
romanzo contemporaneo
Rubbettino Editore
ottobre 2022
cartaceo
238

Quando Totonno smette di parlare, non se ne accorge nessuno. A Salerno, dove tutto è periferia di qualcosa, tra premi letterari farlocchi, sicofanti, assessori, disoccupati cronici e rassegnati, musicisti attempati e hipster di provincia, può succedere di tutto: che nasca e si consolidi un amore che pareva improbabile, che si riformi una vecchia band di grog rock italiano della quale pochissimi sentivano la mancanza, e soprattutto che vecchi rancori e nuove avidità portino alla scoperta di un cadavere e di un colpevole.
Dall'alto del suo silenzio, Totonno osserva questo teatrino di provincia profonda, fallito placido tra falliti che si agitano cercando di darsi un contegno e uno status qualsiasi, che gli permetta di sentirsi parte, anche se ai margini, di una società che, se non li disprezza, è solo perché neanche li vede. Mentre la loro vita scorre, tra un Campari e gin e l'altro, all'ombra del solito bar.
“Bocca mia mangia confetti” di Amleto De Silva è un romanzo scritto con stile scorrevole, schietto, a volte dissacrante, con una penna capace di pungere e stuzzicare il lettore in un dialogo aperto e frizzante.
Salerno è protagonista della storia, ma potrebbe trattarsi di una qualsiasi cittadina: non metropoli ma neanche paese, specchio della società in cui “l’essere” passa in secondo, a volte addirittura terzo piano, rispetto all’apparire. Il denaro e la facciata contano più di tutto il resto e i rimpianti sono molto più forti della voglia di andare avanti.
“Bocca mia mangia confetti” è ina storia che si muove in quadri: umoristici, riflessivi, nostalgici, con protagonisti che, come attori su di un palcoscenico, ma che recitano senza copione, puri e semplici improvvisatori, si mostrano fermi, senza grandi aspettative, così realistici che potrebbero rappresentare ognuno di noi.
C’è un ricco e variegato caleidoscopio di personaggi a movimentare la storia, ciascuno con il proprio bagaglio sulle spalle, a partire da Totonno che, un bel giorno, smette di parlare. Non che diventi muto tutto d’un tratto, ma, semplicemente, si rende conto che è più facile chiacchierare di stupidaggini che parlare per davvero.
“Quando smise di parlare non se ne accorse nessuno. La cosa avrebbe dovuto deprimerlo, e invece si sentì forte nel cuore la conferma di aver fatto bene”
Intorno a Totonno troviamo tante figure che, in un modo o nell’altro si trovano ad interagire con lui: da una studentessa fuori sede e fuori tempo a Lino, una vecchia gloria della musica, fino a Cinzia che, anche lei, a un certo punto, ha smesso di parlare. Lei però lo ha fatto in modo assoluto, per un dolore troppo grande da sopportare, tanto acuto il trauma che, si ammuti’.
“…aveva stabilito che ormai non ci fosse più niente da dire, che siccome le parole sarebbero state comunque vuote, era più giusto non comunicarle. Le parole creavano mondi, e quello di Cinzia non c’era più, quindi non le servivano” – Bocca mia mangia confetti
Mentre Totonno e Lino si riconoscono come solo i vinti dalla vita possono fare, in un sodalizio musicale che vive di nostalgia per quella musica che ha accompagnato il loro giorni (migliori?), da Joni Mitchell a Nolan Porter, dagli Alunni del Sole ai Cure e i Clash, tra ricordi e soprattutto rimpianti, vediamo anche lo sbocciare di un sentimento tra i due che hanno smesso di parlare, un omicidio o forse due, che fa gridare la città al serial killer.
“Ma ti dicevo, noi facciamo tanto per fare salire di livello la città, e basta un omicidio- efferato, per carità, chi dice niente- ma un solo, piccolo omicidio, e ci troviamo da capo e dodici, in piena cronaca nera, nel poliziottesco più becero! Ti pare giusto?”
Tra chiacchiere di paese, soprannomi che si stanno perdendo a favore di anonimi nickname, modi di dire che sono tutto un programma, ci inoltriamo in una storia a volte surreale. Ma, se guardiamo bene tra intrighi, maneggi dei potenti, poveri diavoli, è specchio fedele, o quasi, della realtà. Più che Totonno, però, le vere protagoniste sono le donne, ritratte più argute, coraggiose e intraprendenti. Non sono bamboline bellissime, ma donne che hanno sofferto, capaci di guardare per davvero il mondo che le circonda, senza rassegnarsi ma facendo qualcosa per cambiarlo.
Vi piacciono le storie che mescolano giallo e umorismo?
4 stelle ⭐⭐⭐⭐✩

Salve, sono Giusy e sono un’appassionata lettrice da quando ero una bambina. Mi piace leggere praticamente di tutto, dai classici, ai romanzi d’amore, ma amo soprattutto la narrativa contemporanea. Adoro i manga giapponesi e scrivo racconti.