore di altri saggi sugli Stati Uniti, di cui è appassionato, anche questa volta ci ha regalato un’analisi accurata e puntuale. Un linguaggio semplice e preciso, con una scrittura molto coinvolgente.
Non annoia e non appesantisce il lettore, rendendolo partecipe con un modo di scrivere chiaro e un po’ romanzato. Sembra di ascoltare un suo podcast.
Una lettura che consiglio. Un racconto sulla storia contemporanea, attuale, che sta ancora accadendo. Un’analisi che può dare un punto di vista interessante anche per comprendere e leggere in maniera critica delle realtà molto distanti geograficamente dalla California, ma vicine a noi.