
Giallo
Fazi Editore
cartaceo, ebook
361

Nel deserto di cenere dell’Askja, nel cuore dell’Islanda, viene avvistato il corpo imbrattato di sangue di una donna. L’ispettore Kornelíus Jakobsson, della polizia criminale di Reykjavík, non fa in tempo ad arrivare sul posto che il corpo è già scomparso nel nulla. Negli stessi giorni, nei pressi della capitale, la giovane poliziotta Botty sta indagando su uno scenario simile: delle tracce di sangue e una bottiglia di vodka in frantumi sono stati rinvenuti sul fondo di un cratere ma, di nuovo, il corpo non si trova. Altro fatto curioso: in entrambi i casi, la memoria dei testimoni lascia alquanto a desiderare.
Questi crimini ricordano all’ispettore Kornelíus il fiasco giudiziario che aveva sconvolto l’Islanda a metà degli anni Settanta: due crimini senza cadaveri, senza prove materiali, senza testimoni, solo dei presunti colpevoli che alla fine avevano confessato senza avere il minimo ricordo dei fatti. Nel frattempo, un cecchino semina il panico…
Ian Manook ci porta questa volta in una Islanda più selvaggia, in mezzo agli ingranaggi di una macchinazione politica che rivela il lato oscuro di questa nazione solo apparentemente perfetta. Dopo Heimaey, il secondo capitolo della trilogia islandese: un viaggio sorprendente attraverso luci e ombre di un paese dai mille segreti.
“…Ho una morta senza cadavere, un vecchio indiziato con la memoria ridotta in briciole e un testimone telepatico che si è smaterializzato come un elfo…”
In realtà, i cadaveri sono due e due sono anche gli indiziati, senza memoria alcuna di quello che hanno fatto. Rimane la scena del crimine, la quale racconta che qualcosa di tragico e violento è successo. Oltre a questi misteri, il nostro ispettore, Kornelíus Jakobsson, deve trovare un cecchino che semina il panico. Scopriamo così che l’Islanda, Paese considerato tranquillo, nasconde in realtà crimini inaspettati e all’apparenza efferati e crudeli. Queste situazioni riportano alla memoria di Kornelíus un caso degli anni Settanta, in cui la polizia islandese fece una pessima figura e con cui in un modo o nell’altro dovrà alla fine fare i conti.
Con il suo modo di fare burbero e a volte violento, che gli è valso il soprannome di “Troll”, avrà parecchie difficoltà a destreggiarsi tra le indagini che vedranno coinvolte Ida, medico legale considerata la sua compagna, e Botty sua collega ed ex amante. Oltre ad affrontare scenate di gelosia, condurre indagini su cadaveri mancanti e scoprire probabili assassini, dovrà anche smascherare il cecchino, che sembra aver preso di mira tutte le mete turistiche islandesi, e cercare di tenersi il posto in polizia.
In questo secondo libro della trilogia dedicata all’Islanda, Ian Manook ci regala descrizioni talmente vivide da farci quasi sentire il vento gelido dell’Islanda sulla pelle e ci accompagna in questo viaggio dal ritmo serrato tra vulcani, deserti di cenere, crepacci e paesaggi desolati, lasciandoci senza respiro.
Ci descrive un’isola fredda e cupa, in cui l’uomo deve convivere con una natura spesso “matrigna” e pericolosa. Dal canto suo invece, il nostro ispettore dovrà ripercorrere alcuni momenti del suo passato. Ritornare da suo padre, affrontare con lui la morte di sua madre, incontrare di nuovo sua figlia che lo aveva abbandonato tanto tempo prima, insieme a sua moglie.
Questi avvenimenti, vissuti tutti insieme, faranno in modo che Kornelíus rivaluti molto di se stesso, di quello che è diventato, del suo modo di reagire con rabbia ad ogni minimo ostacolo. Questo suo essere chiuso in se stesso se da una parte lo fa apparire inaccessibile a tutti quelli che gli stanno vicino, dall’altra gli permetterà di evolversi, fino a confermare i sentimenti che verso di lui provano gli amici che lo amano e gli vogliono bene. Dovrà lavorare molto su questi aspetti del suo carattere per poter evitare una vita di solitudine… il percorso intrapreso è buono; la meta sarà raggiunta?
E voi? Vi siete mai immersi in un hot pot islandese?