romanzo storico
La Lepre edizioni
1 novembre 2019
cartaceo, ebook
608
La segretaria di Dostoevskij racconta l’incontro tra Dostoevskij e la giovane stenografa che sposerà. Siamo a Pietroburgo nel 1866. Lo scrittore, ultracinquantenne, è afflitto dall’epilessia e reduce dall’aver firmato un contratto capestro col suo mefistofelico editore, che lo impegna a consegnare un nuovo romanzo nell’arco di un mese.
In caso contrario perderà i diritti su tutte le sue opere passate e future. Consigliato dagli amici, si rivolge a una scuola di stenografia che gli mette a disposizione la migliore delle sue allieve: Anja Grigor’evna, una graziosa adolescente curiosa del mondo, che ha ereditato dal padre la passione per la letteratura.
Fra i due, in ventisei giorni, nascerà un amore estremo a dispetto dello scandaloso divario di età. Anja rimarrà la fedele custode dell’opera di Dostoevskij fino alla propria morte, avvenuta trentasette anni dopo quella del marito.
“«È la penale! – mugola tra sé, ma forse ad alta voce – Tutti i diritti di tutte le mie opere! Tutte! Per nove anni futuri e per tutti quelli passati. Questo vuol dire : più di me stesso, molto più di quello che sono. Più di tutta la mia vita!…Ma ci sarà una maniera per farcela! Un’idea! Qualcosa! Qualsiasi cosa!… Dovrà pur esserci un metodo!»”
“Anja, la segretaria di Dostoevskij“ di Giuseppe Manfridi, ripercorre alcune delle tappe della movimentata vita del grande scrittore russo, cercando di dar voce ai fatti e di sbirciare le emozioni nascoste dietro ad essi. Precisamente ci racconta gli avvenimenti che ruotano intorno alla stesura de “Il giocatore”, romanzo pubblicato nel 1866 e pensato e dettato in meno di un mese. Attraverso i pensieri e le parole dei vari “attori” che danno vita alla storia, avremo anche l’opportunità di riemergerci in alcuni dei più bei romanzi del grande scrittore russo, come “Delitto e castigo”, “l’Idiota” e “Netočka Nezvanova”, oltre logicamente il già citato “Il giocatore”.
Siamo nel 1866 e il grande maestro, a causa di problemi economici di una certa consistenza, si trova costretto a firmare un contratto col suo editore, che gli impone condizioni pesantissime. Nel giro di un mese dovrà consegnare al suo famelico datore di lavoro un romanzo inedito e fresco di penna, pena la perdita dei diritti su tutte le sue opere, sia quelle già partorite che quelle che vedranno la luce negli anni a venire.
Devono essere trecento le pagine di cui quest’opera si compone, non una di meno per onorare i termini di quell’accordo truffaldino che mira ad appropriarsi del suo genio letterario.
“Dostoevskij quella mattina… sapeva benissimo che sarebbe andato incontro al proprio destino… sapeva che avrebbe dovuto mercanteggiare i termini del proprio orgoglio e della propria schiavitù sedendosi, com’è seduto adesso, di fronte alla carta che regola la compravendita di ciò che per altri è poco ma che per lui corrisponde alla sua stessa anima”- Anja, la segretaria di Dostoevskij
Dostoevskij sa che da solo non riuscirà mai nell’intento e quindi, per almeno provare a districarsi dalla matassa che gli si vuole avvolgere intorno, assume una stenografa che possa stare dietro ai suoi pensieri, catturandoli nel momento stesso in cui vengono espressi.
Lei si chiama Anna Grigor’evna Snitkina ed ha appena 18 anni. È cresciuta con i libri dei maggiori autori russi tra le mani e nutre un’ammirazione sconfinata per lo scrittore che si nasconde dietro alle pagine di “Delitto e castigo”. Ora avrà l’occasione di vederlo all’opera, contribuirà alla creazione delle pagine del suo nuovo romanzo, realizzando un sogno che mai ha avuto l’ardore di sognare.
“Da esso in poi la differenza tra un mondo futuro con Dostoevskij e uno senza sarà la premessa di tutto ciò che potrà avere valore oppure no. Lo sente come un abbaglio che le abbia inciso la retina in modo definitivo, Anja già lo sa: quell’abbaglio dispenserà nel tempo il rilascio progressivo della luce che contiene compressa dentro di sé…” – Anja, la segretaria di Dostoevskij
Ma la sua esperienza si dimostrerà molto diversa da come l’aveva immaginata. Imparerà a conoscere l’uomo che si cela dietro i personaggi, ne carpirà la natura umana che la leggenda che aleggia intorno alla sua figura spesso nasconde.
E lui in quella testa bionda china sul foglio, nelle sue frase concise e dirette, troverà la forza di credere in ciò che fa, e anche quel battito del cuore che con lo scorrere del tempo pareva essersi assopito…
Chiunque abbia un po’ di confidenza con la vita di Dostoevskij sa esattamente come si svolgeranno i fatti a venire; e infatti, Giuseppe Manfridi, quando ha scritto “Anja, la segretaria di Dostoevskij”, non voleva regalarci un romanzo che ci tenesse col fiato sospeso per quanto riguarda il corso degli avvenimenti. Sono i sentimenti, gli stati d’animo qui ad essere i protagonisti. Più che i fatti ci sono i pensieri, più che le azioni le parole, che tingono con il loro logorio, col loro cercare di districarsi nella mente, le atmosfere a tratti confidenziali a tratti tese che vengono a crearsi.
Una grande palette di emozioni viene descritta dall’autore, che ha voluto cercare di carpire tutto ciò che poteva esserci dietro la storia d’amore di una coppia così mal assortita, eppure perfettamente in armonia, come la storia ci narra.
Cosa avrà pensato la giovane Anja davanti all’ipocondria, all’epilessia del suo mito? E lui si sarà reso conto della grande attrazione della ragazza nei suoi confronti? Non si sarà posto il problema della differenza d’età quando i suoi occhi hanno cominciato a guardare con un interesse che esulava dal campo lavorativo quella giovinetta meticolosa e dall’intelligenza vivace?
“La confidenza è un bene che non va smerciato a buon mercato. Oh, non prendertela in termini personali. Io dico in assoluto. Dosiamoci…Solo così potremo essere occasione l’un l’altro di novità preziose” – Anja, la segretaria di Dostoevskij
Dostoevskij era ultracinquantenne quando ha incontrato la sua Anja. Voi pensate che possa sbocciare l’amore tra due persone così distanti, anagraficamente parlando?
La freschezza e la determinazione di Anja sicuramente hanno fatto breccia nel suo cuore stanco, ma basta la fama legata al suo nome per far dimenticare alla ragazza gli anni di differenza?
Chissà se anche Manfridi si sarà posto queste domande durante la stesura di “Anja, la segretaria di Dostoevskij”. Mi chiedo anche se il suo stile, lessicalmente vario e colorato e che cerca, per quanto possibile, di rievocare il linguaggio del tempo, sia solo un modo per cercare di entrare ancora meglio in sintonia col pensare di allora, un ricalcarne forme e contenuti in modo da creare una storia che si avvicini il più possibile a quella reale. Sullo sfondo delle vicende troviamo una Pietroburgo movimentata, il cui manto di neve che la ricopre stranamente mi ha regalato il calore delle tazze di the, dell’immancabile samovar che troneggia in ogni casa, delle serate in osteria tra chiacchiere e musica.
Opera teatrale riportata su carta, “Anja, la segretaria di Dostoevskij” ha in sé la forza dell’introspezione che la rende un romanzo adatto a chiunque abbia voglia di fermarsi a indagare sull’animo umano. Voi siete fra quelli?
Sahira
Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…