manuale, guida
Sonzogno Editore
12 maggio 2022
cartaceo, ebook
191
«In un paese fantasma, il pieno serve a conferire un senso a ciò che manca» L’Italia, soprattutto nelle sue zone interne, è costellata di paesi abbandonati. Centri che furono grandi e vitali, spazzati via nel giro di pochi decenni dall’incuria o dallo spopolamento.
Ma le loro rovine – malinconiche e colme di bellezza – restano a ricordarci le generazioni che li hanno abitati, all’insegna di un rapporto spesso controverso tra chi se li è lasciati alle spalle e chi oggi sogna di farli rinascere.
Riccardo Finelli ci porta a scoprire il fascino dei borghi fantasma, in un viaggio suggestivo nell’Italia che c’era e non c’è più (ma forse ci sarà ancora).
Estate. Tempo di viaggi, nella maggior parte dei casi, verso località dove pulsa la vita sociale (mi vengono in mente, ad esempio, le spiagge); o quella naturale (i silenzi e i paesaggi della montagna). O, perché no, anche quella culturale (le città d’arte su tutte). Ma grazie al lavoro di Riccardo Finelli, “Atlante dei paesi fantasma”, edito Sonzogno, scopriamo che anche altri luoghi esprimono una possibilità, un valore spesso dimenticato.
Il fenomeno sociale conosciuto come urbex (urban exploration), per il quale la meta del viaggio è uno dei tanti luoghi fantasma presenti sul territorio, si presenta, dunque, come una nuova opportunità di conoscenza (e di riflessione) per un certo tipo di viaggiatore, più attento alla dimensione storica e umana dei piccoli posti. La geografia dei luoghi dimenticati offre, infatti, la possibilità di godere del fascino di siti che trasudano la malinconica poesia dell’abbandono e che, per tale motivo, nascondono una storia tutta da scoprire.
“L’essenza di un luogo è la stratificazione sempre mutevole di circostanze e incidenti del cosmo. È il convergere in quel posto esatto di energie ancestrali ed impalpabili; un intangibile lontano dalle dimensioni del giusto e dello sbagliato, del bello o del brutto. Un luogo è, al di là di etica ed estetica, al di là, addirittura, delle volontà degli uomini.
In questo “Atlante dei paesi fantasma“, le “destinazioni” prese in considerazione dall’autore/viaggiatore spaziano lungo tutto lo Stivale. Dal Piemonte alla Sicilia, dalla Liguria alla Sardegna, passando per l’Abruzzo e la Calabria, come anche per la Campania e la Lombardia, viene tracciato un percorso, una successione di borghi, raggruppati non secondo un ordine “geografico”, bensì seguendo il principio delle cause, dirette od indirette, che hanno portato all’abbandono dei luoghi da parte degli abitanti. Dai terremoti alla “terra che scivola” (le frane), dall’Inedia alle Cattedrali nel deserto per concludere con le “Prove di rinascita”.
Seppur di borghi e paesi ormai dimenticati sul nostro territorio ce ne sono moltissimi, l’autore ha operato una scelta consapevole nel visitare e scoprire alcuni a discapito di altri, spiegando le motivazioni nell’introduzione.
“Ero alla ricerca di paesi veri e propri, non semplici borgate. Volevo fiutare le tracce umane, toccare con mano l’enormità anche fisica, di ciò che siamo capaci di dimenticare. (..) Ciò che volevo trovare erano le vestigia di una comunità” – Atlante dei paesi fantasma
Nella geografia dell’abbandono, infatti, i terremoti, le alluvioni, gli slittamenti che, purtroppo, sul territorio italiano si sono verificati da sempre, sembrano le cause della “morte” di un paese; ma, a ben guardare, è la mano dell’uomo ad essere determinante nel destino dei vari paesi e delle rispettive comunità. E dagli esempi proposti nel libro, si evince che la politica e l’economia sono gli aspetti predominanti.
La piacevolezza della lettura di “Atlante dei paesi fantasma” è insita proprio nella capacità di raccontare, in modo semplice, le motivazioni per cui un paese è stato abbandonato. E questo viene fatto tracciando un’analisi sociale ed economica di un’Italia delle piccole dimensioni; abbinando alla narrazione le storie umane di chi ha vissuto in quei paesi; esponendo, con un certo piacevole lirismo, i singoli episodi che hanno visto protagonisti gli abitanti dei borghi e dello sforzo di alcuni “illuminati” di ridare linfa vitale a questi luoghi, proponendo progetti di recupero, non sempre facilmente realizzabili.
Nel trattare la situazione passata e presente dei paesi abbandonati, l’autore mescola sapientemente elementi etimologici, etnografici, a tratti quasi di trattasse di un’indagine antropologica.
Ad esempio si analizza il perché si sia costruito un paese in un determinato luogo (ad esempio Roviolo, nel capitolo “Il lato giusto della valle“). Ancora, viene rimarcata l’importanza di alcune figure; semplici cittadini o amministratori più attenti, che si battono per tenere in vita un paese abbandonato, nonostante le difficoltà di ordine economico e politico. Una narrazione concreta, che però si arricchisce di malinconia per un passato che non c’è più e che trasmette la profondità di una comunione con la storia di luoghi che si vorrebbe far sopravvivere, ma che sembrano destinati a scomparire.
Per tale motivo, il fascino dei paesi fantasma rivive nelle figure di chi, in quei luoghi, ci ha vissuto (su tutti, personalmente ho trovato poetica la figura del maestro di Narbona in provincia di Cuneo) ed è rimasto legato, in qualche modo, al paese; o ancora di chi è il custode della storia delle comunità, ormai dissolte. Alla fine ci si rende conto che l’Atlante è una sorta di Spoon River italiana di piccoli paesi dimenticati; un’antologia che pone, però, tanti quesiti su quanto le scelte politiche ed economiche siano state determinanti nella vita (o piuttosto, nell’agonia) dei paesi e delle sue genti.
“Atlante dei paesi fantasma” è un libro piacevole, anche da un punto di vista grafico, grazie alle numerose illustrazioni che completano il testo. Va letto con occhio attento per tutte le suggestioni che inducono alla ricerca di quegli angoli del nostro paese, scomparsi dalle carte geografiche. E alla riflessione sul perché siano stati dimenticati.
“Ci sarà sempre un caso di recupero, un’amministrazione illuminata, un imprenditore con un’idea geniale e la follia per realizzarla. Ci saranno ancora memorie da scrivere e condividere. Ma saranno eccezioni alla regola: il grosso delle isole di ghiaccio si scioglierà nel mare dalla dimenticanza”.
Voi conoscete qualche “paese fantasma”?