
giallo
Oakmond Publishing
2 maggio 2023
Cartaceo, ebook
231

Irriverente, arguto, sarcastico, allergico ai potenti e con una certa abilità a ficcarsi nei guai, Ghigo Dodero è un piedipiatti che, dopo un incidente di percorso, viene cacciato dalla polizia con un calcio nel sedere e una licenza da investigatore privato.
Le prospettive di carriera per lui sembrano cupe ma quando viene rinvenuto il cadavere di una ballerina di nightclub, una sua vecchia conoscenza, per lui le cose cambiano.
Sul diario segreto della ballerina, vengono trovati scandalosi indizi che conducono a un rispettabilissimo politico cittadino e, per evitare che certi affari possano diventare pubblici, l’incarico di trovare l’assassino, viene affidato proprio a Dodero. Se riuscirà a salvare lo stimato personaggio dall’imbarazzo sociale, la ricompensa sarà il reintegro in polizia.
Un incarico delicato, un caso con scarsi indizi, pochissimo tempo e il rischio di lasciarci la pelle, ma ci sono destini peggiori della morte per un ex poliziotto squattrinato.
Riuscirà Dodero a sopravvivere alle tortuose strade del crimine e a certi loschi e spietati personaggi, abbastanza a lungo per catturare l’assassino, o fallirà magistralmente come solo lui sa fare?
“Non sono il poliziotto ideale. Non ho mai preteso di posare per il calendario della polizia”. Ghigo Dodero si presenta da sé! È l’ironico protagonista del giallo “Alla fine della giostra” di Vincenzo Galati, edito da Oakmond Publishing.
Ha un talento naturale per mettersi nei guai. Infatti, il romanzo inizia con un incidente involontario. Ghigo spara accidentalmente ad un anziano guardiano notturno, che si rivela essere il cugino dell’influente sindaco Umberto Maria Ricci.
Il protagonista è costretto a lasciare la polizia e a cercarsi un altro lavoro, almeno per sei mesi, tempo necessario al sindaco per farsi rieleggere e per far dimenticare l’accaduto.
“Ghigo, se firmi quelle dimissioni e lasci Genova oggi stesso per almeno sei mesi, io ti procurerò una licenza da investigatore privato quando tornerai.”
Questo è l’antefatto.
Anche il suo padrone di casa, il cinese Lum Kee, è già a conoscenza dello sfortunato episodio, perciò invita Ghigo a cercarsi un altro alloggio. Subito, dalle prime pagine, si avverte una nota sardonica nella narrazione. Un cinese, che vive di affari loschi, non può permettersi di ospitare un criminale.
L’investigatore, fresco di licenza, è pedinato da un vero investigatore privato, ingaggiato dal ricchissimo suocero, affinché conceda il divorzio alla ex moglie, Patrizia. In modo garbato, viene affrontata la tematica della difficoltà di concedere il divorzio a colei che è stata la donna della propria vita.
Si presenta immediatamente un caso che sembra essere perfetto per Ghigo. Tania Smeraldo, famosa ballerina del night club La Giungla, è stata trovata assassinata nel suo appartamento.
“Hai due cose in tuo favore. Sei fuori dal Corpo, così puoi lavorare come investigatore privato. E conoscevi Tania. Questo ti rende l’uomo ideale per l’incarico” – Alla fine della giostra
Inizia così la sua nuova professione. Subaffitta l’appartamento al nipote di Lum, Guo Fuang, un cinese di nuova generazione. Questo permette all’autore di affrontare il tema del “salto generazionale cinese”. I giovani cinesi, nati e cresciuti in Italia, hanno perso o stanno perdendo il rispetto delle tradizioni e, spesso, anche il riguardo nei confronti dei familiari. Come accade anche a tanti loro coetanei europei.
Lo scambio di battute tra Ghigo e i cinesi sono le parti più divertenti del romanzo. Quando sembra arrivato il momento del riscatto, il protagonista si mette nuovamente nei guai. Guai seri!
“Avresti dovuto fare da sempre l’investigatore privato. Ci sei nato. Hai la licenza da investigatore da poche ore e sei già riuscito a trovare cadaveri, a far scappare potenziali assassini e testimoni e a scontrarti con agenti.”
Questo è Ghigo: deciso, diretto, non ama le ingiustizie e non vuole farsi comandare da nessuno. I personaggi si muovono tra Genova, Portofino, Santa Margherita e Nervi. Le scene si svolgono tra il night, le case di riposo, le ville lussuose e appartamenti squallidi.
Vincenzo Galati descrive minuziosamente tutto il contesto, permettendo al lettore di immaginare le scene.
“Mi guidò su una terrazza di mattoni sul davanti della casa … Un paio di sedie a sdraio di pelle erano rivolte verso il sole e su un basso tavolino di legno c’erano un grosso posacenere di ceramica a forma di fagiolo e un portasigarette d’argento.”
L’accuratezza nel descrivere gli ambienti si riflette anche nella descrizione dei personaggi che ruotano intorno al protagonista. Ho apprezzato come è stata dipanata la storia, con un buon ricorso al discorso diretto, formato da colloqui ed interrogatori schietti e precisi.
Il romanzo è strutturato in ventidue capitoli e la narrazione in prima persona ci permette di conoscere bene sia Dodero che il suo punto di vista. Ghigo non è solito girare ai concetti, è diretto e piuttosto provocatorio. Nel corso della sua pittoresca indagine, incontra tanti personaggi, tutti ben caratterizzati.
In un romanzo giallo, con una vena di poliziesco, non poteva mancare una rissa.
“Non lasciatevi ingannare dalle risse nei film. Tirar pugni può essere soddisfacente, se centrate il bersaglio, ma è anche un lavoro duro. Ogni pugno che tiravo mi portava via qualcosa e ogni pugno che prendevo mi faceva un po’ più male.”
Potrebbe mancare, in una storia intrigante come questa, una protagonista femminile? Sono ben tre le donne che affascinano il nostro piacente protagonista. Patrizia, l’ex moglie, Rebecca ed Irma.
Rebecca attraente, intelligente, affettuosa. Ha solo due difetti. È ricchissima, e su questo Ghigo potrebbe anche soprassedere, ma la cosa più grave è che ha quarantaquattro anni. Questo proprio no! A lui piacciono le donne giovani.
Invece Irma sarà per l’investigatore una rivelazione.
“Poteva Irma Spagnoli, ex insegnante , futura ballerina di night club, fidarsi di Ghigo Dodero, ex poliziotto, futuro investigatore privato?”
In “Alla fine della giostra”, come recita il titolo, l’indagine porta Ghigo a riflettere sul suo passato e su quello che desidera davvero per il futuro. Il messaggio dell’autore è che “ci sono molti modi per fare del bene”, anche quello di abbandonare i propri sogni per occuparsi della famiglia o di chi ha bisogno di noi.
Bellissima la copertina che rappresenta il quadro “Il circo” di George Seurat, 1891.
Una curiosità: la Casa Editrice Oakmond Publishing è solita consigliare, per ogni suo romanzo pubblicato, un vino adatto da sorseggiare durante la lettura. Per questo bel giallo di Galati ci consigliano un Chianti dei Colli Senesi.
E voi, cari lettori, siete soliti leggere sorseggiando o guastando qualcosa?
Vi lascio con una simpatica frase di Ghigo, ormai proiettato nel suo nuovo lavoro:
“Segreti del mestiere (…) Noi investigatori privati abbiamo i nostri piccoli trucchi, sa. Non possiamo mica rivelarli a voi della polizia.”

Mi chiamo Alessia. Sono un’insegnante di matematica e inglese. Vivo in provincia di Pavia. Adoro leggere (soprattutto gialli), fare yoga e cucinare.