
romanzo
Puntoacapo
maggio 2021
cartaceo
415

In quell’incidente nel quale è morto e poi tornato in vita deve essere successo qualcosa che non riesce a spiegarsi, qualcosa di misterioso, qualcosa che l’ha trasformato in un essere singolare, diverso da tutti, in bilico tra due dimensioni. Drago non ha mai voluto rendersene conto, tanto meno accettarlo, ma ora che la moglie è morta, la sua carriera di compositore contemporaneo è finita, e, rimasto senza soldi, si accorge che in questo mondo non c’è più posto per lui, dovrà fare i conti anche con questa scomoda realtà.
Nei suoi documenti anagrafici si nasconde una verità impresentabile. Cambierà nome, violerà la legge, lascerà l’Italia, saprà ricostruire una vita da zero ritrovando amore e successo, ma i fantasmi della sua precedente esistenza e il ricordo di Lavinia, conosciuta e amata nella giovinezza e poi perduta, continueranno a tormentarlo.
A cavallo tra epoche diverse e musiche diverse – classica, pop e jazz – l’autobiografia che Drago, alla ricerca di un’identità perduta, scriverà dopo essersi ritirato nella tenuta di famiglia in Toscana, dove accanto a lui non c’è più nessuno, sarà anche una riflessione profonda sulla condizione umana, sul futuro che attende tutti noi e sulla vera natura ultima della realtà. (Quarta di copertina)
“Sopravvivere è difficile. Sopravvivere è sempre difficile. Anche se noi, cullati ed imbambolati dal benessere, anestetizzati dal continuum del quotidiano, siamo spesso portati a dimenticarlo. La lotta per la vita non ci abbandona mai, al massimo si nasconde. Non dà segno di sé, per un po’, ma è sempre pronta a riaffiorare quando meno ce lo aspettiamo”
Ed è riaffiorata per Dragoberto de Pascetti Holst Laborganti, protagonista di “Adamo in virtuality” di Federico Dell’Agnese Carlis, che invero rare volte ritroviamo chiamato con il suo nome di battesimo, trovandosi semplicemente ad essere Alde.
Questo è il secondo romanzo che leggo dell’autore dopo “La Poiana bianca del libero arbitrio” e, seppur sussistono evidenti differenze di tessuto narrativo, tematiche e storie di vita narrate, il suo stile aulico resta impreziosito di quella fluidità narrativa che è raro rinvenirsi in chi sceglie l’impegnato come modello letterario da seguire.
Come dicevo, il protagonista è Drago, un uomo come tanti, ma dalla spiccata sensibilità verso il mondo che lo circonda e il modo in cui le persone vi si approcciano. Lui stesso ha un modo strano di approcciarvisi. Inizialmente, soprattutto da giovane adolescente, è ribelle nei suoi confronti; poi si adegua ai suoi stereotipi e modelli, pur rimanendo rintanato nel limbo che si crea; poi diventa reazionario e fugge dalla realtà che lo ha fino a quel momento rappresentato; una tragedia arresta la sua corsa e, nonostante il tanto aspirato distacco, finisce per ritornare alle origini, in un percorso davvero lungo e maturato.
La vita di Drago, che per la maggior parte del libro è Alde, ha inizio, com’è naturale che sia, dalla sua nascita e ad essa ritorna. Anche se la storia inizia in medias res, il suo passato è sempre presente, seppur nelle forme del flashback. Un passato fatto di bei ricordi, ma anche di brutti; di relazioni di amicizia, ma anche di delusioni che hanno avuto su di lui ripercussioni soprattutto nel lungo periodo; di accidenti e incidenti, che lo stravolgono del tutto.
“Medito ancora sul sogno di qualche notte prima. Ma il quesito che mi assilla mi aveva tormentato già da tempo, già da mesi, ancor prima di venire di America. Dove va a finire il passato? – Adamo in virtuality
Drago (a me piace chiamarlo sempre così, perché nella sostanza tale resta) conduce una vita benestante, nonostante ci siano nobili più rilevanti della sua famiglia in quegli anni; è un ragazzo che fa le sue scelte di vita e di studio sotto l’influenza del padre e di una madre apparentemente assente. Dopo una delusione d’amore che condizionerà per la vita il suo rapporto con l’altro sesso, trova la sua calma piatta in Odelia, una moglie presente nel rispetto degli spazi che la coppia decide di darsi. Eppure, quella realtà parallela creatasi svanisce ed ecco che diventa necessaria una fuga da una realtà che potrebbe perseguitarlo ancora di più.
Fuggire non è sempre la soluzione ai propri affanni. E Drago se ne accorgerà (in realtà, lo ha sempre saputo). Nelle fattezze “identitarie” di Alderigo vivrà nell’illusione di essersi costruito una nuova vita. Invero, condurrà la sua nuova esistenza alla luce del suo passato, che riaffiorerà in ogni suo gesto. Un passato che più si va avanti e più diventa presente.
Peculiare l’esperienza della pre-morte che viene affrontata nel romanzo. L’acume dell’autore nello scandagliare temi ricercati e plasmarli alla narrazione dei fatti è ben manifesto. La ricercatezza si rinviene non solo nelle tematiche, ma anche in tutto ciò che contorna la storia, tra cui spicca, senza ombra di dubbio, la musica (dallo jazz e tutte le sue forme alla musica classica, in un repertorio davvero ricco delle migliori biblioteche discografiche). Ancora, nella costante dicotomia tra il pensiero filosofico e quello religioso, che funge sempre da leitmotiv delle opere di Federico Dell”Agnese Carlis; nelle teorie esistenzialiste che abitano la mente del protagonista, il quale continuamente si chiede il perché del corso degli eventi.
“Mi dicevo: sempre, quando una civiltà si avvia alla sua fine, si verifica qualcosa di analogo, si esauriscono le risorse intellettuali, le potenzialità di sviluppo creativo. Ma mai il mondo prima d’ora aveva conosciuto la globalizzazione, la civiltà interamente interconnessa, la medesima cultura accessibile e diffusa in modo più o meno uniforme sulla superficie dell’intero pianeta. Allora questo cosa poteva voler dire? Che non era soltanto una civiltà che stava per finire, ma forse quella che sarebbe presto giunta agli sgoccioli era l’intera…” – Adamo in virtuality
Un altro aspetto che credo sia interessante sottoporre all’attenzione del lettore è il rapporto del protagonista con l’altro sesso. Drago vive i rapporti con le donne della sua vita in modo molto diverso: c’è Lavinia che rappresenta la passione mai sopita, Odelia che rappresenta la sicurezza, Evelyn il cambiamento. Sopra tutti, tuttavia, rileva il rapporto con la madre, inesistente nel contatto ma continuamente presente nella mente e nella personalità.
“Adamo in virtuality” è diviso in più parti, ciascuna incentrata su una fase o momento della vita di Drago che gli si ripresenta alla mente nel presente. In realtà, il protagonista stesso parla di tre “vite”. Il susseguirsi dei capitoli, dunque, diventa per il lettore una escalation nella conoscenza di queste vite vissute. Solo alla fine, infatti, il personaggio viene conosciuto a 360 gradi. Questo rende la lettura sempre stimolata.
Lo stile è aulico, impegnato, comprensibile, nonostante è facile perdersi nei meandri delle fisime di Drago. Eppure la lunghezza del romanzo e il linguaggio utilizzato non rendono noiosa la lettura. L’aspetto cronologico è complesso: il tempo narrativo è discontinuo. Sta al lettore mettere a posto tutti i pezzi della vita di Drago di cui viene man mano a conoscenza in ordine sparso. Fascinoso!
Anche questa volta ho letto un romanzo pieno e ne sono contenta. Quando voi ritenete di trovare “pienezza” in un libro?

Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.