Romanzo
Writers Editor
luglio 2019
ebook/cartaceo
141
Un titolo fuorviante, perché questa è una storia triste di violenza fisica e psicologica in una famiglia nella quale vivono due sorelline e la loro mamma. Due sorelle che, anche se ancora piccole, intuiscono già il grande disagio che aleggia in casa a causa di un padre brutale. Un disagio da tenere ben nascosto dal vicinato. Un racconto forte, narrato in modo impeccabile, capace di raggiungere ogni nostra emozione più nascosta. Da questa esperienza sconvolgente, traumatica, risorgeranno finalmente tre donne forti e indipendenti che scopriranno che nelle difficoltà si celano mille risorse.
“Vidi i suoi occhi luccicare e presto le sue guance si rigarono di “acqua di fate”, come lui amava chiamare le nostre lacrime ogni volta che ci vedeva piangere”.
Una famiglia benestante e molto tradizionalista, dove l’apparenza e le considerazioni altrui sono purtroppo più importanti dell’affetto. Un’apparenza vestita di ipocrisia per somigliare alle ridicole famiglie delle pubblicità. Questa finzione viene all’improvviso infranta…
Una rivelazione, coraggiosa, dolorosa. Una confessione scritta su una semplice letterina di Natale. Sofia, davanti tutta la sua famiglia, confessa pubblicamente che è stanca di vedere suo padre picchiare sia lei che la mamma e chiede a Gesù Bambino di mettere fine a tutto questo. Una denuncia scioccante che scuote tutta la famiglia in un grido d’aiuto.
Nadia, sorella minore di Sofia ha solo nove anni ma è già determinata, ha pensieri chiari e riflessioni molto ben costruite sui componenti della sua famiglia e rispettivi ruoli ed è una infelice spettatrice di tutto ciò.
Sofia, anche se sorella maggiore, è meno espansiva di Nadia; lei preferisce stare “nell’ombra”, subisce gli ordini e le punizioni anche ingiuste di una mamma anaffettiva anch’essa succube del marito, la quale sfoga la propria afflizione e disperazione sulle figlie fingendo di non accorgersi del loro carico di dolore.
Sofia è taciturna, per comunicare con la sorella usa scrivere i suoi pensieri su un diario che la sera Nadia ritrova sotto il cuscino.
Un padre collerico, violento e immondo.
“Gli esseri umani sono gli unici viventi che uccidono con l’intelligenza, la premeditazione talvolta, oppure agiscono con l’intenzione e la consapevolezza di fare del male”.
Sofia, picchiata, indesiderata perché l’unica sua “colpa” era di essere nata da un precedente amore e questo, per un uomo vile e disumano come lui non è accettabile. Ignora che l’amore per i figli non è legato alla genetica ma all’affetto dimostrato ogni giorno.
Una madre sottomessa, impassibile, plagiata e prigioniera di una mentalità tipicamente maschilista in quanto afferma che la donna meritevole d’amore è quella ubbidiente e silenziosa.
Una moglie che sorride nonostante tutto, mentre in cuor suo regna l’assordante silenzio del dolore. Il muto reprimersi e annullarsi per il proprio uomo, tale una punizione. Una negazione di sé stessa vissuta, secondo una propria tradizione, come una condanna sociale, costretta in una prigione lussuosa per mettere in salvo una sofferta dignità che lei chiama rispettabilità. La voglia costante di piangere e soffocata ogni giorno. Una donna complice, che assiste alle percosse sulla figlia più debole e per paura non reagisce.
Due sorelline coraggiose, che con l’aiuto valoroso di un loro coetaneo, compagno di giochi, si rialzeranno e cresceranno più forti, vittoriose; superando sia le cicatrici del corpo che quelle dell’anima.
La narrazione in prima persona rende il racconto molto più incisivo. Perfettamente descritto, questo romanzo raggiunge il cuore sin dalle prime pagine, diffondendo una immensa tristezza.
Un padre di famiglia al quale non è stato insegnato che essere uomo non consiste nel fatto di essere padrone di qualcuno, non significa possedere. Non è stato insegnato che una donna e dei figli non sono delle proprietà bensì degli esseri umani da amare e custodire.
Un’osservazione personale è l’incoerenza di questo comportamento maschilista spesso incoraggiato dalla propria madre del maschio, la quale è orgogliosa di aver cresciuto un “vero uomo” perché dominatore e prepotente, anche se con modi violenti. Una catena purtroppo tramandata da generazioni legata ancora oggi all’assurda credenza popolare che nascendo maschio si è privilegiati. Invece è esattamente il contrario!
Un tema doloroso e difficile da narrare eppure magistralmente affrontato da questa bravissima autrice. Alcune scene sono talmente ben descritte nella loro violenza, da sentirne la sofferenza.
Durante la lettura le lacrime sono inevitabili e vorrei aggiungere che finché i padri non insegneranno ai figli maschi che la donna va rispettata e non sminuita e umiliata, non si raggiungerà mai il traguardo assoluto che meritiamo! La violenza fisica e psicologica sulle donne va insegnato da subito ai maschietti e principalmente dai padri.
Consiglio questo romanzo non soltanto per il suo accurato e minuzioso stile, ma anche per le numerose donne le quali probabilmente hanno perso forza e fiducia in loro stesse per colpa di un maschio incapace di amarle e/o rispettarle. Non intendo esclusivamente nell’ambito domestico, bensì anche sul posto di lavoro. Questo romanzo fa riflettere sia uomini che donne perché riesce a far ritrovare coraggio alle donne umiliate e maltrattate e indurle a reagire per uscirne vittoriose e contemporaneamente, può mostrare dall’esterno, ai maschi, i modi sbagliati e deplorevoli di comportarsi verso l’altro sesso.
Beatrice Castelli
Classe 1987, Grazia de Gennaro ha frequentato l’Università degli Studi di Salerno, conseguendo la Laurea di Primo Livello in Sociologia. Ha ottenuto una certificazione di frequenza per il corso di addetto/responsabile Ufficio Stampa ed ha partecipato a diversi concorsi letterari, tra cui quello dell’estate 2015 del Circolo degli Artisti Salernitani, che le è valso un Primo Premio. Gestisce una pagina Facebook sui diritti delle donne, “Doppia Vu Women Rights” e una letteraria “Grazia De Gennaro Autrice”. E’ un’attivista femminista, sostenitrice dei diritti LGBTIQ e Segretaria Provinciale alla CGIL di Salerno. E’ appena uscito il suo primo romanzo “Amore di papà”, edito dalla Writers Editor.
Béatrice Castelli vive a Torino, cresciuta a Parigi fino all’età di 17 anni, coltiva sin dall’età di otto la passione per la lettura e quella della scrittura.
A dieci anni leggeva Crime et Châtiment di Dostoïevski, preso per caso dalla fornitissima biblioteca di suo padre, senza sapere ancora nulla di questo scrittore.
A 17 anni, con tutta la famiglia si stabilisce in Italia a Torino, dove dovette imparare l’italiano. Lo studio per la letteratura italiana l’appassiona in fretta, come da piccola per quella francese, iniziai così a scrivere pensieri in entrambe le lingue.
Ha frequento l’interpretariato di Torino con il desiderio di tradurre libri per la sua casa editrice preferita: l’Adelphi. Purtroppo incontra sul suo cammino molte difficoltà per arrivarci e così si ritrova a tradurre testi tecnici per nulla entusiasmanti…
L’amore per la scrittura l’accompagna da sempre. Non avendo mai nessuno a chi confidare i suoi pensieri, scrive per se stessa. Ha pubblicato, per due case editrici, poesie d’amore in due diverse raccolte, una per Segnidartos l’altra per Rupe Mutevole Ed. e una favola per bambini sempre per Rupe Mutevole. In alcuni siti letterari ha pubblicato inoltre dei racconti brevi.
In questo momento ha un romanzo già ultimato nel cassetto.