romanzo contemporaneo
Iperborea
2024
cartaceo
368
Lapponia, settembre 1944.
Mentre i finlandesi abili alla guerra sono impegnati al fronte, un ordine di evacuazione costringe vecchi, malati, donne e bambini ad abbandonare case e fattorie. I veicoli scarseggiano e chi può camminare si mette in marcia per arrivare al di là del fiume che li separa dalla Svezia, «l’Occidente», promessa di pace e abbondanza.
Protagonista e narratrice di questa storia di fuga da un paese in guerra è una lappone di tredici anni, una dei tanti giovanissimi mandriani che insieme al loro bestiame compongono le interminabili colonne di profughi. Mentre i tedeschi si ritirano lasciando una scia di mine e devastazione, lei parte con Katri, sua migliore amica, due piccoli vicini di podere e le sue mucche, alle quali vuol bene come a persone.
E anche con la responsabilità di ritrovare la madre incinta, una donna mentalmente fragile che non la ama, dispersa nel caos della fuga. Alla fame, al freddo, alla fatica, alla malattia che dilaga, alle umiliazioni subite nei campi svedesi, la tredicenne oppone il coraggio vitale della giovinezza, la sete di sapere nata grazie ai libri dello zio, il suo continuo dialogare con gli altri esseri viventi, fiori o animali che siano, la sua capacità di pensare alle cose più grandi di lei – le stelle e il cosmo, per ridimensionare la Terra e il tempo – e di immergersi nell’amata natura fino a diventare tutt’uno con lei.
Al di là del Fiume sa trarre dal male e dal subbuglio della guerra quel che di buono può trovarvi un’adolescente: la libertà interiore. E senza sentimentalismi, in una lingua ruvida ed esuberante dove la crudezza si fa poesia, rievoca una pagina della Storia finlandese per raccontare tante storie di emigrazione a noi più vicine.
Ogni volta che ho tra le mani un volume della casa editrice Iperborea, so che mi aspetta un viaggio, che sia reale o metaforico, di incredibile bellezza, capace di arricchirmi spiritualmente ed emotivamente. “Al di là del fiume” della scrittrice di origini lapponi Rosa Liksom è una perla preziosa nel panorama della letteratura contemporanea, nordica e non solo. Mi ha regalato un corollario di emozioni incredibili. Nonostante la prosa asciutta, scarna oserei definirla, è una narrazione così colma di sentimenti, colori e bellezza da lasciare scie di intensa profondità; depositandole fin dentro l’anima.
Siamo in Lapponia, nel 1944, con l’esercito tedesco in ritirata e un ordine di evacuazione per gli abitanti di quelle terre che non sono al fronte, obbligati a lasciare case e fattorie e partire per la Svezia, “l’ Occidente” al di là del fiume. Prendere le mandrie e intraprendere un viaggio, punteggiato di difficoltà e pericoli, è tutt’altro che semplice, soprattutto se a farlo sono ragazzini, poco più che bambini, insieme a vecchi, malati e animali, su carri fatiscenti e a piedi.
Un’impresa, un’avventura dall’esito incerto; incalzati anche da una corsa contro il tempo e dallo sferzare delle intemperie, tra freddo pungente, vento, pioggia e crudele grandine, che non ha pietà dei poveri profughi. A raccontarci questo viaggio è una ragazzina di appena tredici anni che, insieme alla sua migliore amica Katri, a dei piccoli vicini e alle sue amate mucche, più che animali domestici, vere e proprie amiche, affronta ogni sorta di difficoltà per arrivare al di là del fiume, al sicuro, in Svezia, dove spera di ricongiungersi anche alla madre incinta, partita con un altro gruppo, di cui non ha notizie.
“Eravamo sfiniti, eppure avevo il cuore leggero. Mi sentivo libera come una renna selvatica. Ero in viaggio verso un mondo nuovo e sconosciuto che mi si spalancava davanti. Ci addormentammo al calore del falò, accucciati l’uno sull’altro come gattini”
La guerra c’è. È presente nei puntini neri lontani nel cielo, nell’eco delle esplosioni; nei volti disperati dei prigionieri russi, vestiti di stracci, al seguito dei soldati tedeschi; nella fame, così tanta da artigliare le viscere, ma è quasi un sottofondo. Perché se è la guerra la causa di tutto, questa è soprattutto la storia di coraggio e sopravvivenza, fisica ed emotiva, di una ragazzina, del suo cammino impervio, fatto di privazioni e fatica immane, di lacrime e dolore, di perdite e ricerca.
A inframezzare questo racconto, spesso doloroso, ci sono attimi di puro umorismo, scintille di divertimento, dato soprattutto da quegli animali che sono tanto protagonisti quanto gli umani e a cui è facile affezionarsi. Assistiamo, emozionati, al miracolo della vita pur in quei difficili momenti, con la nascita di un vitello; scorgiamo stormi in volo, farfalle che portano bellezza dove sembrava non esserci più; ma assistiamo anche, commossi e addolorati, a lutti e perdite.
“Un vento sferzante si accanì sui garofanini di bosco secchi, facendoli crepitare. Mi sembrava di essere l’unico essere umano sulla Terra. Sentii un groppo in gola e pizzicarmi gli occhi, singhiozzai e infine vennero le lacrime. Piangevo per il dolore al ginocchio, per la mia solitudine, per gli esseri umani in generale e perché avevo paura delle mie paure e di quelle degli altri” – Rosa Liksom
La natura è raccontata da Rosa Liksom con pennellate accese, con sfumature intense, che ci mostrano un paesaggio bellissimo e spesso ostile, che può essere fonte di vita e sostentamento con i suoi succosi mirtilli e i funghi selvatici o di pericolo con le feroci intemperie e quel fiume da attraversare. La natura può essere anche magnifico incanto, con gli alberi a svettare al cielo, con gli eriofori che punteggiano di candidi batuffoli i prati selvaggi, come uno spicchio di soffici nuvole sulla terra.
In bilico tra guerra e salvezza, tra Oriente e Occidente, tra miraggi di speranza e di una nuova vita, attraversiamo un percorso impervio e grandi ferite emotive. Seguiamo una ragazzina coraggiosa e dal grande cuore; una mandriana capace, sensibile e attenta, pronta a sacrifici enormi pur di mettere in salvo la sua famiglia. La nostra protagonista e voce narrante ha una mente brillante che guarda al mondo che la circonda e alle stelle che la illuminano con curiosità ed emozione.
“Le stelle erano abissi immobili nel cielo cinereo, tremolanti di luce più o meno fioca, più o meno splendente. Una stellina neonata di qualche centinaia di milioni d’anni emetteva un forte luccichio. Chissà perché delle stelle si vede solo la luce e nient’altro, riflettei”
Dalla meravigliosa penna di una delle più famose autrici svedesi, un romanzo indimenticabile sul coraggio, che non sempre è l’altra faccia della paura, ma può convivere e camminare insieme a essa, e su quanto un cuore puro e sensibile riesca a vedere la bellezza in ogni creatura.
Conoscete la storia dei profughi lapponi costretti a lasciare le loro case in condizioni difficilissime per arrivare in Svezia, nei campi profughi?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐
Salve, sono Giusy e sono un’appassionata lettrice da quando ero una bambina. Mi piace leggere praticamente di tutto, dai classici, ai romanzi d’amore, ma amo soprattutto la narrativa contemporanea. Adoro i manga giapponesi e scrivo racconti.