Narrativa
Atmosphere Libri
5 marzo 2020
Cartaceo
159
Giappone, inizi degli anni '70. In un Paese già scosso dagli effetti dei violenti moti studenteschi del '68, Ryū, Lily e il loro gruppo di amici gravitano nei dintorni della base militare americana di Yokota, a poche decine di chilometri da Tokyo, di cui frequentano alcuni dei soldati lì di stanza. Vivono una quotidianità scombinata, fatta di un uso costante e ossessionato di qualsiasi sostanza stupefacente si ritrovino a portata di mano, di sesso estremo, di piccoli furti e di qualunque altro comportamento vada a costituire un'anomalia e una sfida alle regole di un'allora ancora rigida e opprimente società giapponese. La loro appare come un'esistenza senza speranza, in cui il dolore, procurato dagli altri o autoinflitto, e altre sensazioni fisiche estreme diventano il mezzo per annullare qualsiasi altra percezione, per non sentire più nulla. Ma in questa realtà desolata, descritta in uno stile volutamente freddo e distaccato, quasi chirurgico, traspare ogni tanto dai personaggi un'innocenza fanciullesca, forse proprio quella che hanno o credono di avere perso, e alla quale in realtà vorrebbero tornare. E dalle crude descrizioni del romanzo emerge paradossalmente una asettica e terribile bellezza. Bellezza nel nonsense, nel caos, nel grottesco. Perché anche in un apparente degrado, come recita il testo, "ogni cosa irradia luce propria".Oltre 40 anni dopo, questo romanzo riecheggia potente come all’epoca in cui fu pubblicato.” The Japan Times “Con questo libro Murakami Ryū aveva iniziato l’opera di svecchiamento delle categorie letterarie giapponesi, sottoponendo al pubblico un’opera dove il radicamento della cultura nipponica veniva simboleggiato solo dai luoghi in cui la scena si svolgeva. [...] qualcosa si era rotto, l’argine aveva una breccia, il Giappone era pronto ad accogliere dentro di sé nuove voci e a offrire al pubblico storie che i più giovani erano senza dubbio preparati a comprendere.
Uno dei romanzi-simbolo della nuova generazione dal più grande scrittore multimediale del Giappone
Oltre 40 anni dopo, questo romanzo riecheggia potente come all’epoca in cui fu pubblicato.” The Japan Times “Con questo libro Murakami Ryū aveva iniziato l’opera di svecchiamento delle categorie letterarie giapponesi, sottoponendo al pubblico un’opera dove il radicamento della cultura nipponica veniva simboleggiato solo dai luoghi in cui la scena si svolgeva, qualcosa si era rotto, l’argine aveva una breccia, il Giappone era pronto ad accogliere dentro di sé nuove voci e ad offrire al pubblico storie che i più giovani erano senza dubbio preparati a comprendere.
Ryū Murakami ci porta a visitare un Giappone di cui probabilmente conosciamo molto poco, il lato povero, degradato, ma anche drogato e completamente fuori di testa.
Premetto subito che è un libro crudo, difficile da digerire e davvero, davvero pesante ma che, tuttavia, merita di essere letto.
Quando scrisse il romanzo l’autore era molto giovane, aveva poco più di vent’anni e immagino quindi che lo abbia scritto durante o subito dopo gli eventi che ci racconta.
Gli eventi si susseguono senza seguire un ordine effettivo, io personalmente non ho capito quanto tempo è trascorso dall’inizio alla fine del libro, tant’è che non ci sono capitoli, solo degli spazi a dividere i racconti.
Ryū e Lily sono i personaggi principali, più o meno, sono una coppia, ma in questo caso la monogamia ha un significato relativo perché tutti inseguono un solo scopo: il divertimento, il loro gruppo di amici comprende personaggi più o meno simili tra loro.
In effetti, di questo romanzo ciò che colpisce non sono i personaggi, spesso li confondevo tra loro, ma la crudezza con cui l’autore descrive la vita che vivono.
Dal romanzo capiamo che tutti loro sono giovani, molto giovani, spesso nemmeno maggiorenni, eppure vivono tutti insieme in una casa vicino ad una base militare, quasi come se fossero tutti orfani.
I veri protagonisti del romanzo sono, in effetti, i temi trattati: suicidio, violenza, droga, sesso, sono presenti in quasi ogni pagina: i ragazzi sono praticamente tutti dipendenti da qualcosa, che sia eroina o pasticche non fa tanta differenza, le scene di sesso sembrano uscite direttamente da un film porno, così come la violenza che ho letto non ha nulla da invidiare ad un horror.
Non posso dire che non mi sia piaciuto, ma nemmeno che lo abbia amato: lo consiglio sicuramente a chi ha uno stomaco forte, ma davvero forte, perché io stessa ho dovuto abbandonarlo un po’prima di riprenderlo in mano.
Chiunque leggerà questo libro si troverà davanti scene nauseanti, cattive, ma anche episodi dolci e bellissimi, descritti con una maestria che in pochi possiedono e soprattutto, pochissimi ragazzi.
Blu quasi trasparente è un’autobiografia di un periodo che per l’autore è stato assurdo, non posso dire se lo ricordi con gioia o tristezza poiché dal libro non emerge nessuna emozione da parte sua, li limita a raccontare i fatti così come accaddero senza rivelare ciò che provava davvero.
Andando avanti nella lettura si entra direttamente nel libro e sembra quasi di essere lì con i personaggi a cercare di affrontare una vita che non è nostra.
La musica è una componente molto forte del romanzo, sia perché Ryū vorrebbe diventare un musicista, sia perché ogni racconto è accompagnato da una canzone o un disco particolare.
Proprio per questo ho fatto l’esperimento di leggere Blu quasi trasparente ascoltando ciò che ascoltavano loro: Doors, Pink Floyd, Rolling Stones ed il risultato è stato strabiliante, mi sono immersa ancora di più nella lettura.
In conclusione, il libro non è per tutti, lo dico soprattutto per le donne e le ragazze giovani che stanno leggendo in questo momento questa recensione: la violenza è rivolta molto spesso a ragazzine, sia sessuale, sia fisica.
Le scene sessuali descritte sono forti, i personaggi femminili sono (quasi) sempre consenzienti, ma i trattamenti rivolti loro sono quasi paragonabili a degli stupri.
So che potrei ripetermi, ma questo è quel genere di romanzo che ti segna, in un modo o nell’altro, perché non si legge spesso di questo mondo e praticamente mai in maniera così dettagliata, quindi mi assumo la responsabilità di consigliarvelo perché è davvero ben scritto ed affascinante, ma se non riuscite a sopportare la violenza o le scene disturbanti, statene alla larga.
Murakami Ryū è uno dei principali autori giapponesi, definito l’enfant terrible delle letteratura nipponica. Nasce nel 1952 a Sasebo, città portuale non lontana da Nagasaki e sede di una delle maggiori basi navali americane. Figlio di insegnanti, trascorre la gioventù preferendo alla scuola il cinema d’essai, il rock’n’roll e la letteratura americana. Nel 1976 scrive Blu quasi trasparente, romanzo d’esordio shock con cui si aggiudica il prestigioso premio Akutagawa. Tra i suoi capolavori, spesso a base di trasgressione, utopia e ribellione giovanile, Sixty-Nine, Coin Locker Babies, Piercing e Esodo nel paese della speranza. Si è dedicato in prima persona alla musica e al cinema, suonando la batteria in un gruppo rock e scrivendo diverse sceneggiature, nonché firmando la regia di film tratti dai suoi romanzi.