Commedia
DeA Planeta
26 gennaio 2021
cartaceo, ebook
281
A diciassette anni le regole non possono che stare troppo strette. Stanno strette ad Alex, che detesta i genitori per averla rinchiusa in una bigotta scuola cattolica. E stanno strette a Mary Kate, dolcissima, ligia al dovere, devota, e soprattutto stanca di rimandare il sesso fino al matrimonio. Anche ad altri, al liceo St Mary, certe regole vanno troppo strette. Ma non tutti osano esporsi, quasi nessuno pensa di poter cambiare le cose.
Di certo non lo pensa Alex, che come unico obiettivo ha quello di farsi espellere dal liceo dei bacchettoni, e tornare a una vita normale, senza suore e preti che scorrazzano nel giardino a ogni cambio d’ora. Ma quando Alex si rende conto che per attirare l’attenzione di suo padre non basta finire dal preside una volta alla settimana, decide per una strategia diversa. Quella della parola proibita. E qual è la cosa che spaventa di più gli insegnanti del liceo in cui l’hanno rinchiusa? La vagina. Gridare quella parola. Alex intende far sentire la voce della vagina, certo, ma con stile.
Con uno spettacolo teatrale colto e appropriato: I monologhi della vagina. A Mary Kate il piano di Alex sembra pessimo. Ad Alex il piano della vagina sembra geniale. Una cosa è certa, le regole stanno per cambiare.
“Non guardare giù, mi sono detta. Se guardi giù, sei spacciata.
Ed eccomi lì, appesa al davanzale di una finestra al secondo piano del St Ambrose Hall, in minigonna di jeans e anfibi.
Me ne stavo con le gambe a penzoloni quando all’improvviso i bicipiti doloranti mi hanno ricordato che l’anno prima, al test di idoneità fisica, non avevo fatto dieci flessioni: avevo barato.
In realtà ero arrivata a tre, poi ero andata qualche volta su e giù con il fondoschiena e Amy Horner, che avevo corrotto regalandole il mio rossetto “Puttanella sfacciata”, ne aveva segnate 10. Merda”.
Un libro sfacciato, divertente e “unpolitically correct” che, nel contempo, affronta temi molto importanti e attuali come la parità di genere e l’educazione sessuale.
È un chiaro esempio di narrativa femminista ben congegnata, in un connubio di leggerezza e riflessione.
Attraverso il racconto, l’autrice sprona il lettore a non arrendersi di fronte alle difficoltà, a non aver paura di esprimere il proprio parere e, per citare il gruppo musicale del momento, incita a non stare “zitti e buoni”.
Le protagoniste, Alex e Mary Kate, hanno, nel corso della narrazione, una crescita personale molto importante: Alex capisce che non si può giudicare chi non la pensa come lei, ma bisogna cercare di comprendere l’altrui pensiero; Mary Kate impara a lasciarsi andare e non rimanere incollata alle sue idee che, in certi casi, sono decisamente superate.
I loro caratteri sono decisamente agli antipodi: dichiaratamente femminista Alex, che manifesta la sua difficoltà a sottostare ad un sistema patriarcale e bigotto, quale è l’istituto cattolico che frequenta, con metodi poco ortodossi.
Non potendosi sottrarre alle regole sull’abbigliamento, che prevedono una divisa, Alex ha acconciato i suoi capelli con una cresta viola.
Per dimostrare la propria ribellione, Alex decide di portare in scena uno spettacolo molto particolare che dovrebbe “sconvolgere” e scuotere dal torpore gli alunni del suo istituto: “I monologhi della Vagina”.
Questa è una piece teatrale che nel 2001 ebbe un successo planetario, rompendo il silenzio sulla violenza contro le donne.
Eve Ensler, la sua autrice, ha intervistato oltre duecento donne di età, etnie, professioni e classi sociali diverse sulla loro sessualità e sul loro rapporto con il sesso in generale, portando poi in scena dei monologhi appunto.
Ognuno di loro è collegato alla vagina, attraverso diversi temi: sesso, stupro, amore, mestruazioni, mutilazione, masturbazione, nascita, orgasmo ecc.
“In realtà l’idea mi elettrizzava.
Ma poi padre Hughes ha fatto cenno al suo assistente, la porta si è aperta ed è entrato un uomo di mezza età dall’aspetto gioviale e con l’abbronzatura da giocatore di golf, i capelli radi e grigi e un orologio vistoso al polso.Ho sospirato e mi sono lasciata ricadere sulla poltrona, sconfortata. Non era un esorcista, era molto peggio.
Era mio padre”.
Mary Kate è una persona totalmente diversa da Alex: riflessiva, dedita totalmente allo studio, profondamente pudica, al punto di non riuscire a nominare il titolo dello spettacolo che Alex vuole mettere in scena o aver vergogna di acquistare gli assorbenti, arrivando a farseli spedire, in pacco anonimo, dalla madre.
Nonostante questa enorme differenza caratteriale, la loro è una meravigliosa amicizia, fatta di complicità e comprensione.
È un libro che insegna che non bisogna giudicare “un libro dalla copertina”, fermandosi alle apparenze, ma che bisogna andare oltre, senza mai vergognarsi di se stessi e del proprio corpo.
L’autrice ha uno stile di scrittura che ti risucchia nella storia, che ti coinvolge totalmente e, attraverso la narrazione in prima persona, Flynn Meaney fa totalmente immergere il lettore nella vita di Alex e di Mary Kate.
“Compromessi.” Ho scosso la testa. “Uff. Quanto odio quella parola.”
“Be’, io ho quattro sorelle” ha detto Pat. “Ho passato tutta la vita ad accettare compromessi. Ho dovuto abituarmi a puntare la sveglia alle tre per fare la cacca perché era l’unico momento in cui il bagno era libero. Durante l’infanzia ho usato per tre anni un deodorante da donna perché mia madre ne comprava dei pacchi in offerta al supermercato e non voleva sprecarli. Credimi: a volte i compromessi sono necessari alla sopravvivenza.”
Alex è costretta dagli eventi a scendere a compromessi per riuscire a centrare il suo obiettivo. A voi è mai capitato? Cosa ne pensate di chi pur di ottenere quello che vuole è disposto a scendere a patti?
Un ottimo libro adatto a tutti: per i più giovani per prendere coscienza della propria sessualità senza però cadere nel volgare, agli adulti per tornare ragazzi e riuscire forse a comprendere alcuni loro atteggiamenti di ribellione e riuscire magari a trovare un punto di incontro tra le diverse generazioni.
L’autrice
Flynn Meaney ha studiato marketing presso l’Università di Notre Dame, dove è sopravvissuta a malapena alla terrificante schiera di preti e suore, fantasmi del campus e atleti prestanti che hanno ispirato Bad Habits. Da quando ha completato un MFA in poesia, lavora per un’azienda francese e viaggia spesso tra New York (quando ha voglia di bagel) e Parigi (quando ha voglia di croissant).
I molteplici impegni famigliari (ho due figli stupendi oltre ad un marito e a un cane) mi hanno sottratto per un lungo periodo ad una delle mie più grandi passioni: la lettura (oltre alla pallacanestro -amore questo condiviso con mio marito, allenatore, e mio figlio, arbitro, che ci ha portato a creare una nostra società dove ricopro il ruolo di presidente). Ora complice un infortunio che mi costringe a diradare i miei impegni fuori casa (non posso guidare) sono “finalmente” riuscita a riprendere un libro in mano! Il fato, insieme ad un post di Kiky (co-fondatrice de “La bottega dei libri” che conosco da oltre 20 anni) pubblicato su Facebook han fatto sì che nascesse la mia collaborazione con “La bottega”, collaborazione che quotidianamente mi riempie di soddisfazione.